In questi ultimi anni più volte Julia Kristeva ha parlato con preoccupazione degli adolescenti come “l’anello debole dove si disgrega, nel collasso del patto sociale, il legame stesso tra gli umani”. Che si faccia spazio in diversi di loro alla pulsione di morte nelle sue diverse forme, come risposta paradossale e tragica al loro bisogno di credere (“necessità antropologica pre-religiosa e pre-politica”), dà a pensare. Pensare, anzitutto alla relazione intergenerazionale, al ruolo degli adulti, alla “esplosione” della educazione e della fiducia. L’impegno nella riorganizzazione psichica ed esistenziale, nel misurarsi con genitori e società ma anche, oltre questo, per coltivare idealità, altro, altro tempo, fa degli e delle adolescenti dei credenti, dei desideranti assoluti Chiamati in educazione, sempre si è di fronte ad un lavoro su “cosa vale?” e “cosa resta?”, oltre che su “ cosa fa nascere?”. Sono domande preziose, da non eludere svolgendo solo processi di puro addestramento e di pura istruzione. Sono le domande che, coltivate nelle relazioni intergenerazionali, possono segnare la linea di contrasto e contenimento dei processi di di-soggettivazione e dis-oggettivazione che aprono a percorsi sui quali l’incapacità di legarsi, di risuonare, di generare e riconoscersi lascia spazio alla pulsione di morte del nuovo nichilismo. “C’è dell’altro” in noi e oltre noi, che ci appella e ci rinnova, mentre certo ci mette anche alla prova. C’è tra noi la parola, qualcuno che ci ha parlato e ci ha ascoltati, che crede nella parola tra noi che veniamo da tempi diversi e “stranieri”, che declineremo diversamente il futuro, chi semplice e chi anteriore
(2019). Ritrovarsi adulti e giovani nell'educare [journal article - articolo]. In RIVISTA DELL'ISTRUZIONE. Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/153310
Ritrovarsi adulti e giovani nell'educare
Lizzola, Ivo
2019-01-01
Abstract
In questi ultimi anni più volte Julia Kristeva ha parlato con preoccupazione degli adolescenti come “l’anello debole dove si disgrega, nel collasso del patto sociale, il legame stesso tra gli umani”. Che si faccia spazio in diversi di loro alla pulsione di morte nelle sue diverse forme, come risposta paradossale e tragica al loro bisogno di credere (“necessità antropologica pre-religiosa e pre-politica”), dà a pensare. Pensare, anzitutto alla relazione intergenerazionale, al ruolo degli adulti, alla “esplosione” della educazione e della fiducia. L’impegno nella riorganizzazione psichica ed esistenziale, nel misurarsi con genitori e società ma anche, oltre questo, per coltivare idealità, altro, altro tempo, fa degli e delle adolescenti dei credenti, dei desideranti assoluti Chiamati in educazione, sempre si è di fronte ad un lavoro su “cosa vale?” e “cosa resta?”, oltre che su “ cosa fa nascere?”. Sono domande preziose, da non eludere svolgendo solo processi di puro addestramento e di pura istruzione. Sono le domande che, coltivate nelle relazioni intergenerazionali, possono segnare la linea di contrasto e contenimento dei processi di di-soggettivazione e dis-oggettivazione che aprono a percorsi sui quali l’incapacità di legarsi, di risuonare, di generare e riconoscersi lascia spazio alla pulsione di morte del nuovo nichilismo. “C’è dell’altro” in noi e oltre noi, che ci appella e ci rinnova, mentre certo ci mette anche alla prova. C’è tra noi la parola, qualcuno che ci ha parlato e ci ha ascoltati, che crede nella parola tra noi che veniamo da tempi diversi e “stranieri”, che declineremo diversamente il futuro, chi semplice e chi anterioreFile | Dimensione del file | Formato | |
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