E’ noto che la ricerca sul cervello, soprattutto negli ultimi tre decenni, con un approccio interdisciplinare (tra cui la neurologia, la neuroanatomia, la neurofisiologia, neuroimaging, la neuropsicologia, la psicobiologia, la psicologia, l’intelligenza artificiale) ha portato rilevanti contributi metodologici e culturali a uno dei più antichi ed fondamentali problemi scientifici e filosofici, il rapporto tra mente e cervello. L’organizzazione della nostra mente è alquanto complessa ed affascinante al tempo stesso: le nostre conoscenze aumentano di giorno in giorno ma ancora molto rimane da scoprire. Se è vero, da una parte, che i nostri processi mentali sono organizzati in moduli (Fodor, 1983)1 per cui ogni funzione cognitiva (memoria, attenzione, linguaggio ecc.) è relativamente indipendente è altrettanto vero che queste attività cognitive sono strettamente collegate tra di loro e lo dimostra il fatto che in certi pazienti sono selettivamente danneggiate alcune di queste funzioni e non altre. Tutte queste funzioni cognitive sappiamo che non sono più statiche ma si modificano e soprattutto si possono riorganizzare dopo una lesione cerebrale. D’altra parte, si è anche visto che, in fase di recupero funzionale delle funzioni cognitive danneggiate, altre strutture anatomiche, non solo quelle che sottendono la tal funzione, sono direttamente coinvolte nella riorganizzazione delle funzioni danneggiate. Quindi, alcuni processi mentali riconoscono strutture anatomiche simili in tutti gli essere umani e sono frutto dell’evoluzione naturale ma lo studio di pazienti affetti da lesioni cerebrali pongono nuovi quesiti e nuove prospettive di indagine per meglio definire il funzionamento del cervello. Gli studi nell’ambito delle neuroscienze stanno contribuendo a modificare alcune convinzioni che hanno contraddistinto per secoli il nostro pensiero. Si pensi all’attenzione, alla memoria, alle emozioni, alla coscienza.

Persona e mente

RUSCONI, Maria Luisa
2006-01-01

Abstract

E’ noto che la ricerca sul cervello, soprattutto negli ultimi tre decenni, con un approccio interdisciplinare (tra cui la neurologia, la neuroanatomia, la neurofisiologia, neuroimaging, la neuropsicologia, la psicobiologia, la psicologia, l’intelligenza artificiale) ha portato rilevanti contributi metodologici e culturali a uno dei più antichi ed fondamentali problemi scientifici e filosofici, il rapporto tra mente e cervello. L’organizzazione della nostra mente è alquanto complessa ed affascinante al tempo stesso: le nostre conoscenze aumentano di giorno in giorno ma ancora molto rimane da scoprire. Se è vero, da una parte, che i nostri processi mentali sono organizzati in moduli (Fodor, 1983)1 per cui ogni funzione cognitiva (memoria, attenzione, linguaggio ecc.) è relativamente indipendente è altrettanto vero che queste attività cognitive sono strettamente collegate tra di loro e lo dimostra il fatto che in certi pazienti sono selettivamente danneggiate alcune di queste funzioni e non altre. Tutte queste funzioni cognitive sappiamo che non sono più statiche ma si modificano e soprattutto si possono riorganizzare dopo una lesione cerebrale. D’altra parte, si è anche visto che, in fase di recupero funzionale delle funzioni cognitive danneggiate, altre strutture anatomiche, non solo quelle che sottendono la tal funzione, sono direttamente coinvolte nella riorganizzazione delle funzioni danneggiate. Quindi, alcuni processi mentali riconoscono strutture anatomiche simili in tutti gli essere umani e sono frutto dell’evoluzione naturale ma lo studio di pazienti affetti da lesioni cerebrali pongono nuovi quesiti e nuove prospettive di indagine per meglio definire il funzionamento del cervello. Gli studi nell’ambito delle neuroscienze stanno contribuendo a modificare alcune convinzioni che hanno contraddistinto per secoli il nostro pensiero. Si pensi all’attenzione, alla memoria, alle emozioni, alla coscienza.
book chapter - capitolo di libro
2006
Rusconi, Maria Luisa
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