Le esperienze di tirocinio si presentano come esperienze di conoscenza, nelle quali si prova ad esercitare non una razionalità distale, cioè prestabilita, necessitante, che impone regole e principi a-temporale a cose, percorsi, relazioni e contesti, bensì una razionalità prossimale, cioè ermeneutica, complessa, in ascolto delle cose, delle relazioni, dei legami, aperta ed “esposta”. I servizi, gli Enti e le organizzazioni nei quali si svolgono le esperienze di ricerca, osservazione, valutazione di studentesse e studenti si presentano, così, come luoghi di conoscenza, di sapere e di rappresentazione del vivere e delle relazioni. Di una conoscenza che assume – come accennato - anche la forma di un continuo “processo retrospettivo” delle analisi delle azioni fatte, dei processi sviluppati nelle organizzazioni.Sguardi plurali e ascolti polifonici, non immediati, difficili da costruire, perché (lo impariamo, e insieme lo rischiamo, nel lavoro e nella formazione in Università) “siamo circondati dal nostro stesso sguardo” come richiama Simone Weil.Per sostenere le esperienze di ricerca e di formazione si sono costituite, in forme diverse, in diversi contesti, quelle che si potrebbero definire “organizzazioni temporanee di ricerca e di pensiero”.Il tema dei “paradigmi” e dei riferimenti scientifici per l’azione dei servizi, come quello della costruzione delle conoscenze al loro interno, si è proposto come centrale in modo ricorrente nelle esperienze di tirocinio, come nei momenti di verifica con gli operatori degli Enti. Intrecciandosi al richiamo alle “appartenenze”, e alle scuole e storie di pensiero che hanno vissuto evoluzioni e discontinuità.È stato utile e interessante, allora, indagare quanto riesca ad avere spazio un dialogo interdisciplinare, nel quale entrare con il senso della possibilità e dell’interconnessione.

Fare esperienza del sapere, praticare le scelte

LIZZOLA, Ivo
2005-01-01

Abstract

Le esperienze di tirocinio si presentano come esperienze di conoscenza, nelle quali si prova ad esercitare non una razionalità distale, cioè prestabilita, necessitante, che impone regole e principi a-temporale a cose, percorsi, relazioni e contesti, bensì una razionalità prossimale, cioè ermeneutica, complessa, in ascolto delle cose, delle relazioni, dei legami, aperta ed “esposta”. I servizi, gli Enti e le organizzazioni nei quali si svolgono le esperienze di ricerca, osservazione, valutazione di studentesse e studenti si presentano, così, come luoghi di conoscenza, di sapere e di rappresentazione del vivere e delle relazioni. Di una conoscenza che assume – come accennato - anche la forma di un continuo “processo retrospettivo” delle analisi delle azioni fatte, dei processi sviluppati nelle organizzazioni.Sguardi plurali e ascolti polifonici, non immediati, difficili da costruire, perché (lo impariamo, e insieme lo rischiamo, nel lavoro e nella formazione in Università) “siamo circondati dal nostro stesso sguardo” come richiama Simone Weil.Per sostenere le esperienze di ricerca e di formazione si sono costituite, in forme diverse, in diversi contesti, quelle che si potrebbero definire “organizzazioni temporanee di ricerca e di pensiero”.Il tema dei “paradigmi” e dei riferimenti scientifici per l’azione dei servizi, come quello della costruzione delle conoscenze al loro interno, si è proposto come centrale in modo ricorrente nelle esperienze di tirocinio, come nei momenti di verifica con gli operatori degli Enti. Intrecciandosi al richiamo alle “appartenenze”, e alle scuole e storie di pensiero che hanno vissuto evoluzioni e discontinuità.È stato utile e interessante, allora, indagare quanto riesca ad avere spazio un dialogo interdisciplinare, nel quale entrare con il senso della possibilità e dell’interconnessione.
book chapter - capitolo di libro
2005
Lizzola, Ivo
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