Percorrendo il centro di Dalmine, al di là della funzione di campus universitario caratterizzante parte del suo spazio fisico contemporaneo, è difficile non accorgersi delle tracce ancora largamente visibili di quel disegno utopistico della company town sorta nei primi anni del secolo scorso, fatta di case per lavoratori, scuole, foresterie, mense, piccole botteghe e spacci aziendali, e perfino aziende agricole. Il presente saggio intende contribuire alla riflessione su metodologie e strumenti operativi relativi al progetto dell’esistente su architetture del secolo scorso, a partire dal necessario riconoscimento del loro ‘codice genetico’ che solo un adeguato processo di conoscenza può garantire, fino alle attività di conservazione e/o potenziamento dell’identità tecnica (riaffermazione delle permanenze), di adeguamento o di riuso. In particolare, il riuso o anche la continuità di uso – essenziali per la sopravvivenza delle opere – devono fondarsi su presupposti di equilibrio che consentano alle eventuali nuove funzioni di permettere il perpetuarsi della continuità identitaria della fabbrica.
(2019). La trasformazione e il riuso del centro di Dalmine: dalla città di Greppi all'Urbe contemporanea [journal article - articolo]. In ATTI DELL'ATENEO DI SCIENZE, LETTERE ED ARTI DI BERGAMO. Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/157474
La trasformazione e il riuso del centro di Dalmine: dalla città di Greppi all'Urbe contemporanea
Cardaci, Alessio;Versaci, Antonella
2019-01-01
Abstract
Percorrendo il centro di Dalmine, al di là della funzione di campus universitario caratterizzante parte del suo spazio fisico contemporaneo, è difficile non accorgersi delle tracce ancora largamente visibili di quel disegno utopistico della company town sorta nei primi anni del secolo scorso, fatta di case per lavoratori, scuole, foresterie, mense, piccole botteghe e spacci aziendali, e perfino aziende agricole. Il presente saggio intende contribuire alla riflessione su metodologie e strumenti operativi relativi al progetto dell’esistente su architetture del secolo scorso, a partire dal necessario riconoscimento del loro ‘codice genetico’ che solo un adeguato processo di conoscenza può garantire, fino alle attività di conservazione e/o potenziamento dell’identità tecnica (riaffermazione delle permanenze), di adeguamento o di riuso. In particolare, il riuso o anche la continuità di uso – essenziali per la sopravvivenza delle opere – devono fondarsi su presupposti di equilibrio che consentano alle eventuali nuove funzioni di permettere il perpetuarsi della continuità identitaria della fabbrica.File | Dimensione del file | Formato | |
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