Il turismo culturale è stato identificato in alcuni studi recenti come una delle forme di consumo (Richards, 2018) caratterizzata da pervasivi impatti socio-economici e spaziali nelle città e da marcati trend di crescita (UNWTO, 2018). Si tratta di una forma di turismo in cui i viaggiatori si muovono per scoprire, fare esperienza e consumare aspetti legati al patrimonio culturale (sia tangibile che intangibile) proprio della destinazione turistica. Questo patrimonio è costituito da caratteri materiali, intellettuali, spirituali ed emozionali di una comunità insediata in uno specifico territorio (UNWTO, 2017) e definisce una dimensione strettamente locale della pratica di consumo del viaggiatore, basato sull'immediatezza e la non riproducibilità dell’esperienza, strettamente legata al suo svolgimento in un dato contesto. I turisti si muovono per vivere esperienze che possono essere esperite in luoghi specifici ma che trovano una maggiore concentrazione nelle città, come ambiti in cui è maggiore la presenza di emergenze monumentali, occasioni culturali ed eventi e servizi complementari ed integrati. L’aumento degli arrivi e delle presenze di turisti non-business nelle città si manifesta con un aumento della domanda di servizi offerti da strutture ricettive nel loro complesso. Siano esse alberghiere (alberghi o hotel, residenze turistico alberghiere, alberghi diffusi e condhotel) e non alberghiere (case per ferie, foresterie, locande, case e appartamenti per vacanze, bed & breakfast, rifugi e bivacchi e strutture all'aria aperta), sia con il progressivo affermarsi di nuove forme di intermediazione (piattaforme di home-sharing, hospitality exchange, ecc.) che offrono abitazioni in affitto a breve termine. Tali piattaforme veicolano parte della domanda (guest) su forme di ricettività (host) non ancora riconosciute dalla normativa nazionale o locale che sfuggono a forme di controllo e programmazione e, di conseguenza, si pongono sempre più come tema di governance emergente, che le agende dei decisori pubblici devono considerare ai diversi livelli. L’obiettivo del presente contributo è quello di mettere in luce la dimensione dell’offerta di strutture ricettive legate alle piattaforme di home-sharing all'interno delle città medie italiane e di identificare alcuni spunti emergenti per la governance del fenomeno a partire dall'esplorazione degli impatti della loro presenza. Per raggiungere questo obiettivo si è scelto di studiare un caso specifico, la città di Bergamo, e di partire da una ricerca recente realizzata dagli autori.
(2019). Piattaforme di home-sharing e città medie. Geografie dell’offerta e spunti per la governance a partire dal caso di Bergamo [journal article - articolo]. In URBAN DESIGN MAGAZINE. Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/201990
Piattaforme di home-sharing e città medie. Geografie dell’offerta e spunti per la governance a partire dal caso di Bergamo
Paris, Mario;
2019-01-01
Abstract
Il turismo culturale è stato identificato in alcuni studi recenti come una delle forme di consumo (Richards, 2018) caratterizzata da pervasivi impatti socio-economici e spaziali nelle città e da marcati trend di crescita (UNWTO, 2018). Si tratta di una forma di turismo in cui i viaggiatori si muovono per scoprire, fare esperienza e consumare aspetti legati al patrimonio culturale (sia tangibile che intangibile) proprio della destinazione turistica. Questo patrimonio è costituito da caratteri materiali, intellettuali, spirituali ed emozionali di una comunità insediata in uno specifico territorio (UNWTO, 2017) e definisce una dimensione strettamente locale della pratica di consumo del viaggiatore, basato sull'immediatezza e la non riproducibilità dell’esperienza, strettamente legata al suo svolgimento in un dato contesto. I turisti si muovono per vivere esperienze che possono essere esperite in luoghi specifici ma che trovano una maggiore concentrazione nelle città, come ambiti in cui è maggiore la presenza di emergenze monumentali, occasioni culturali ed eventi e servizi complementari ed integrati. L’aumento degli arrivi e delle presenze di turisti non-business nelle città si manifesta con un aumento della domanda di servizi offerti da strutture ricettive nel loro complesso. Siano esse alberghiere (alberghi o hotel, residenze turistico alberghiere, alberghi diffusi e condhotel) e non alberghiere (case per ferie, foresterie, locande, case e appartamenti per vacanze, bed & breakfast, rifugi e bivacchi e strutture all'aria aperta), sia con il progressivo affermarsi di nuove forme di intermediazione (piattaforme di home-sharing, hospitality exchange, ecc.) che offrono abitazioni in affitto a breve termine. Tali piattaforme veicolano parte della domanda (guest) su forme di ricettività (host) non ancora riconosciute dalla normativa nazionale o locale che sfuggono a forme di controllo e programmazione e, di conseguenza, si pongono sempre più come tema di governance emergente, che le agende dei decisori pubblici devono considerare ai diversi livelli. L’obiettivo del presente contributo è quello di mettere in luce la dimensione dell’offerta di strutture ricettive legate alle piattaforme di home-sharing all'interno delle città medie italiane e di identificare alcuni spunti emergenti per la governance del fenomeno a partire dall'esplorazione degli impatti della loro presenza. Per raggiungere questo obiettivo si è scelto di studiare un caso specifico, la città di Bergamo, e di partire da una ricerca recente realizzata dagli autori.File | Dimensione del file | Formato | |
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