L’articolo si chiede, archiviato il referendum del 5 giugno 2006, quanta verità ci sia nello slogan “Torniamo al 1948”. La domanda si pone legittimamente perché, sostiene l’autore, di tutto quello che è stato stabilito con l’entrata in vigore della Costituzione italiana per ora ne è stato applicato ben poco. Infatti, lo spirito che aveva animato la predisposizione della Costituzione, soprattutto l’anima cattolica, aveva portato a porre come punto di partenza imprescindibile la discontinuità con la tradizione statalista e centralista. Infatti, nell’intenzione dei Costituenti e degli articoli così come furono approvati, era chiara la proposta di uno Stato di governo e non di gestione, una Welfare Community e non uno stato etico ed educatore, così come, invece, era stata l’Italia mussoliniana. Alla base delle nuove concezioni anti-statolatre stava una dottrina incardinata attorno alla centralità della persona umana e delle formazioni sociali all’interno delle quali essa si sviluppa; al delegazionismo e alla gerarchizzazione burocratica si sostituivano, almeno a livello di principio, la sussidiarietà orizzontale e quella verticale, che chiamano direttamente in gioco l’autonomia e la responsabilità di ogni soggetto (la persona in primis). L’autore sostiene che tutto ciò non è mai stato attuato a causa del profondo divario fra la cosiddetta “Costituzione formale” (il dettato costituzionale così come è stato scritto) e la “Costituzione sostanziale”, cioè l’ethos sociale e culturale in cui vengono a concretizzarsi i principi presenti sulla Carta. Tale Costituzione materiale, almeno fino ad oggi, si è presentata in forte continuità con la tradizione centralista prefascista e statalista fascista, tanto da porre una forma di resistenza (sia attiva sia passiva) all’applicazione del decentramento amministrativo (previsto già dall’art. 5 della Cost.), così come del compito, spettante alla Repubblica, di promuovere le autonomie locali. Il prodotto sottolinea che questo è il motivo per cui ci troviamo ancora a parlare di ministerialismo.

Quale idea di Stato nella Costituzione formale?

BERTAGNA, Giuseppe
2006-01-01

Abstract

L’articolo si chiede, archiviato il referendum del 5 giugno 2006, quanta verità ci sia nello slogan “Torniamo al 1948”. La domanda si pone legittimamente perché, sostiene l’autore, di tutto quello che è stato stabilito con l’entrata in vigore della Costituzione italiana per ora ne è stato applicato ben poco. Infatti, lo spirito che aveva animato la predisposizione della Costituzione, soprattutto l’anima cattolica, aveva portato a porre come punto di partenza imprescindibile la discontinuità con la tradizione statalista e centralista. Infatti, nell’intenzione dei Costituenti e degli articoli così come furono approvati, era chiara la proposta di uno Stato di governo e non di gestione, una Welfare Community e non uno stato etico ed educatore, così come, invece, era stata l’Italia mussoliniana. Alla base delle nuove concezioni anti-statolatre stava una dottrina incardinata attorno alla centralità della persona umana e delle formazioni sociali all’interno delle quali essa si sviluppa; al delegazionismo e alla gerarchizzazione burocratica si sostituivano, almeno a livello di principio, la sussidiarietà orizzontale e quella verticale, che chiamano direttamente in gioco l’autonomia e la responsabilità di ogni soggetto (la persona in primis). L’autore sostiene che tutto ciò non è mai stato attuato a causa del profondo divario fra la cosiddetta “Costituzione formale” (il dettato costituzionale così come è stato scritto) e la “Costituzione sostanziale”, cioè l’ethos sociale e culturale in cui vengono a concretizzarsi i principi presenti sulla Carta. Tale Costituzione materiale, almeno fino ad oggi, si è presentata in forte continuità con la tradizione centralista prefascista e statalista fascista, tanto da porre una forma di resistenza (sia attiva sia passiva) all’applicazione del decentramento amministrativo (previsto già dall’art. 5 della Cost.), così come del compito, spettante alla Repubblica, di promuovere le autonomie locali. Il prodotto sottolinea che questo è il motivo per cui ci troviamo ancora a parlare di ministerialismo.
journal article - articolo
2006
Bertagna, Giuseppe
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