Il prodotto è costituito da un’intervista fatta al professor Giuseppe Bertagna sugli strumenti messi in campo dalle isituzioni in tema di orientamento scolastico, universitario e/o professionale. Il contenuto evidenzia le semplificazioni che finora hanno caratterizzato, in Italia, l’orientamento: la riduzione all’ “ora” di orientamento e l’errato concetto di lavoro, inteso come fine della persona anziché come mezzo per la sua valorizzazione, opera della persona medesima, frutto del suo pensiero e della sua azione e, quindi, come giacimento culturale. Circa i problemi sorti con l’introduzione del biennio universitario, secondo tema dell’intervista, il prodotto descrive i due più evidenti limiti del sistema italiano in questo ambito: lo spettro smisurato del numero delle discipline introdotte nelle lauree triennali e specialistiche e la mancanza di un’apprezzata formazione professionale superiore non universitaria. Sottolinea, infine, come rischi di abortire anzitempo quanto previsto dalla legge 53/2003 per costruire anche nel nostro Paese un robusto, qualificato sistema graduale e continuo di istruzione e formazione professionale dai 14 ai 23 anni, concorrenziale ai licei e all’università.
(2004). Chi lavora studia [journal article - articolo]. In AESSE. Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/20438
Chi lavora studia
BERTAGNA, Giuseppe
2004-01-01
Abstract
Il prodotto è costituito da un’intervista fatta al professor Giuseppe Bertagna sugli strumenti messi in campo dalle isituzioni in tema di orientamento scolastico, universitario e/o professionale. Il contenuto evidenzia le semplificazioni che finora hanno caratterizzato, in Italia, l’orientamento: la riduzione all’ “ora” di orientamento e l’errato concetto di lavoro, inteso come fine della persona anziché come mezzo per la sua valorizzazione, opera della persona medesima, frutto del suo pensiero e della sua azione e, quindi, come giacimento culturale. Circa i problemi sorti con l’introduzione del biennio universitario, secondo tema dell’intervista, il prodotto descrive i due più evidenti limiti del sistema italiano in questo ambito: lo spettro smisurato del numero delle discipline introdotte nelle lauree triennali e specialistiche e la mancanza di un’apprezzata formazione professionale superiore non universitaria. Sottolinea, infine, come rischi di abortire anzitempo quanto previsto dalla legge 53/2003 per costruire anche nel nostro Paese un robusto, qualificato sistema graduale e continuo di istruzione e formazione professionale dai 14 ai 23 anni, concorrenziale ai licei e all’università.Pubblicazioni consigliate
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