L'articolo, incentrato su due dei maggiori poeti francesi del Secondo Novecento, si propone d’indagare due aspetti della loro poetica, che, pur nella evidente diversità dei rispettivi loro percorsi e orientamenti, si configurano per entrambi come costanti tematiche alla luce delle quali misurare il coinvolgimento fisico e personale del poeta nella creazione. Nel solco di Bataille, Artaud e Blanchot, Bernard Noël (1930), fin dagli esordi di Extraits du corps mette in atto una gnoseologia lirica fondata sull’esigenza catartica di «ricominciare il corpo» e di dotarsi di uno sguardo capace di «dar vita al mondo nei nostri occhi» creando le immagini che il soggetto esperisce al fine di sottrarsi ad ogni «sensura», in quanto «privazione di senso». Yves Bonnefoy (1923-2016), inizialmente segnato dal surrealismo, sviluppa un pensiero poetico fortemente marcato dalla filosofia dell’essere e dall’arte barocca, al centro del quale si colloca la lotta contro il dualismo platonico del concetto, a favore di una poesia che si voglia relazione con la natura e con il mondo e ricerca di una felicità intra-mondana sulla terra che rifugga dalla tentazione gnostica. Se in Noël prevale una parola erotica e sensuale fortemente fisicizzata e in Bonnefoy invece una visione più arcadico-apollinea dell’amore come agape, tuttavia è possibile mostrare, specie negli esiti più recenti della loro ricerca, una convergenza relativa, da un lato all’importanza del corpo come luogo della percezione del mondo nell’immediatezza sensibile della relazione, e dall’altro della presenza quale desiderio d’essere che si fondi, anche attraverso il comune sguardo critico sull’arte, sull’evidenza di appartenere all’hic et nunc del mondo in ciò che Bonnefoy chiama l’heure présente e Noël le jardin d’encre.
(2019). Corpo e presenza in Bernard Noel e Yves Bonnefoy . Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/164759
Corpo e presenza in Bernard Noel e Yves Bonnefoy
Scotto, Fabio
2019-01-01
Abstract
L'articolo, incentrato su due dei maggiori poeti francesi del Secondo Novecento, si propone d’indagare due aspetti della loro poetica, che, pur nella evidente diversità dei rispettivi loro percorsi e orientamenti, si configurano per entrambi come costanti tematiche alla luce delle quali misurare il coinvolgimento fisico e personale del poeta nella creazione. Nel solco di Bataille, Artaud e Blanchot, Bernard Noël (1930), fin dagli esordi di Extraits du corps mette in atto una gnoseologia lirica fondata sull’esigenza catartica di «ricominciare il corpo» e di dotarsi di uno sguardo capace di «dar vita al mondo nei nostri occhi» creando le immagini che il soggetto esperisce al fine di sottrarsi ad ogni «sensura», in quanto «privazione di senso». Yves Bonnefoy (1923-2016), inizialmente segnato dal surrealismo, sviluppa un pensiero poetico fortemente marcato dalla filosofia dell’essere e dall’arte barocca, al centro del quale si colloca la lotta contro il dualismo platonico del concetto, a favore di una poesia che si voglia relazione con la natura e con il mondo e ricerca di una felicità intra-mondana sulla terra che rifugga dalla tentazione gnostica. Se in Noël prevale una parola erotica e sensuale fortemente fisicizzata e in Bonnefoy invece una visione più arcadico-apollinea dell’amore come agape, tuttavia è possibile mostrare, specie negli esiti più recenti della loro ricerca, una convergenza relativa, da un lato all’importanza del corpo come luogo della percezione del mondo nell’immediatezza sensibile della relazione, e dall’altro della presenza quale desiderio d’essere che si fondi, anche attraverso il comune sguardo critico sull’arte, sull’evidenza di appartenere all’hic et nunc del mondo in ciò che Bonnefoy chiama l’heure présente e Noël le jardin d’encre.File | Dimensione del file | Formato | |
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