Giambattista Marino, poeta dei Ritratti de La Galeria, si può considerare l’iniziatore del genere della ritrattistica letteraria in versi, non a tutti gli effetti, e segnatamente senza dirimere il problema delle differenze fra le arti, ma anzi ponendolo ed esaltandolo. Intorno a questo nucleo centrale del discorso il saggio mette in luce precedenti e conseguenze relative al confronto tra pittura e poesia. Il dialogo con la bibliografia critica, in particolare Giovanni Pozzi e Amedeo Quondam, ma anche Fumaroli e Pommier, ha permesso di considerare un traguardo, quello raggiunto da Parini nel ritratto dell’Inclita Nice. Si tratta di un traguardo anti-barocco, nel senso che il legame di Parini con le arti figurative e il suo ruolo nella poetica del figurativo conferiscono all’ode una posizione di particolare rilievo, non tanto come esemplare modello neoclassico, ma per la dialettica contrapposizione dell’ ecfrasis all’immagine reale e all’immagine dipinta. Cade il tema mariniano della gara, perché il poeta non ha bisogno del pennello o dell’avorio. Nella sua condizione di malato, vede sorgere l’immagine dalla «calda fantasia», tanto «vivace» che «pareggia il vero». L’immagine della donna non è più indicibile, come nel modello stilnovistico, e in quello petrarchesco, lungamente praticato nella figura della preterizione, ma è resa in un ritratto a tutto tondo, «opra del pensiero», che è in questo testo un momento impareggiabile dell’iconografia neoclassica. Nell’ultimo paragrafo del saggio viene riproposto il tema delle «pellegrine gare» femminili, nei Ritratti di Isabella Teotochi Albrizzi, messi ora a confronto diretto con gli autoritratti poetici dei personaggi allo specchio.
(2004). Riflessioni sulle tipologie del ritratto letterario e il ritratto dell'«Inclita Nice» [journal article - articolo]. In ITALIANISTICA. Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/19904
Riflessioni sulle tipologie del ritratto letterario e il ritratto dell'«Inclita Nice»
DILLON, Matilde
2004-01-01
Abstract
Giambattista Marino, poeta dei Ritratti de La Galeria, si può considerare l’iniziatore del genere della ritrattistica letteraria in versi, non a tutti gli effetti, e segnatamente senza dirimere il problema delle differenze fra le arti, ma anzi ponendolo ed esaltandolo. Intorno a questo nucleo centrale del discorso il saggio mette in luce precedenti e conseguenze relative al confronto tra pittura e poesia. Il dialogo con la bibliografia critica, in particolare Giovanni Pozzi e Amedeo Quondam, ma anche Fumaroli e Pommier, ha permesso di considerare un traguardo, quello raggiunto da Parini nel ritratto dell’Inclita Nice. Si tratta di un traguardo anti-barocco, nel senso che il legame di Parini con le arti figurative e il suo ruolo nella poetica del figurativo conferiscono all’ode una posizione di particolare rilievo, non tanto come esemplare modello neoclassico, ma per la dialettica contrapposizione dell’ ecfrasis all’immagine reale e all’immagine dipinta. Cade il tema mariniano della gara, perché il poeta non ha bisogno del pennello o dell’avorio. Nella sua condizione di malato, vede sorgere l’immagine dalla «calda fantasia», tanto «vivace» che «pareggia il vero». L’immagine della donna non è più indicibile, come nel modello stilnovistico, e in quello petrarchesco, lungamente praticato nella figura della preterizione, ma è resa in un ritratto a tutto tondo, «opra del pensiero», che è in questo testo un momento impareggiabile dell’iconografia neoclassica. Nell’ultimo paragrafo del saggio viene riproposto il tema delle «pellegrine gare» femminili, nei Ritratti di Isabella Teotochi Albrizzi, messi ora a confronto diretto con gli autoritratti poetici dei personaggi allo specchio.Pubblicazioni consigliate
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