La crisi economica dei primi anni novanta e il calo dei tassi di interesse hanno determinato per le banche una contrazione dei volumi intermediati ed una riduzione dei margini di guadagno. Nello stesso tempo l’aumento dell’efficienza dei mercati finanziari ha accresciuto l’attività di negoziazione in valori mobiliari favorendo lo sviluppo di strumenti derivati. A ciò si aggiunge la tendenza al consolidamento delle scadenze che ha interessato sia il lato attivo che quello passivo del bilancio. L’aumento della durata residua delle poste attive, -da ricercare sia nell’espansione del credito al consumo, sia in parte, nella parziale riduzione dell’indebitamento a breve delle imprese affidate- può contribuire al consolidamento delle relazioni di clientela- consentendo di ottenere vantaggi informativi. L’aumento della durata residua del passivo è una costante strutturale del periodo 1989-1999 sia pur attuata avvalendosi di strumenti finanziari diversi: dai pronti contro termine, ai certificati di deposito e, da ultimo, alle obbligazioni particolarmente appetibili per limitare il calo di redditività del portafoglio dei clienti, in una fase di tassi calanti. L’ampliamento del processo di trasformazione delle scadenze pone una duplice serie di problemi: da un lato può causare tensione nella struttura finanziaria a livello di liquidità, dall’altro espone la banca al rischio di tasso. In questa prospettiva si colloca il presente lavoro il cui obiettivo è valutare l’esposizione al rischio di tasso per il periodo 1993-2001 del sistema bancario italiano, sia nel suo complesso sia in funzione delle classi dimensionali in cui è suddiviso. In particolare viene individuato il contributo delle poste fuori bilancio e delle operazioni indicizzate alla formazione della struttura per scadenze di tasso delle banche. Tale struttura consente la determinazione del gap incrementale ponderato. Per avere un quadro, il più possibile disaggregato, delle variabili che influenzano tale grandezza si è proceduto a scindere idealmente l’unitaria gestione bancaria nella componente commerciale ed in quella finanziaria calcolando i rispettivi livelli di esposizione al rischio di tasso. L’evoluzione del gap incrementale ponderato con riferimento sia al complesso della operatività bancaria sia all’area commerciale e a quella finanziaria rappresenta il punto di partenza per valutare il ruolo giocato dalle poste a vista nella gestione del rischio di tasso.Da un punto di vista metodologico, è da sottolineare che si è scelto di basare tale valutazione su dati esclusivamente contabili. In tal modo si coglie solo una dimensione del rischio di tasso, quella reddituale, senza indagare l’impatto sul valore di mercato dei mezzi propri. La scelta è peraltro imposta dall’impossibilità di disporre di tutte le informazioni rilevanti per definire correttamente la duration delle attività e delle passività bancarie.

Il rischio di tasso e il gap commerciale e finanziario: una verifica empirica per le banche italiane

PIATTI, Domenico
2004-01-01

Abstract

La crisi economica dei primi anni novanta e il calo dei tassi di interesse hanno determinato per le banche una contrazione dei volumi intermediati ed una riduzione dei margini di guadagno. Nello stesso tempo l’aumento dell’efficienza dei mercati finanziari ha accresciuto l’attività di negoziazione in valori mobiliari favorendo lo sviluppo di strumenti derivati. A ciò si aggiunge la tendenza al consolidamento delle scadenze che ha interessato sia il lato attivo che quello passivo del bilancio. L’aumento della durata residua delle poste attive, -da ricercare sia nell’espansione del credito al consumo, sia in parte, nella parziale riduzione dell’indebitamento a breve delle imprese affidate- può contribuire al consolidamento delle relazioni di clientela- consentendo di ottenere vantaggi informativi. L’aumento della durata residua del passivo è una costante strutturale del periodo 1989-1999 sia pur attuata avvalendosi di strumenti finanziari diversi: dai pronti contro termine, ai certificati di deposito e, da ultimo, alle obbligazioni particolarmente appetibili per limitare il calo di redditività del portafoglio dei clienti, in una fase di tassi calanti. L’ampliamento del processo di trasformazione delle scadenze pone una duplice serie di problemi: da un lato può causare tensione nella struttura finanziaria a livello di liquidità, dall’altro espone la banca al rischio di tasso. In questa prospettiva si colloca il presente lavoro il cui obiettivo è valutare l’esposizione al rischio di tasso per il periodo 1993-2001 del sistema bancario italiano, sia nel suo complesso sia in funzione delle classi dimensionali in cui è suddiviso. In particolare viene individuato il contributo delle poste fuori bilancio e delle operazioni indicizzate alla formazione della struttura per scadenze di tasso delle banche. Tale struttura consente la determinazione del gap incrementale ponderato. Per avere un quadro, il più possibile disaggregato, delle variabili che influenzano tale grandezza si è proceduto a scindere idealmente l’unitaria gestione bancaria nella componente commerciale ed in quella finanziaria calcolando i rispettivi livelli di esposizione al rischio di tasso. L’evoluzione del gap incrementale ponderato con riferimento sia al complesso della operatività bancaria sia all’area commerciale e a quella finanziaria rappresenta il punto di partenza per valutare il ruolo giocato dalle poste a vista nella gestione del rischio di tasso.Da un punto di vista metodologico, è da sottolineare che si è scelto di basare tale valutazione su dati esclusivamente contabili. In tal modo si coglie solo una dimensione del rischio di tasso, quella reddituale, senza indagare l’impatto sul valore di mercato dei mezzi propri. La scelta è peraltro imposta dall’impossibilità di disporre di tutte le informazioni rilevanti per definire correttamente la duration delle attività e delle passività bancarie.
journal article - articolo
2004
Piatti, Domenico
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