Quella della paternità e quella del reato, della pena, sono esperienze nelle quali, in qualche misura, ci si ritrova, ma nelle quali un uomo incrocia il passaggio della scelta. Entrambe le esperienze rappresentano in una biografia una “frattura instauratrice”, una discontinuità netta. Per sempre resterà il segno di una paternità; come sempre si sarà segnati da un passaggio nella restrizione in un istituto di pena. Ci sono fratture e inizi, sfinimenti e attese. Con figli e figlie che crescono e cambiano, come le mogli, le compagne. La paternità è sempre una paternità in relazione ai figli. Non è un semplice esercizio di ruolo, di una funzione. La paternità è, piuttosto, una dimensione cui dare ospitalità e risonanza, ed attenzione, coltivazione e richiamo. È l’impegno di una consegna C’è un legame profondo tra sentire la colpa e sentire la paternità, un legame complesso. Lavorando nel tempo sul senso di colpa i padri possono sentire “rimesse”, le loro colpe, e “sostenibile” la paternità, la responsabilità. Questo lavoro a se stessi e sulla relazione con i figli ha la forza delicata di una fioritura in identità, in un tempo nuovo. In questo legame, e in questo scioglimento, si prova a dare una forma buona al potere di disporre della vita. E si prova, insieme, la propria soggezione davanti all’altro ed al suo mistero: quel mistero che si svela e si cela nel suo slancio di vita, e quel mistero che si cela e che si svela nella sua sofferenza. C’è la possibilità di un tempo nuovo, perdonato. Rientrare nella paternità, desiderarlo e prepararlo, è anche un rischio. Quelli dei padri sono cammini, sono itinerari, storie che vivono stagioni diverse, passaggi e sospensioni.
(2019). Padri e detenuti . Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/153304
Padri e detenuti
Lizzola, Ivo
2019-01-01
Abstract
Quella della paternità e quella del reato, della pena, sono esperienze nelle quali, in qualche misura, ci si ritrova, ma nelle quali un uomo incrocia il passaggio della scelta. Entrambe le esperienze rappresentano in una biografia una “frattura instauratrice”, una discontinuità netta. Per sempre resterà il segno di una paternità; come sempre si sarà segnati da un passaggio nella restrizione in un istituto di pena. Ci sono fratture e inizi, sfinimenti e attese. Con figli e figlie che crescono e cambiano, come le mogli, le compagne. La paternità è sempre una paternità in relazione ai figli. Non è un semplice esercizio di ruolo, di una funzione. La paternità è, piuttosto, una dimensione cui dare ospitalità e risonanza, ed attenzione, coltivazione e richiamo. È l’impegno di una consegna C’è un legame profondo tra sentire la colpa e sentire la paternità, un legame complesso. Lavorando nel tempo sul senso di colpa i padri possono sentire “rimesse”, le loro colpe, e “sostenibile” la paternità, la responsabilità. Questo lavoro a se stessi e sulla relazione con i figli ha la forza delicata di una fioritura in identità, in un tempo nuovo. In questo legame, e in questo scioglimento, si prova a dare una forma buona al potere di disporre della vita. E si prova, insieme, la propria soggezione davanti all’altro ed al suo mistero: quel mistero che si svela e si cela nel suo slancio di vita, e quel mistero che si cela e che si svela nella sua sofferenza. C’è la possibilità di un tempo nuovo, perdonato. Rientrare nella paternità, desiderarlo e prepararlo, è anche un rischio. Quelli dei padri sono cammini, sono itinerari, storie che vivono stagioni diverse, passaggi e sospensioni.File | Dimensione del file | Formato | |
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