Crisi è un concetto difficile da trattare per ogni economista. Negli anni della mia formazione – la seconda metà degli anni novanta – la crisi, in quanto problema economico, sembrava caduta nel dimenticatoio. Nei testi di Economia Politica adottati del corso di studio in «Discipline economiche e sociali» presso l’Università Bocconi non esisteva spiegazione alcuna delle forme possibili assunte dalle crisi economiche. Il corso tenuto da Giorgio Lunghini rappresentava un'eccezione. Lunghini, emendando l’analisi di Antonio Gramsci, intende il fordismo come tentativo da parte dell’industria di superare la legge tendenziale della caduta del saggio dei profitti. Non è però – come invece ipotizza- va Gramsci – il punto estremo del processo. Ne consegue che «globalizzazione e finanziarizzazione possono essere interpretate come una risposta del capitalismo alla propria crisi, quando il saggio dei profitti tende a diminuire. In questo caso il capitale tende a spostarsi dai suoi territori naturali – ecco la globalizzazione – e dai suoi intenti produttivi tradizionali – la produzione di merci – verso la finanziarizzazione dell’economia»
(2019). La crisi e gli economisti. In ricordo di Giorgio Lunghini [journal article - articolo]. In IL PONTE. Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/146887
La crisi e gli economisti. In ricordo di Giorgio Lunghini
Lucarelli, Stefano
2019-01-01
Abstract
Crisi è un concetto difficile da trattare per ogni economista. Negli anni della mia formazione – la seconda metà degli anni novanta – la crisi, in quanto problema economico, sembrava caduta nel dimenticatoio. Nei testi di Economia Politica adottati del corso di studio in «Discipline economiche e sociali» presso l’Università Bocconi non esisteva spiegazione alcuna delle forme possibili assunte dalle crisi economiche. Il corso tenuto da Giorgio Lunghini rappresentava un'eccezione. Lunghini, emendando l’analisi di Antonio Gramsci, intende il fordismo come tentativo da parte dell’industria di superare la legge tendenziale della caduta del saggio dei profitti. Non è però – come invece ipotizza- va Gramsci – il punto estremo del processo. Ne consegue che «globalizzazione e finanziarizzazione possono essere interpretate come una risposta del capitalismo alla propria crisi, quando il saggio dei profitti tende a diminuire. In questo caso il capitale tende a spostarsi dai suoi territori naturali – ecco la globalizzazione – e dai suoi intenti produttivi tradizionali – la produzione di merci – verso la finanziarizzazione dell’economia»File | Dimensione del file | Formato | |
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