La “questione” della costruzione o meglio della continua generazione di una comunità di relazioni riparative e riconciliative chiede di alimentare diverse prospettive. Per esempio, quella di una nuova risposta al reato e alle sue conseguenze, da parte della convivenza. Essa richiama il diritto penale, il “diritto di punire” direbbe Paul Ricoeur, a una caratterizzazione non violenta. Riguarda il valore della norma, la riparazione del danno, il lavoro sulla ferita e l’offesa subita dalle vittime e rimanda alla mediazione tra i rei e le vittime, dirette e indirette, e al ripensamento operoso circa le responsabilità sociali nei confronti dei soggetti coinvolti. Bisogna poi porre l’attenzione alle dinamiche più generali e diffuse della messa in sicurezza reciproca, le transizioni nei conflitti e le ricomposizioni delle fratture nei legami tra le persone e i gruppi. Ed è necessario non dimenticare la prospettiva educativa e quella della relazione tra le generazioni, a volte segnate da rotture e interruzioni. Su tutti questi orizzonti di convivenza si tratta di avviare nuove pratiche di verità e giustizia intrecciate al ripensamento e al ridisegno della vita delle nostre democrazie, chiamate ancora ad essere capaci di istituire una convivenza ricca di tessiture di incontri e di prossimità, di rispetto e di riserbo delle diversità: agorà di confronti e dialoghi in cerca non di omologazioni
(2019). Comunità territoriali di relazioni riparative . Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/153306
Comunità territoriali di relazioni riparative
Lizzola, Ivo;
2019-01-01
Abstract
La “questione” della costruzione o meglio della continua generazione di una comunità di relazioni riparative e riconciliative chiede di alimentare diverse prospettive. Per esempio, quella di una nuova risposta al reato e alle sue conseguenze, da parte della convivenza. Essa richiama il diritto penale, il “diritto di punire” direbbe Paul Ricoeur, a una caratterizzazione non violenta. Riguarda il valore della norma, la riparazione del danno, il lavoro sulla ferita e l’offesa subita dalle vittime e rimanda alla mediazione tra i rei e le vittime, dirette e indirette, e al ripensamento operoso circa le responsabilità sociali nei confronti dei soggetti coinvolti. Bisogna poi porre l’attenzione alle dinamiche più generali e diffuse della messa in sicurezza reciproca, le transizioni nei conflitti e le ricomposizioni delle fratture nei legami tra le persone e i gruppi. Ed è necessario non dimenticare la prospettiva educativa e quella della relazione tra le generazioni, a volte segnate da rotture e interruzioni. Su tutti questi orizzonti di convivenza si tratta di avviare nuove pratiche di verità e giustizia intrecciate al ripensamento e al ridisegno della vita delle nostre democrazie, chiamate ancora ad essere capaci di istituire una convivenza ricca di tessiture di incontri e di prossimità, di rispetto e di riserbo delle diversità: agorà di confronti e dialoghi in cerca non di omologazioniFile | Dimensione del file | Formato | |
---|---|---|---|
Cap. 8_Lizzola, Dighera (2).pdf
Solo gestori di archivio
Versione:
publisher's version - versione editoriale
Licenza:
Licenza default Aisberg
Dimensione del file
106.44 kB
Formato
Adobe PDF
|
106.44 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
Pubblicazioni consigliate
Aisberg ©2008 Servizi bibliotecari, Università degli studi di Bergamo | Terms of use/Condizioni di utilizzo