Nel nostro tempo viviamo una sorta di ritorno alla durezza: quella del cuore che fa spazio a rancori e risentimenti, al disprezzo e alla freddezza cinica; quella del pensiero che diventa ragione strumentale, potere e appropriazione, semplificazione o gioco retorico; quella della memoria che dà forma ai messianismi “al rovescio” dei fondamentalismi; quella del bisogno e dell’interesse, senza desiderio e senza sogno. Riaffiorare della durezza del cuore. Ci troviamo di fronte alla durezza dei confini culturali, alla durezza delle pratiche e delle ragioni “regionali”: durezza dell’agire specialistico, a volte autoreferenziale e ottuso, e durezza delle frontiere delle comunità scientifiche chiuse. Tutto questo si esprime in una nuova durezza dei giudizi della mente. Ma non si può vivere di durezza: non si crea un legame nella durezza, né si stabilisce fiducia. Ci sono luoghi ed incontri nei quali il pensiero si fa come incerto, sospeso. Non riesce a portare luce, o a fare da contenitore, da forma della realtà. Tocca il suo limite. Trova uno dei limitari con i quali devono fare i conti i saperi, i concetti, e le abilità, le possibilità delle tecniche. Il pensiero è chiamato a sostare come su una nuova soglia, sul tratteggio incerto di lineamenti dell’umano, del tempo della vita, delle relazioni. Di ciò che nasce, di ciò che resta.

(2020). Pensare i gesti e le parole . Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/176579

Pensare i gesti e le parole

Lizzola, Ivo
2020-01-01

Abstract

Nel nostro tempo viviamo una sorta di ritorno alla durezza: quella del cuore che fa spazio a rancori e risentimenti, al disprezzo e alla freddezza cinica; quella del pensiero che diventa ragione strumentale, potere e appropriazione, semplificazione o gioco retorico; quella della memoria che dà forma ai messianismi “al rovescio” dei fondamentalismi; quella del bisogno e dell’interesse, senza desiderio e senza sogno. Riaffiorare della durezza del cuore. Ci troviamo di fronte alla durezza dei confini culturali, alla durezza delle pratiche e delle ragioni “regionali”: durezza dell’agire specialistico, a volte autoreferenziale e ottuso, e durezza delle frontiere delle comunità scientifiche chiuse. Tutto questo si esprime in una nuova durezza dei giudizi della mente. Ma non si può vivere di durezza: non si crea un legame nella durezza, né si stabilisce fiducia. Ci sono luoghi ed incontri nei quali il pensiero si fa come incerto, sospeso. Non riesce a portare luce, o a fare da contenitore, da forma della realtà. Tocca il suo limite. Trova uno dei limitari con i quali devono fare i conti i saperi, i concetti, e le abilità, le possibilità delle tecniche. Il pensiero è chiamato a sostare come su una nuova soglia, sul tratteggio incerto di lineamenti dell’umano, del tempo della vita, delle relazioni. Di ciò che nasce, di ciò che resta.
2020
Lizzola, Ivo
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