Il contributo di Cristina Pasqualini apre, mediante la ricognizione delle più significative tappe della riflessione di Edgar Morin, all’incontro con un modello identitario affascinante ed originale, assolutamente de-centrato rispetto alla tradizione filosofica e umanistica dell’Occidente. E proprio per questo in grado di decostruire le nostre più sedimentate comprensioni e nozioni in tema di identità. La proposta moriniana, che paga proprio la sua originalità con la moneta della “marginalità” rispetto alla geografia ufficiale del sapere, si contraddistingue, innanzitutto, per la sua portata epistemologica. Non è possibile, secondo l’autore, arrivare ad indagare in maniera corretta un oggetto d’analisi come l’identità umana procedendo lungo un unico percorso. Solo la transdisciplinarietà, l’azione sinergica di riflessioni multilaterali e multiprospettiche sanno dischiudere il mistero di quella trinità, laica e sacra ad un tempo, che è l’Homo complexus, sinolo di individualità, specie e società. Anche nel suo approccio al tema dell’identità, Morin ribadisce la necessità di un pensiero complesso e non riduzionista che sappia incontrare il vivo dei suoi oggetti, procedendo, fluidamente come la vita, al di là di ogni reificazione essenzializzante. Di qui la proposta dell’autrice, che mostra in ciò piena fedeltà alla stessa lettera moriniana, di leggerne lo sviluppo delle traiettorie intellettuali in stretto rapporto alle vicende biografiche.
(2005). Complessità e identità umana. L'uomo Morin - L'uomo di Morin [book chapter - capitolo di libro]. Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/20307
Complessità e identità umana. L'uomo Morin - L'uomo di Morin
PASQUALINI, Cristina
2005-01-01
Abstract
Il contributo di Cristina Pasqualini apre, mediante la ricognizione delle più significative tappe della riflessione di Edgar Morin, all’incontro con un modello identitario affascinante ed originale, assolutamente de-centrato rispetto alla tradizione filosofica e umanistica dell’Occidente. E proprio per questo in grado di decostruire le nostre più sedimentate comprensioni e nozioni in tema di identità. La proposta moriniana, che paga proprio la sua originalità con la moneta della “marginalità” rispetto alla geografia ufficiale del sapere, si contraddistingue, innanzitutto, per la sua portata epistemologica. Non è possibile, secondo l’autore, arrivare ad indagare in maniera corretta un oggetto d’analisi come l’identità umana procedendo lungo un unico percorso. Solo la transdisciplinarietà, l’azione sinergica di riflessioni multilaterali e multiprospettiche sanno dischiudere il mistero di quella trinità, laica e sacra ad un tempo, che è l’Homo complexus, sinolo di individualità, specie e società. Anche nel suo approccio al tema dell’identità, Morin ribadisce la necessità di un pensiero complesso e non riduzionista che sappia incontrare il vivo dei suoi oggetti, procedendo, fluidamente come la vita, al di là di ogni reificazione essenzializzante. Di qui la proposta dell’autrice, che mostra in ciò piena fedeltà alla stessa lettera moriniana, di leggerne lo sviluppo delle traiettorie intellettuali in stretto rapporto alle vicende biografiche.Pubblicazioni consigliate
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