Con il passare degli anni si sta affermando una visione del bilancio come strumento fondamentale per fare previsioni sul futuro andamento aziendale e quindi assumere decisioni economiche e di investimento ponderate, con una significativa evoluzione dell’impostazione tradizionale che considerava il bilancio d’esercizio come strumento contabile utile solo ai creditori per verificare la consistenza patrimoniale dell’impresa. Se la letteratura più “tradizionalista” consigliava l’uso del costo storico come criterio valutativo principe in quanto consente di avere un elevato grado di verificabilità dei dati contabili e permette di limitare la discrezionalità dei redattori di bilancio, la corrente neoclassica propone una visione diversa, meno ancorata al costo storico e che privilegia ed esalta il concetto di valore (Rossi, 2007; Gervasio, 2013). Il processo in atto riflette la diffusione dei principi contabili internazionali IAS/IFRS e all’interno di essi l’affermarsi, accanto al criterio del costo storico, del fair value. Con il presente saggio, dopo aver considerato come il concetto di fair value si sia evoluto nel tempo e come il principio IFRS 13 abbia contribuito a una standardizzazione terminologica ed a una sistemazione del processo di misurazione, verranno considerati gli effetti positivi e le criticità derivanti dall’adozione del fair value nel contesto italiano. Inoltre, in relazione a uno dei principali aspetti di criticità connessi all’impiego del fair value, ossia l’elevato livello di discrezionalità concessa al redattore del bilancio, saranno presentate due proposte innovative elaborate dalla dottrina per migliorare la disclosure inerente alla determinazione del fair value: il bilancio “matrix format” e il “Quantitative Discretion Index”.
(2021). Il Fair value: evoluzione del concetto, effetti positivi, criticità e prospettive future . Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/189838
Il Fair value: evoluzione del concetto, effetti positivi, criticità e prospettive future
Rossi, Claudia;Gervasio, Daniele
2021-01-01
Abstract
Con il passare degli anni si sta affermando una visione del bilancio come strumento fondamentale per fare previsioni sul futuro andamento aziendale e quindi assumere decisioni economiche e di investimento ponderate, con una significativa evoluzione dell’impostazione tradizionale che considerava il bilancio d’esercizio come strumento contabile utile solo ai creditori per verificare la consistenza patrimoniale dell’impresa. Se la letteratura più “tradizionalista” consigliava l’uso del costo storico come criterio valutativo principe in quanto consente di avere un elevato grado di verificabilità dei dati contabili e permette di limitare la discrezionalità dei redattori di bilancio, la corrente neoclassica propone una visione diversa, meno ancorata al costo storico e che privilegia ed esalta il concetto di valore (Rossi, 2007; Gervasio, 2013). Il processo in atto riflette la diffusione dei principi contabili internazionali IAS/IFRS e all’interno di essi l’affermarsi, accanto al criterio del costo storico, del fair value. Con il presente saggio, dopo aver considerato come il concetto di fair value si sia evoluto nel tempo e come il principio IFRS 13 abbia contribuito a una standardizzazione terminologica ed a una sistemazione del processo di misurazione, verranno considerati gli effetti positivi e le criticità derivanti dall’adozione del fair value nel contesto italiano. Inoltre, in relazione a uno dei principali aspetti di criticità connessi all’impiego del fair value, ossia l’elevato livello di discrezionalità concessa al redattore del bilancio, saranno presentate due proposte innovative elaborate dalla dottrina per migliorare la disclosure inerente alla determinazione del fair value: il bilancio “matrix format” e il “Quantitative Discretion Index”.File | Dimensione del file | Formato | |
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