La Torre di Federico svetta isolata e imponente sulla sommità di un poggio dalla forma tronco-conica, situato ad ovest della città di Enna. Il donjon fu edificato sulle rovine di una precedente costruzione fortificata, con buona probabilità in epoca sveva (Bellafiore, 1993; Maurici, 1997; Alberti, 1995), come sembrerebbe del resto indicare la forma ottagona in cui è possibile ravvisare delle similitudini con le torri angolari del celebre maniero di Castel del Monte ma anche con monumenti che da esso scaturiscono quali il Campanile della Basilica di S. Michele in Monte S. Angelo (1274). In passato, la torre era circondata da una cinta muraria, anch’essa ottagonale, della quale si conservano, ormai, solo pochi tratti. Il suo volume interno è scandito da due sale sovrapposte coperte da volte a ombrello, collegate da una scala a chiocciola di 98 gradini, ricavata nello spessore del muro e ricostruita in epoca fascista in calcestruzzo, in sostituzione dell’originaria in conci di pietra squadrata, distrutta nel ’700. La copertura è data dall’estradosso della volta dell’ultima elevazione, sulle cui mura permangono i resti di quattro colonne su cui forse poggiava la primitiva chiusura. Da sempre, la torre e il parco in cui è immersa, rappresentano un elemento fortemente identificativo della città sia dal punto di vista storico-culturale sia paesaggistico, inserendosi quale punto di forza nello skyline urbano, percepibile anche a grande distanza. Questo interessante complesso, a cui la città è molto attaccato è, però, attualmente afflitto da talune situazioni di degrado, per lo più dovute alla carenza di adeguate azioni manutentive e funzionali. Esso è stato privato, inoltre, della originaria relazionalità con il suo contesto sin da quando, ai primi del ’900, ne fu definita l’odierna perimetrazione. Sporadicamente utilizzato per manifestazioni culturali, si presenta inadeguato a tale scopo, sia per la limitata accessibilità sia, in generale, per la mancanza di servizi. Partendo da tali presupposti, questo lavoro intende proporre nuove soluzioni progettuali miranti al potenziamento del ruolo di primo piano già riconosciuto alla torre, attraverso una logica di integrazione complessiva con il sistema urbano circostante con il quale costituisce un binomio indissolubile. In tale esperienza confluiscono, quindi, competenze, metodologie e strumenti diversi, tutti rivolti verso un progetto dal carattere unitario ma flessibile, volto ad assicurare una utilizzazione concreta e reale del monumento, condizione imprescindibile per la sua conservazione.
(2016). Tra architettura e paesaggio: una proposta di restauro e riuso del parco e della torre di Federico a Enna . Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/115964
Tra architettura e paesaggio: una proposta di restauro e riuso del parco e della torre di Federico a Enna
Versaci, Antonella;Cardaci, Alessio;Fauzia, Luca R.;
2016-01-01
Abstract
La Torre di Federico svetta isolata e imponente sulla sommità di un poggio dalla forma tronco-conica, situato ad ovest della città di Enna. Il donjon fu edificato sulle rovine di una precedente costruzione fortificata, con buona probabilità in epoca sveva (Bellafiore, 1993; Maurici, 1997; Alberti, 1995), come sembrerebbe del resto indicare la forma ottagona in cui è possibile ravvisare delle similitudini con le torri angolari del celebre maniero di Castel del Monte ma anche con monumenti che da esso scaturiscono quali il Campanile della Basilica di S. Michele in Monte S. Angelo (1274). In passato, la torre era circondata da una cinta muraria, anch’essa ottagonale, della quale si conservano, ormai, solo pochi tratti. Il suo volume interno è scandito da due sale sovrapposte coperte da volte a ombrello, collegate da una scala a chiocciola di 98 gradini, ricavata nello spessore del muro e ricostruita in epoca fascista in calcestruzzo, in sostituzione dell’originaria in conci di pietra squadrata, distrutta nel ’700. La copertura è data dall’estradosso della volta dell’ultima elevazione, sulle cui mura permangono i resti di quattro colonne su cui forse poggiava la primitiva chiusura. Da sempre, la torre e il parco in cui è immersa, rappresentano un elemento fortemente identificativo della città sia dal punto di vista storico-culturale sia paesaggistico, inserendosi quale punto di forza nello skyline urbano, percepibile anche a grande distanza. Questo interessante complesso, a cui la città è molto attaccato è, però, attualmente afflitto da talune situazioni di degrado, per lo più dovute alla carenza di adeguate azioni manutentive e funzionali. Esso è stato privato, inoltre, della originaria relazionalità con il suo contesto sin da quando, ai primi del ’900, ne fu definita l’odierna perimetrazione. Sporadicamente utilizzato per manifestazioni culturali, si presenta inadeguato a tale scopo, sia per la limitata accessibilità sia, in generale, per la mancanza di servizi. Partendo da tali presupposti, questo lavoro intende proporre nuove soluzioni progettuali miranti al potenziamento del ruolo di primo piano già riconosciuto alla torre, attraverso una logica di integrazione complessiva con il sistema urbano circostante con il quale costituisce un binomio indissolubile. In tale esperienza confluiscono, quindi, competenze, metodologie e strumenti diversi, tutti rivolti verso un progetto dal carattere unitario ma flessibile, volto ad assicurare una utilizzazione concreta e reale del monumento, condizione imprescindibile per la sua conservazione.File | Dimensione del file | Formato | |
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