Note da un lavoro formativo nel carcere di Bergamo con studentesse e studenti universitari. L’incontro personale con la realtà dell’ingiustizia, un incontro che la faccia sentire, con forza e direttamente, dentro di sé, come subita personalmente anche quando vissuta da altri, è una delle “esperienze che ci costituiscono” di cui parla Roberta De Monticelli. Una delle esperienze nelle quali siamo direttamente in gioco: ne va di noi. Essa costituisce nei percorsi di formazione di ragazze e ragazzi quella attesa, quella speranza di giustizia che dà tensione, orientamento, spessore storico e radicamento nel contesto di vita alla libertà personale di ognuno di loro. Rappresenta spesso una svolta nella storia delle persone provare direttamente un’ingiustizia, ed il dolore che ne deriva, come scoprire la forza provocante delle realtà di oppressione e violenza nel mondo, ed anche incontrare lo svuotamento e il dolore sordo nelle vite di giovani e di adulti vittime del nichilismo, dello stordimento morale, dello sfinimento dei legami di convivenza. Specie se questa storia sta cercando, sta provando orientamenti nel mondo. “A cosa posso orientare, finalizzare la mia libertà?” Ebbene, la speranza di giustizia che si costituisce in ogni ragazza e ragazzo nell’incontro con l’ingiustizia, così importante per definire quell’orizzonte di giustizia da perseguire viene provata da una torsione tutta particolare se vive un attraversamento non episodico e un incontro diretto con l’esperienza carceraria. Non deve essere un incontro episodico, perché non resti solo l'impatto emotivo, e con solo alcune delle dimensioni della giustizia e dell'ingiustizia, della violenza, della sofferenza, dei diritti sospesi e di diritti diseguali che impastano l’esperienza umana nel carcere.La torsione di un'esperienza non episodica di diretto contatto con l’esperienza carceraria è dovuta al toccare l’esperienza dell’ingiustizia (o del dolore che ne deriva) “dall’altra parte”: dalla parte di chi è stato attore di ingiustizia, protagonista di comportamenti illegali“È possibile ricostruire una almeno minima fiducia reciproca? E una fiducia in un sé rinnovato?” E confidare su parti di sé che, si sa, dovranno confrontarsi con quanto di negativo, e fragile e malvagio, di sé si è già manifestato? Fare i conti con la propria ombra, e tornare a credere.

(2004). Educazione, colpa e riscatto [journal article - articolo]. In .ECO. Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/20456

Educazione, colpa e riscatto

LIZZOLA, Ivo
2004-01-01

Abstract

Note da un lavoro formativo nel carcere di Bergamo con studentesse e studenti universitari. L’incontro personale con la realtà dell’ingiustizia, un incontro che la faccia sentire, con forza e direttamente, dentro di sé, come subita personalmente anche quando vissuta da altri, è una delle “esperienze che ci costituiscono” di cui parla Roberta De Monticelli. Una delle esperienze nelle quali siamo direttamente in gioco: ne va di noi. Essa costituisce nei percorsi di formazione di ragazze e ragazzi quella attesa, quella speranza di giustizia che dà tensione, orientamento, spessore storico e radicamento nel contesto di vita alla libertà personale di ognuno di loro. Rappresenta spesso una svolta nella storia delle persone provare direttamente un’ingiustizia, ed il dolore che ne deriva, come scoprire la forza provocante delle realtà di oppressione e violenza nel mondo, ed anche incontrare lo svuotamento e il dolore sordo nelle vite di giovani e di adulti vittime del nichilismo, dello stordimento morale, dello sfinimento dei legami di convivenza. Specie se questa storia sta cercando, sta provando orientamenti nel mondo. “A cosa posso orientare, finalizzare la mia libertà?” Ebbene, la speranza di giustizia che si costituisce in ogni ragazza e ragazzo nell’incontro con l’ingiustizia, così importante per definire quell’orizzonte di giustizia da perseguire viene provata da una torsione tutta particolare se vive un attraversamento non episodico e un incontro diretto con l’esperienza carceraria. Non deve essere un incontro episodico, perché non resti solo l'impatto emotivo, e con solo alcune delle dimensioni della giustizia e dell'ingiustizia, della violenza, della sofferenza, dei diritti sospesi e di diritti diseguali che impastano l’esperienza umana nel carcere.La torsione di un'esperienza non episodica di diretto contatto con l’esperienza carceraria è dovuta al toccare l’esperienza dell’ingiustizia (o del dolore che ne deriva) “dall’altra parte”: dalla parte di chi è stato attore di ingiustizia, protagonista di comportamenti illegali“È possibile ricostruire una almeno minima fiducia reciproca? E una fiducia in un sé rinnovato?” E confidare su parti di sé che, si sa, dovranno confrontarsi con quanto di negativo, e fragile e malvagio, di sé si è già manifestato? Fare i conti con la propria ombra, e tornare a credere.
journal article - articolo
2004
Lizzola, Ivo
(2004). Educazione, colpa e riscatto [journal article - articolo]. In .ECO. Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/20456
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