In uno studio precedente (Spinzi 2015) basato sulla versione italiana della rivista fascista Legioni e Falangi è stato rilevato come l’intrecciarsi dei vari ‘discorsi’ (Fairclough 1989), da quello storico a quello geografico, da quello spirituale a quello sentimentale, fosse utile al fine di giustificare ideologicamente un comportamento e un profilo avido, opportunista, perfido e poco sensibile quale quello attribuito dall’identità fascista italiana e spagnola a quella inglese. Quella stessa ideologia dell’insularità che nel discorso geografico di Legioni e Falangi era un elemento di critica nei confronti dell’Inghilterra la si ritrova in questa analisi come elemento di forza che caratterizza la tradizione britannica. In questo lavoro prenderemo quindi in considerazione il punto di vista inglese sul movimento fascista, attraverso la rappresentazione del ‘fascist man’ par excellence, Oswald Mosley, e le ideologie del suo movimento. Considerata infatti come la principale depositaria della tradizione liberale e democratica, l’Inghilterra degli anni ’30 e ’40 offre un singolare punto di osservazione delle iniziali coniugazioni del fenomeno totalitario. Nonostante la sua funzione di baluardo della democrazia occidentale, non mancano le voci di coloro che attraverso varie iniziative editoriali manifestano simpatie totalitarie. I dati per l’analisi si basano sulla rivista inglese The Blackshirt, che da giugno del 1934, dopo un anno e tre mesi di vita, incorpora The Fascist week diventando “The official organ of the British Union of Fascists”, per poi lasciare il posto a Action a partire dal 1936. La metodologia si baserà sulla Critical Discourse Analysis (Fairclough, 1995) e su alcuni contributi della Corpus Linguistics (Hunston 2002; Koller, V. and G. Mautner, 2004; Sotillo, S.M. and J. Wang-Gempp 2004) in quanto l’analisi dei collocati contribuisce all’analisi semantica di una parola (Sinclair, 1991: 115-116) diventando un veicolo ideale per la rappresentazione discorsiva di un gruppo (Baker 2006). L’attualità di questa ricerca risiede nel legame fra movimenti nazionalisti e regimi totalitari che non è automatico ma è anche molto frequente. Un'Europa che ha una crescente richiesta di secessioni all'interno degli Stati attualmente costituiti, fa emergere i nazionalismi tenuti sopiti per secoli. Lo studio delle tragedie legate agli errori dei nazionalismi che furono, e nella loro iniziale sottovalutazione, è un mezzo importante, se non imprescindibile, per comprendere a che punto si trovi l'Europa in particolare, ma il ragionamento può tranquillamente essere esteso a gran parte del pianeta.

(2016). The Man of Action vs the Blunders of Politicians. Rappresentazioni ideologiche e identitarie nella Stampa Fascista dell'Inghilterra degli anno Trenta . Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/171687

The Man of Action vs the Blunders of Politicians. Rappresentazioni ideologiche e identitarie nella Stampa Fascista dell'Inghilterra degli anno Trenta

Spinzi, Cinzia Giacinta
2016-01-01

Abstract

In uno studio precedente (Spinzi 2015) basato sulla versione italiana della rivista fascista Legioni e Falangi è stato rilevato come l’intrecciarsi dei vari ‘discorsi’ (Fairclough 1989), da quello storico a quello geografico, da quello spirituale a quello sentimentale, fosse utile al fine di giustificare ideologicamente un comportamento e un profilo avido, opportunista, perfido e poco sensibile quale quello attribuito dall’identità fascista italiana e spagnola a quella inglese. Quella stessa ideologia dell’insularità che nel discorso geografico di Legioni e Falangi era un elemento di critica nei confronti dell’Inghilterra la si ritrova in questa analisi come elemento di forza che caratterizza la tradizione britannica. In questo lavoro prenderemo quindi in considerazione il punto di vista inglese sul movimento fascista, attraverso la rappresentazione del ‘fascist man’ par excellence, Oswald Mosley, e le ideologie del suo movimento. Considerata infatti come la principale depositaria della tradizione liberale e democratica, l’Inghilterra degli anni ’30 e ’40 offre un singolare punto di osservazione delle iniziali coniugazioni del fenomeno totalitario. Nonostante la sua funzione di baluardo della democrazia occidentale, non mancano le voci di coloro che attraverso varie iniziative editoriali manifestano simpatie totalitarie. I dati per l’analisi si basano sulla rivista inglese The Blackshirt, che da giugno del 1934, dopo un anno e tre mesi di vita, incorpora The Fascist week diventando “The official organ of the British Union of Fascists”, per poi lasciare il posto a Action a partire dal 1936. La metodologia si baserà sulla Critical Discourse Analysis (Fairclough, 1995) e su alcuni contributi della Corpus Linguistics (Hunston 2002; Koller, V. and G. Mautner, 2004; Sotillo, S.M. and J. Wang-Gempp 2004) in quanto l’analisi dei collocati contribuisce all’analisi semantica di una parola (Sinclair, 1991: 115-116) diventando un veicolo ideale per la rappresentazione discorsiva di un gruppo (Baker 2006). L’attualità di questa ricerca risiede nel legame fra movimenti nazionalisti e regimi totalitari che non è automatico ma è anche molto frequente. Un'Europa che ha una crescente richiesta di secessioni all'interno degli Stati attualmente costituiti, fa emergere i nazionalismi tenuti sopiti per secoli. Lo studio delle tragedie legate agli errori dei nazionalismi che furono, e nella loro iniziale sottovalutazione, è un mezzo importante, se non imprescindibile, per comprendere a che punto si trovi l'Europa in particolare, ma il ragionamento può tranquillamente essere esteso a gran parte del pianeta.
2016
Spinzi, Cinzia Giacinta
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