Quello di “Frankenstein” è, indubbiamente, uno dei miti fondativi della modernità. Il romanzo di Mary Shelley attinge però a sua volta a varie mitologie preesistenti e le rimette in circolo, riplasmandole e dotandole di nuovi significati e funzioni, quasi a enfatizzare il processo più che il risultato. Questo saggio ripercorre gli incroci più significativi tra la rappresentazione romanzesca e le codificazioni del mondo classico, con particolare riferimento ai miti greci: la narrazione shelleyana è ricca di rimandi alla cosmogonia e alla Titanomachia e, più in generale, ai conflitti generazionali, alle alleanze trasversali e agli intrecci di genere di una mitologia ancora straordinariamente attuale. Un ruolo centrale spetta indubbiamente alla figura di Prometeo, ispirata da una precedente tradizione illustre: Platone, Esiodo, Eschilo e poi, naturalmente, P.B. Shelley, il poeta romantico inglese che l’autrice aveva scelto come compagno di vita. “Frankenstein” si relaziona con tutte queste versioni del mito senza però mai conformarsi. Ne scaturisce un percorso libertario e, almeno in parte, emancipatorio, frutto del posizionamento critico di Mary Shelley, ma anche, e soprattutto, del potere evocativo di una testualità sempre simbolicamente, e provocatoriamente, aperta. Come nell’Ulisse dantesco, al cuore di tutto vi è una insaziabile sete di conoscenza che però, se mal gestita, può generare sciagure: non è un caso che, più recentemente, Frankenstein e i suoi miti abbiano offerto spunti a Gaston Bachelard e a Bruno Latour per articolare riflessioni ad ampio raggio sui temi del dibattito contemporaneo.
(2021). "Frankenstein", percorsi mitologici . Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/197128
"Frankenstein", percorsi mitologici
Guidotti, Francesca
2021-01-01
Abstract
Quello di “Frankenstein” è, indubbiamente, uno dei miti fondativi della modernità. Il romanzo di Mary Shelley attinge però a sua volta a varie mitologie preesistenti e le rimette in circolo, riplasmandole e dotandole di nuovi significati e funzioni, quasi a enfatizzare il processo più che il risultato. Questo saggio ripercorre gli incroci più significativi tra la rappresentazione romanzesca e le codificazioni del mondo classico, con particolare riferimento ai miti greci: la narrazione shelleyana è ricca di rimandi alla cosmogonia e alla Titanomachia e, più in generale, ai conflitti generazionali, alle alleanze trasversali e agli intrecci di genere di una mitologia ancora straordinariamente attuale. Un ruolo centrale spetta indubbiamente alla figura di Prometeo, ispirata da una precedente tradizione illustre: Platone, Esiodo, Eschilo e poi, naturalmente, P.B. Shelley, il poeta romantico inglese che l’autrice aveva scelto come compagno di vita. “Frankenstein” si relaziona con tutte queste versioni del mito senza però mai conformarsi. Ne scaturisce un percorso libertario e, almeno in parte, emancipatorio, frutto del posizionamento critico di Mary Shelley, ma anche, e soprattutto, del potere evocativo di una testualità sempre simbolicamente, e provocatoriamente, aperta. Come nell’Ulisse dantesco, al cuore di tutto vi è una insaziabile sete di conoscenza che però, se mal gestita, può generare sciagure: non è un caso che, più recentemente, Frankenstein e i suoi miti abbiano offerto spunti a Gaston Bachelard e a Bruno Latour per articolare riflessioni ad ampio raggio sui temi del dibattito contemporaneo.File | Dimensione del file | Formato | |
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