Il tempo della pandemia è stato tempo anche di altri "contagi" di relazioni e connessioni ritrovate nel distanziamento forzato e accompagnate dall'affiorare di una speranza. Una sfida che ci interpella, spingendoci a guardare avanti, a pensare ad un futuro in cui ripartire dalle priorità che abbiamo scoperto e a non smarrire il senso di comunità che abbiamo maturato. Le donne e gli uomini sono capaci di essere donne e uomini della promessa quando la promessa non si sta ancora manifestando, non la si vede. Loro continuano a tenerla stretta tra i denti, nei gesti e nelle scelte, nelle attenzioni che hanno gli uni per gli altri. Come una specie di anticipo. Prima che ci sia, in una specie di già (pur parziale, e improprio) di un non ancora. Donne e uomini non innocenti, un po’ buoni e un po’ cattivi, sono nella capacità, insieme, di una promessa, di una novità perché riescono a serbare gli uni per gli altri un po’più di buono e un po’ più di promessa. Così riaprono il cammino. È quello che noi possiamo augurarci oggi. Come vivere la responsabilità negli eventi drammatici nei passaggi verso l’incerto e il nuovo? Dietrich Bonhoeffer ci dà il segnavia “Per chi è responsabile la domanda ultima non è: come me la cavo eroicamente in questo passaggio, ma: quale potrà essere la vita della generazione che viene?”
(2020). Generazioni e pandemia: tempi diversi bussano alla porta . Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/176577
Generazioni e pandemia: tempi diversi bussano alla porta
Lizzola, Ivo
2020-01-01
Abstract
Il tempo della pandemia è stato tempo anche di altri "contagi" di relazioni e connessioni ritrovate nel distanziamento forzato e accompagnate dall'affiorare di una speranza. Una sfida che ci interpella, spingendoci a guardare avanti, a pensare ad un futuro in cui ripartire dalle priorità che abbiamo scoperto e a non smarrire il senso di comunità che abbiamo maturato. Le donne e gli uomini sono capaci di essere donne e uomini della promessa quando la promessa non si sta ancora manifestando, non la si vede. Loro continuano a tenerla stretta tra i denti, nei gesti e nelle scelte, nelle attenzioni che hanno gli uni per gli altri. Come una specie di anticipo. Prima che ci sia, in una specie di già (pur parziale, e improprio) di un non ancora. Donne e uomini non innocenti, un po’ buoni e un po’ cattivi, sono nella capacità, insieme, di una promessa, di una novità perché riescono a serbare gli uni per gli altri un po’più di buono e un po’ più di promessa. Così riaprono il cammino. È quello che noi possiamo augurarci oggi. Come vivere la responsabilità negli eventi drammatici nei passaggi verso l’incerto e il nuovo? Dietrich Bonhoeffer ci dà il segnavia “Per chi è responsabile la domanda ultima non è: come me la cavo eroicamente in questo passaggio, ma: quale potrà essere la vita della generazione che viene?”File | Dimensione del file | Formato | |
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