L’attività di conservazione dei beni di pregio archeologico e architettonico richiede, sempre più, un avvicinamento alle problematiche basato su logiche e prassi di natura multisettoriale, secondo le quali l’oggetto della ricerca viene studiato contestualmente e sinergicamente da più studiosi e specialisti appartenenti a differenti campi del sapere. Professionisti che, superata la ormai consueta benché innaturale settorializzazione delle discipline, collaborano secondo i medesimi presupposti intellettuali e scientifici, al raggiungimento di un obiettivo comune: la tutela del patrimonio culturale e la sua trasmissione alle generazioni future. In particolare, ai fini della comprensione e valutazione dello stato di conservazione di un brano e/o insieme monumentale, è necessario acquisire e convogliare in un unico sistema versatile, funzionale e accessibile, una mole non indifferente di dati di varia natura: storico-artistici, metrico-geometrici, fisico-chimici, tecnologici, strutturali, ambientali, ecc., ottenuti dall'applicazione di tecniche e strumenti variegati. Fondata su un lavoro teorico e operativo collettivo, fervido di scambi dialettici e scevro da quella separazione delle competenze “che ipertrofizza la tutela selettiva e passiva sclerotizzando la progettualità contestuale e processuale”, l’esperienza che questo lavoro riassume, riguardante l’acquedotto est della Villa Romana del Casale di Piazza Armerina, si è rivelata un’occasione importante per verificare in quali aspetti il rilievo effettuato con sensori ottici /attivi e passivi) ‘produca’ informazioni utili all'interpretazione archeologica e alla prassi conservativa. Questo contributo intende esporre i presupposti teorici che hanno governato tale percorso, evidenziando, al contempo, le peculiarità tecnico-scientifiche proprie di un contesto complesso, al quale hanno preso parte figure dalle formazioni diverse ma tutte accomunate dalla medesima visione.
(2019). Nuovi studi integrati sull’acquedotto est della Villa Romana del Casale di Piazza Armerina. Riflessioni metodologiche e prassi operative per la conoscenza e la valorizzazione dei beni archeologici . Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/145390
Nuovi studi integrati sull’acquedotto est della Villa Romana del Casale di Piazza Armerina. Riflessioni metodologiche e prassi operative per la conoscenza e la valorizzazione dei beni archeologici
Cardaci, Alessio;Fauzia, Luca Renato;
2019-01-01
Abstract
L’attività di conservazione dei beni di pregio archeologico e architettonico richiede, sempre più, un avvicinamento alle problematiche basato su logiche e prassi di natura multisettoriale, secondo le quali l’oggetto della ricerca viene studiato contestualmente e sinergicamente da più studiosi e specialisti appartenenti a differenti campi del sapere. Professionisti che, superata la ormai consueta benché innaturale settorializzazione delle discipline, collaborano secondo i medesimi presupposti intellettuali e scientifici, al raggiungimento di un obiettivo comune: la tutela del patrimonio culturale e la sua trasmissione alle generazioni future. In particolare, ai fini della comprensione e valutazione dello stato di conservazione di un brano e/o insieme monumentale, è necessario acquisire e convogliare in un unico sistema versatile, funzionale e accessibile, una mole non indifferente di dati di varia natura: storico-artistici, metrico-geometrici, fisico-chimici, tecnologici, strutturali, ambientali, ecc., ottenuti dall'applicazione di tecniche e strumenti variegati. Fondata su un lavoro teorico e operativo collettivo, fervido di scambi dialettici e scevro da quella separazione delle competenze “che ipertrofizza la tutela selettiva e passiva sclerotizzando la progettualità contestuale e processuale”, l’esperienza che questo lavoro riassume, riguardante l’acquedotto est della Villa Romana del Casale di Piazza Armerina, si è rivelata un’occasione importante per verificare in quali aspetti il rilievo effettuato con sensori ottici /attivi e passivi) ‘produca’ informazioni utili all'interpretazione archeologica e alla prassi conservativa. Questo contributo intende esporre i presupposti teorici che hanno governato tale percorso, evidenziando, al contempo, le peculiarità tecnico-scientifiche proprie di un contesto complesso, al quale hanno preso parte figure dalle formazioni diverse ma tutte accomunate dalla medesima visione.File | Dimensione del file | Formato | |
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