Il tema letterario del buio popolato da voci che generano chimere ha lasciato il posto nella contemporaneità alla presenza di mostri silenziosi e immateriali che non offrono al soggetto senziente nemmeno l’appiglio della rappresentabilità. Kafka ha immaginato che la prova più difficile per Odisseo fosse l’incontro con le Sirene che hanno smesso di cantare, Italo Calvino ha dato vita al personaggio del re rimasto solo a governare un mondo invisibile, teso in ascolto di voci a cui subentra il corpo a corpo con il silenzio, che pure non si dà mai come percezione di un vuoto assoluto ma come veicolo di un movimento metonimico delle emozioni. Le paure non più incarnate nelle apparizioni e nei rumori riconoscibili e spaventosi esplodono in schegge disperse alla ricerca di quelli che Winnicott ha  definito oggetti transizionali: l’incontro con il monstrum è continuamente rinviato e così pure il riconoscimento dell’altro da sé come fonte dell’inquietudine. Non si tratta soltanto di abbandonare il mondo e la distrazione dell’apparenza – ha scritto Foucault: “è sentire improvvisamente crescere in sé il deserto nel quale, all’altra estremità […] balena un linguaggio senza l’assegnazione di un soggetto, una legge senza Dio, un pronome personale senza personaggio, un volto senza espressione e senza occhi, un altro che è il medesimo”.

(2019). Le silence des Chimères . Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/148321

Le silence des Chimères

Palmieri, Nunzia
2019-01-01

Abstract

Il tema letterario del buio popolato da voci che generano chimere ha lasciato il posto nella contemporaneità alla presenza di mostri silenziosi e immateriali che non offrono al soggetto senziente nemmeno l’appiglio della rappresentabilità. Kafka ha immaginato che la prova più difficile per Odisseo fosse l’incontro con le Sirene che hanno smesso di cantare, Italo Calvino ha dato vita al personaggio del re rimasto solo a governare un mondo invisibile, teso in ascolto di voci a cui subentra il corpo a corpo con il silenzio, che pure non si dà mai come percezione di un vuoto assoluto ma come veicolo di un movimento metonimico delle emozioni. Le paure non più incarnate nelle apparizioni e nei rumori riconoscibili e spaventosi esplodono in schegge disperse alla ricerca di quelli che Winnicott ha  definito oggetti transizionali: l’incontro con il monstrum è continuamente rinviato e così pure il riconoscimento dell’altro da sé come fonte dell’inquietudine. Non si tratta soltanto di abbandonare il mondo e la distrazione dell’apparenza – ha scritto Foucault: “è sentire improvvisamente crescere in sé il deserto nel quale, all’altra estremità […] balena un linguaggio senza l’assegnazione di un soggetto, una legge senza Dio, un pronome personale senza personaggio, un volto senza espressione e senza occhi, un altro che è il medesimo”.
2019
Palmieri, Nunzia
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