Nel saggio si illustra brevemente il ruolo assegnato alla lingua materna (o L1) in diverse teorie sull’acquisizione di lingue seconde (L2): con l’ipotesi contrastiva degli anni '50 la lingua materna viene ritenuta responsabile degli errori in lingua seconda; in altre parole, l’errore è l’espressione dell’interferenza delle “abitudini linguistiche” della L1 sulla L2. Negli anni ’70 l’ipotesi contrastiva viene scardinata attraverso il movimento dell’analisi dell’errore e gli studi sull’ordine di acquisizione dei morfemi (ipotesi dell’identità o dello sviluppo parallelo; cfr. i lavori di Dulay e Burt 1973, 1974 e 1975). Intorno agli anni '80 si fa strada una visione più cauta, più prudente nei confronti del ruolo che la L1 può giocare nell'acquisizione della L2. In particolare, l'interferenza non è più vista come un fenomeno di trasporto meccanico di materiale, di forme e significati dalla L1, ma come azione pervasiva più sottile, come influenza indiretta: al proposito si discuterà un esempio relativo all’evitamento delle strutture. Oltre a ridefinire la nozione di interferenza se ne è delimitato il dominio, ossia si sono presi in esame i diversi fattori che determinano l’emergere o meno dell’interferenza: le ricerche in tale prospettiva hanno concluso ad es. che l’interferenza è sensibile ai livelli linguistici di analisi, al livello di competenza raggiuto dall’apprendente e alla distanza tipologica tra le due lingue in contatto: per ognuno di questi fattori si forniscono esempi.

(2004). Il ruolo della lingua materna: dall'analisi contrastiva alle varietà di apprendimento . Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/20166

Il ruolo della lingua materna: dall'analisi contrastiva alle varietà di apprendimento

Valentini, Ada
2004-01-01

Abstract

Nel saggio si illustra brevemente il ruolo assegnato alla lingua materna (o L1) in diverse teorie sull’acquisizione di lingue seconde (L2): con l’ipotesi contrastiva degli anni '50 la lingua materna viene ritenuta responsabile degli errori in lingua seconda; in altre parole, l’errore è l’espressione dell’interferenza delle “abitudini linguistiche” della L1 sulla L2. Negli anni ’70 l’ipotesi contrastiva viene scardinata attraverso il movimento dell’analisi dell’errore e gli studi sull’ordine di acquisizione dei morfemi (ipotesi dell’identità o dello sviluppo parallelo; cfr. i lavori di Dulay e Burt 1973, 1974 e 1975). Intorno agli anni '80 si fa strada una visione più cauta, più prudente nei confronti del ruolo che la L1 può giocare nell'acquisizione della L2. In particolare, l'interferenza non è più vista come un fenomeno di trasporto meccanico di materiale, di forme e significati dalla L1, ma come azione pervasiva più sottile, come influenza indiretta: al proposito si discuterà un esempio relativo all’evitamento delle strutture. Oltre a ridefinire la nozione di interferenza se ne è delimitato il dominio, ossia si sono presi in esame i diversi fattori che determinano l’emergere o meno dell’interferenza: le ricerche in tale prospettiva hanno concluso ad es. che l’interferenza è sensibile ai livelli linguistici di analisi, al livello di competenza raggiuto dall’apprendente e alla distanza tipologica tra le due lingue in contatto: per ognuno di questi fattori si forniscono esempi.
2004
Valentini, Ada
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