Le attività produttive (di beni e servizi) rappresentano quel particolare fenomeno socio-economico, vitale per lo sviluppo di un paese, che coinvolge non soltanto interessi di natura patrimoniale ed economica in senso stretto, ma diritti, interessi e posizioni giuridicamente tutelate di vario genere (dai diritti dei lavoratori alla tutela della concorrenza, dalla protezione dell’ambiente alla sanità). Le procedure amministrative inerenti le attività produttive, però, sono ormai da tempo al centro della riflessione della dottrina e delle attenzioni del legislatore nazionale e comunitario, soprattutto con riferimento alle problematiche conseguenti la scarsa efficienza delle strutture burocratico-amministrative che si occupano, a vario titolo, del governo del sistema. In Italia, come nella maggior parte dei paesi industrializzati, il sovrapporsi di antiche inefficienze burocratiche e di nuove esigenze di regolamentazione, con la conseguente stratificazione di norme settoriali, ha finito con il generare una situazione caotica, fonte di oneri per i cittadini e per le imprese. In particolare l’esigenza di semplificazione nasce, nell’ordinamento italiano, da due fattori. Il primo fattore è dato dal fatto che nelle società moderne (e democratiche) l’ordinamento riconosce tanti interessi meritevoli di tutela. Questi interessi non sono normalmente gerarchizzati dalla legge e quindi il rapporto, la composizione, la ponderazione, il contemperamento fra di essi vengono sempre più spesso realizzati con moduli orizzontali e consensuali e non più, o sempre di meno, con moduli verticali e gerarchici. Il secondo fattore è l’altissimo tasso di dispersione delle funzioni. L’ordinamento italiano è basato su una allocazione delle funzioni che risponde a logiche assai eterogenee e risente soprattutto di un processo di stratificazione nel tempo, per cui non soltanto le diverse funzioni sono male ripartite-distribuite tra le varie amministrazioni, ma spesso la stessa funzione è allocata per frammenti e per particelle fra le diverse amministrazioni. Il lavoro, nella prima parte, partendo dall’analisi della normativa di riferimento delle attività produttive, del processo di semplificazione e decentramento dell’azione amministrativa, affronta la disamina degli strumenti applicativi più utilizzati nell’insediamento di attività produttive cercando di evidenziare come tali strumenti debbano integrarsi e non sovrapporsi all’organizzazione esistente, offrendo alle amministrazioni, anche dal punto di vista programmatorio, lo spunto per ripensare struttura e processi organizzativi a partire dall’esigenza preminente dell’utente. La seconda parte del testo analizza invece, da un punto di vista pratico, le fasi e le procedure utilizzate per l’attivazione di insediamenti produttivi, corredandole da puntuali e completi formulari. La competitività del sistema produttivo, con i connessi problemi, costituisce, quindi, una materia di particolare impegno per gli organi di indirizzo politico-economico dello Stato e quindi per il legislatore. ciò vale, in via generale, in contesti di crescente globalizzazione economica, in cui sempre maggiori sono le interrelazioni tra le varie economie e il confronto tra economie un tempo lontane (ed anche tra di loro isolate) è oggi diventato regola quotidiana di vita economica degli Stati. I problemi della competitività, d’altro canto, non possono essere nemmeno affrontati e risolti facendo perno solo sull’azione dello Stato in senso stretto.

Il quadro di riferimento

MORZENTI PELLEGRINI, Remo
2006-01-01

Abstract

Le attività produttive (di beni e servizi) rappresentano quel particolare fenomeno socio-economico, vitale per lo sviluppo di un paese, che coinvolge non soltanto interessi di natura patrimoniale ed economica in senso stretto, ma diritti, interessi e posizioni giuridicamente tutelate di vario genere (dai diritti dei lavoratori alla tutela della concorrenza, dalla protezione dell’ambiente alla sanità). Le procedure amministrative inerenti le attività produttive, però, sono ormai da tempo al centro della riflessione della dottrina e delle attenzioni del legislatore nazionale e comunitario, soprattutto con riferimento alle problematiche conseguenti la scarsa efficienza delle strutture burocratico-amministrative che si occupano, a vario titolo, del governo del sistema. In Italia, come nella maggior parte dei paesi industrializzati, il sovrapporsi di antiche inefficienze burocratiche e di nuove esigenze di regolamentazione, con la conseguente stratificazione di norme settoriali, ha finito con il generare una situazione caotica, fonte di oneri per i cittadini e per le imprese. In particolare l’esigenza di semplificazione nasce, nell’ordinamento italiano, da due fattori. Il primo fattore è dato dal fatto che nelle società moderne (e democratiche) l’ordinamento riconosce tanti interessi meritevoli di tutela. Questi interessi non sono normalmente gerarchizzati dalla legge e quindi il rapporto, la composizione, la ponderazione, il contemperamento fra di essi vengono sempre più spesso realizzati con moduli orizzontali e consensuali e non più, o sempre di meno, con moduli verticali e gerarchici. Il secondo fattore è l’altissimo tasso di dispersione delle funzioni. L’ordinamento italiano è basato su una allocazione delle funzioni che risponde a logiche assai eterogenee e risente soprattutto di un processo di stratificazione nel tempo, per cui non soltanto le diverse funzioni sono male ripartite-distribuite tra le varie amministrazioni, ma spesso la stessa funzione è allocata per frammenti e per particelle fra le diverse amministrazioni. Il lavoro, nella prima parte, partendo dall’analisi della normativa di riferimento delle attività produttive, del processo di semplificazione e decentramento dell’azione amministrativa, affronta la disamina degli strumenti applicativi più utilizzati nell’insediamento di attività produttive cercando di evidenziare come tali strumenti debbano integrarsi e non sovrapporsi all’organizzazione esistente, offrendo alle amministrazioni, anche dal punto di vista programmatorio, lo spunto per ripensare struttura e processi organizzativi a partire dall’esigenza preminente dell’utente. La seconda parte del testo analizza invece, da un punto di vista pratico, le fasi e le procedure utilizzate per l’attivazione di insediamenti produttivi, corredandole da puntuali e completi formulari. La competitività del sistema produttivo, con i connessi problemi, costituisce, quindi, una materia di particolare impegno per gli organi di indirizzo politico-economico dello Stato e quindi per il legislatore. ciò vale, in via generale, in contesti di crescente globalizzazione economica, in cui sempre maggiori sono le interrelazioni tra le varie economie e il confronto tra economie un tempo lontane (ed anche tra di loro isolate) è oggi diventato regola quotidiana di vita economica degli Stati. I problemi della competitività, d’altro canto, non possono essere nemmeno affrontati e risolti facendo perno solo sull’azione dello Stato in senso stretto.
book chapter - capitolo di libro
2006
MORZENTI PELLEGRINI, Remo
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