Lo sfondo ed il terreno in cui trovare il radicamento per una proposta educativa che intenda far crescere senso e cultura della partecipazione attiva all’avventura delle donne e degli uomini, una proposta educativa che aiuti a fare prendere forma, a atteggiamenti mentali e a pratiche improntate a una cultura dei diritti umani, della democratizzazione, della pace, è quello dell’interdipendenza globale, del dialogo interculturale, della cura della vulnerabile biosfera. È lo sfondo dal quale educare anche al confronto con i temi dell’esercizio della forza, della violenza terroristica, della guerra. Il problema è anzitutto quello di trovare parole giuste, di vita, e a volte di riconquistare le menti, la calma interiore. Problema che accomuna nelle nostre regioni del mondo incerte ed attraversate da un’ansia sorda, noi e i lontani vicini, impegnati a resistere, a riaprire la vita, a volte disperati, rifugiati nei campi, sradicati e miseri. Riusciranno donne e uomini vulnerabili a leggersi dentro, a educarsi, ad ospitare le memorie e le speranze d’altri nelle proprie? Atteggiamento necessario per operare gesti forti e permanenti di inclusione, di attenzione. Gesti il cui valore simbolico attraversi spazi interiori e territori culturali: in modo anche sorprendente, inedito. Attivando pensiero e riflessione, quel pensiero che invece la violenza blocca, cristallizza, pietrifica. La scuola e i giovani che la frequentano rappresentano uno degli osservatori che possono entrare in gioco in una costruzione di letture che possono supportare processi di comprensione, dialogo, progettualità.
Cultura della legalità e diritti umani
LIZZOLA, Ivo
2004-01-01
Abstract
Lo sfondo ed il terreno in cui trovare il radicamento per una proposta educativa che intenda far crescere senso e cultura della partecipazione attiva all’avventura delle donne e degli uomini, una proposta educativa che aiuti a fare prendere forma, a atteggiamenti mentali e a pratiche improntate a una cultura dei diritti umani, della democratizzazione, della pace, è quello dell’interdipendenza globale, del dialogo interculturale, della cura della vulnerabile biosfera. È lo sfondo dal quale educare anche al confronto con i temi dell’esercizio della forza, della violenza terroristica, della guerra. Il problema è anzitutto quello di trovare parole giuste, di vita, e a volte di riconquistare le menti, la calma interiore. Problema che accomuna nelle nostre regioni del mondo incerte ed attraversate da un’ansia sorda, noi e i lontani vicini, impegnati a resistere, a riaprire la vita, a volte disperati, rifugiati nei campi, sradicati e miseri. Riusciranno donne e uomini vulnerabili a leggersi dentro, a educarsi, ad ospitare le memorie e le speranze d’altri nelle proprie? Atteggiamento necessario per operare gesti forti e permanenti di inclusione, di attenzione. Gesti il cui valore simbolico attraversi spazi interiori e territori culturali: in modo anche sorprendente, inedito. Attivando pensiero e riflessione, quel pensiero che invece la violenza blocca, cristallizza, pietrifica. La scuola e i giovani che la frequentano rappresentano uno degli osservatori che possono entrare in gioco in una costruzione di letture che possono supportare processi di comprensione, dialogo, progettualità.Pubblicazioni consigliate
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