Caratteristica del Preconscio è di essere come l'anticamera del sistema Conscio, al quale, si può dire, il valore spesso affiora, anche se non sembra risiedervi in maniera stabile. Spiegandoci meglio, è esperienza comune come la presa di coscienza dei valori (si vedano i valori della tradizione moderna come giustizia, libertà, solidarietà: egalité, liberté, fraternité della rivoluzione francese) sia spesso il frutto di una crisi da cui passa la coscienza di un individuo sottoposto, per eventi esterni o per esperienze psicologiche, a situazioni di minaccia o perdita del valore medesimo. Bisogno e desiderio sarebbero quindi due facce di una medesima medaglia (la tensione intenzionale propria dell'essere umano) nel suo appartenere alla storia biologica, da un lato (il bisogno), e nel suo essere frutto della propria storia individuale, dall'altro (il desiderio). Sempre da un punto di vista dinamico, il valore incontra sul proprio cammino anche l'ambito della mente umana. La constatazione appena fatta introduce senza quasi soluzione di continuità al terzo momento della dinamica valoriale, nella quale troviamo il complesso dell'intreccio delle relazioni e delle interazioni che accompagnano ogni essere umano. I valori, come Callegari e Massimini (1976) hanno ben indicato, possono pertanto essere considerati i collanti sociali di qualsiasi comunità umana: non può darsi comunanza fra esseri umani (dalla coppia alla nazione) senza che vi sia accomunamento valoriale. I valori sono invece il prodotto della dialettica sociale, regolata dalle leggi civili a livello di individui, gruppi, organizzazioni e istituzioni (Trentini, 1997). Altri autori (Ayer, 1966)) richiamano l’importanza dell’interazione fra gli esseri umani affinché il nucleo della personalità possa esplicarsi, aggiungendo in tal modo il momento sociale al carattere essenzialistico della teoria, senza modificarne, però, l’impianto epistemologico. Come gli attori indossavano per convenzione un volto di creta su cui erano impresse le espressioni stilizzate della gioia, della tristezza, della collera, ecc., così gli esseri umani porterebbero nel proprio atteggiamento verso gli altri un modo di fare e di esprimersi che sia atteso e “gradito” alla società. La persona è per Jung, quindi, l’atteggiamento che gli esseri umani mostrano per adattarsi al mondo sociale. Le varie discipline teoriche possono cioè contribuire, e molto, a mettere in moto quelle dinamiche del pensiero riflettente che favoriscono il potenziarsi delle costruzioni di senso degli esseri umani, promuovendo un lavoro di connessione alla totalità, alla quale l’individuo e il suo contesto storico-sociale sono re-legati (il richiamo al senso etimologico della nozione di “religioso” è del tutto intenzionale). Ciò potrebbe avvenire attraverso quell’impasto di operazioni del sapere che possiamo indicare nei momenti del conoscere, provare, sperimentare, agire. Il tutto fatto reagire nell’ambiente di sviluppo della persona umana costituito dalle relazioni. Le regole e le forme del rapporto dovrebbero quindi aiutare ad individuare i valori sottostanti delle persone che sono implicate in quelle relazioni. Sull’abbrivio della componente etica della relazione, compio un ulteriore passaggio per raccordare ancor meglio l’oggetto di ricerca (le relazioni-i valori-le persone) all’intonazione etica che si intende dare ai piani di indagine. E’ questo anche l’ambito, a mio modo di vedere, della psicologia della salute. Secondo il piano della giustizia retributiva, l'ambito etico della mente viene fatto risalire, sempre seguendo il magistero di Franco Fornari, al codice affettivo paterno e al principio di riconoscimento del “deviante positivo”, che fa sì che chi più merita, più riceverà. Il quinto livello dell'etica dei rapporti chiama in causa il valore della differenza, che per la vita nel suo insieme costituisce la condizione stessa della sua proiettabilità nel tempo (si consideri il fondamentale valore della biodiversità).

Persona e valori: corpo, mente e società

ZATTI, Alberto
2006-01-01

Abstract

Caratteristica del Preconscio è di essere come l'anticamera del sistema Conscio, al quale, si può dire, il valore spesso affiora, anche se non sembra risiedervi in maniera stabile. Spiegandoci meglio, è esperienza comune come la presa di coscienza dei valori (si vedano i valori della tradizione moderna come giustizia, libertà, solidarietà: egalité, liberté, fraternité della rivoluzione francese) sia spesso il frutto di una crisi da cui passa la coscienza di un individuo sottoposto, per eventi esterni o per esperienze psicologiche, a situazioni di minaccia o perdita del valore medesimo. Bisogno e desiderio sarebbero quindi due facce di una medesima medaglia (la tensione intenzionale propria dell'essere umano) nel suo appartenere alla storia biologica, da un lato (il bisogno), e nel suo essere frutto della propria storia individuale, dall'altro (il desiderio). Sempre da un punto di vista dinamico, il valore incontra sul proprio cammino anche l'ambito della mente umana. La constatazione appena fatta introduce senza quasi soluzione di continuità al terzo momento della dinamica valoriale, nella quale troviamo il complesso dell'intreccio delle relazioni e delle interazioni che accompagnano ogni essere umano. I valori, come Callegari e Massimini (1976) hanno ben indicato, possono pertanto essere considerati i collanti sociali di qualsiasi comunità umana: non può darsi comunanza fra esseri umani (dalla coppia alla nazione) senza che vi sia accomunamento valoriale. I valori sono invece il prodotto della dialettica sociale, regolata dalle leggi civili a livello di individui, gruppi, organizzazioni e istituzioni (Trentini, 1997). Altri autori (Ayer, 1966)) richiamano l’importanza dell’interazione fra gli esseri umani affinché il nucleo della personalità possa esplicarsi, aggiungendo in tal modo il momento sociale al carattere essenzialistico della teoria, senza modificarne, però, l’impianto epistemologico. Come gli attori indossavano per convenzione un volto di creta su cui erano impresse le espressioni stilizzate della gioia, della tristezza, della collera, ecc., così gli esseri umani porterebbero nel proprio atteggiamento verso gli altri un modo di fare e di esprimersi che sia atteso e “gradito” alla società. La persona è per Jung, quindi, l’atteggiamento che gli esseri umani mostrano per adattarsi al mondo sociale. Le varie discipline teoriche possono cioè contribuire, e molto, a mettere in moto quelle dinamiche del pensiero riflettente che favoriscono il potenziarsi delle costruzioni di senso degli esseri umani, promuovendo un lavoro di connessione alla totalità, alla quale l’individuo e il suo contesto storico-sociale sono re-legati (il richiamo al senso etimologico della nozione di “religioso” è del tutto intenzionale). Ciò potrebbe avvenire attraverso quell’impasto di operazioni del sapere che possiamo indicare nei momenti del conoscere, provare, sperimentare, agire. Il tutto fatto reagire nell’ambiente di sviluppo della persona umana costituito dalle relazioni. Le regole e le forme del rapporto dovrebbero quindi aiutare ad individuare i valori sottostanti delle persone che sono implicate in quelle relazioni. Sull’abbrivio della componente etica della relazione, compio un ulteriore passaggio per raccordare ancor meglio l’oggetto di ricerca (le relazioni-i valori-le persone) all’intonazione etica che si intende dare ai piani di indagine. E’ questo anche l’ambito, a mio modo di vedere, della psicologia della salute. Secondo il piano della giustizia retributiva, l'ambito etico della mente viene fatto risalire, sempre seguendo il magistero di Franco Fornari, al codice affettivo paterno e al principio di riconoscimento del “deviante positivo”, che fa sì che chi più merita, più riceverà. Il quinto livello dell'etica dei rapporti chiama in causa il valore della differenza, che per la vita nel suo insieme costituisce la condizione stessa della sua proiettabilità nel tempo (si consideri il fondamentale valore della biodiversità).
book chapter - capitolo di libro
2006
Zatti, Alberto
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