This article is about an issue in the history of the Icelandic language which is still partly unexplored: the passage from Old Icelandic to Modern Icelandic. The history of Icelandic has clearly to be considered as a continuum, but it is widely attested that between 1300 and 1650 a larger amount of changes deeply transformed the Icelandic language, especially from the phonetic and phonological point of view. In order to contribute to the research in this field I chose as a concrete approach the study of two manuscripts containing the Kristni saga: AM 371 4to (ca. 1310) contained in the Hauksbók and a copy of the text contained in AM 105 fol (ca. 1650) and transcribed by the reverend Jón Erlendsson. The medieval original and the 16th c. copy of the saga were produced right before and right after this period of deep phonetic and phonological changes. This aspect is a fundamental basis in the comparative analysis of Kristni saga exemplar and copy. Jón Erlendsson’s peculiarity as a scribe resides in the fact that he is considered by contemporary philologists as the first one who tried to reproduce in a faithful way the Old Icelandic orthography. Jón aimed at an accurate reproduction of Old Icelandic orthography although he probably did not have any philological education and technique and his 17th c. pronounciation remarkably diverged from the pronounciation at the beginning of the 14th c. Given this, the aim of my study is to to understand if Jón manages to faithfully copy AM 371 fol. I argue for a negative answer and this research aims at confirming it.

L’articolo tratta di un problema ancora in parte inesplorato nella ricerca sulla storia della lingua islandese: il passaggio dall’antico islandese all’islandese moderno. Questo passaggio va ovviamente visto come un continuum, ma è largamente attestato che tra il 1300 e il 1650 una serie di cambiamenti hanno profondamente trasformato, soprattutto dal punto vista fonetico e fonologico, la lingua islandese. Per contribuire a questa ricerca ho scelto come approccio concreto l’analisi di un testo di una saga, la Kristni saga. Essaesiste in due esemplari di manoscritto: nell´Hauksbók (AM 371 4to) risalente al primo decennio del 1300 e in una copia eseguita dal reverendo Jón Erlendsson a metà del 1600 e contenuta nel manoscritto AM 105 fol. L’originale antico islandese e la sua copia secentesca si trovano ai due estremi del suddetto periodo di grandi trasformazioni. Questo è un presupposto fondamentale nel confronto/analisi di originale e copia della Kristni saga. Difatti la peculiarità di Jón Erlendsson come copista risiede nell’essere considerato dalla ricerca filologica contemporanea come il primo che in epoca moderna abbia tentato di riprodurre in modo fedele l’ortografia antico islandese. Questo nonostante non possedesse probabilmente alcuna educazione e alcuna tecnica di tipo filologico e la pronuncia del suo islandese secentesco si discostasse notevolmente da quella di inizio Trecento. Alla luce di questi fatti l´obbiettivo del mio lavoro è verificare se Jón Erlendsson sia riuscito a riprodurre fedelmente l’ortografia dell’originale. Per ottenere i miei risultati ho confrontato i grafemi dei tratti fonologici che hanno subito trasformazioni nel periodo 1350-1600 su due livelli: tra l’originale e la copia della Kristni saga e tra questi e altri manoscritti che attestano i cambiamenti fonogici nel periodo 1350-1600. I risultati ottenuti forniscono una risposta negativa alla mia domanda, ovvero la copia secentesca mostra ampliamente l’influenza della pronuncia contemporanea. Un’eccezione è la sorprendente precisione nella trascrizione dei grafemi /y/, /ý/ nonostante la loro pronuncia delabializzata in islandese moderno. È difficile capire il motivo di questa eccezione, essa potrebbe attribuibirsi una forma dialettale labializzata sopravvissuta fino a metà del 1600 e con cui Jón Erlendsson potrebbe essere entrato in contatto. Un altro risultato importante emerso durante l’analisi è la datazione di AM 105 fol. Confrontando l’uso degli accenti quantitativi con le copie realizzate da Jón Erlendsson di un altro testo medievale, l’Ìslendingabók (AM 113 a e AM 113 b, 1651), si può presumere che il manoscritto AM 105 fol sia stato copiato prima di AM 113 b, 1651, distinguendosi quest’ultimo per un uso degli accenti quantitativi più vicino all’originale.

(2007). Language change in orthography: a study about the Kristni saga manuscripts (AM 371 4to, AM 105 fol) [journal article - articolo]. In LINGUISTICA E FILOLOGIA. Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/116

Language change in orthography: a study about the Kristni saga manuscripts (AM 371 4to, AM 105 fol)

2007-01-01

Abstract

This article is about an issue in the history of the Icelandic language which is still partly unexplored: the passage from Old Icelandic to Modern Icelandic. The history of Icelandic has clearly to be considered as a continuum, but it is widely attested that between 1300 and 1650 a larger amount of changes deeply transformed the Icelandic language, especially from the phonetic and phonological point of view. In order to contribute to the research in this field I chose as a concrete approach the study of two manuscripts containing the Kristni saga: AM 371 4to (ca. 1310) contained in the Hauksbók and a copy of the text contained in AM 105 fol (ca. 1650) and transcribed by the reverend Jón Erlendsson. The medieval original and the 16th c. copy of the saga were produced right before and right after this period of deep phonetic and phonological changes. This aspect is a fundamental basis in the comparative analysis of Kristni saga exemplar and copy. Jón Erlendsson’s peculiarity as a scribe resides in the fact that he is considered by contemporary philologists as the first one who tried to reproduce in a faithful way the Old Icelandic orthography. Jón aimed at an accurate reproduction of Old Icelandic orthography although he probably did not have any philological education and technique and his 17th c. pronounciation remarkably diverged from the pronounciation at the beginning of the 14th c. Given this, the aim of my study is to to understand if Jón manages to faithfully copy AM 371 fol. I argue for a negative answer and this research aims at confirming it.
articolo
2007
L’articolo tratta di un problema ancora in parte inesplorato nella ricerca sulla storia della lingua islandese: il passaggio dall’antico islandese all’islandese moderno. Questo passaggio va ovviamente visto come un continuum, ma è largamente attestato che tra il 1300 e il 1650 una serie di cambiamenti hanno profondamente trasformato, soprattutto dal punto vista fonetico e fonologico, la lingua islandese. Per contribuire a questa ricerca ho scelto come approccio concreto l’analisi di un testo di una saga, la Kristni saga. Essaesiste in due esemplari di manoscritto: nell´Hauksbók (AM 371 4to) risalente al primo decennio del 1300 e in una copia eseguita dal reverendo Jón Erlendsson a metà del 1600 e contenuta nel manoscritto AM 105 fol. L’originale antico islandese e la sua copia secentesca si trovano ai due estremi del suddetto periodo di grandi trasformazioni. Questo è un presupposto fondamentale nel confronto/analisi di originale e copia della Kristni saga. Difatti la peculiarità di Jón Erlendsson come copista risiede nell’essere considerato dalla ricerca filologica contemporanea come il primo che in epoca moderna abbia tentato di riprodurre in modo fedele l’ortografia antico islandese. Questo nonostante non possedesse probabilmente alcuna educazione e alcuna tecnica di tipo filologico e la pronuncia del suo islandese secentesco si discostasse notevolmente da quella di inizio Trecento. Alla luce di questi fatti l´obbiettivo del mio lavoro è verificare se Jón Erlendsson sia riuscito a riprodurre fedelmente l’ortografia dell’originale. Per ottenere i miei risultati ho confrontato i grafemi dei tratti fonologici che hanno subito trasformazioni nel periodo 1350-1600 su due livelli: tra l’originale e la copia della Kristni saga e tra questi e altri manoscritti che attestano i cambiamenti fonogici nel periodo 1350-1600. I risultati ottenuti forniscono una risposta negativa alla mia domanda, ovvero la copia secentesca mostra ampliamente l’influenza della pronuncia contemporanea. Un’eccezione è la sorprendente precisione nella trascrizione dei grafemi /y/, /ý/ nonostante la loro pronuncia delabializzata in islandese moderno. È difficile capire il motivo di questa eccezione, essa potrebbe attribuibirsi una forma dialettale labializzata sopravvissuta fino a metà del 1600 e con cui Jón Erlendsson potrebbe essere entrato in contatto. Un altro risultato importante emerso durante l’analisi è la datazione di AM 105 fol. Confrontando l’uso degli accenti quantitativi con le copie realizzate da Jón Erlendsson di un altro testo medievale, l’Ìslendingabók (AM 113 a e AM 113 b, 1651), si può presumere che il manoscritto AM 105 fol sia stato copiato prima di AM 113 b, 1651, distinguendosi quest’ultimo per un uso degli accenti quantitativi più vicino all’originale.
Vitti, Francesco
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