L’altro è un volto, un corpo, uno sguardo, un “io” vulnerabile nella sua umanità. Quando ne parliamo in termini di categorie sociali lo rendiamo un soggetto impersonale e ci sottraiamo all’incontro con lui. Entra questa consapevolezza nelle nostre relazioni? Non è conoscere l’altrui dottrina quello a cui siamo chiamati, ma ad un accostamento all’umanità dell’altro..L’articolo ripercorre i quattro principali approcci della filosofia morale e della teoria politica dell’ultimo decennio al tema della convivenza con stranieri (del multiculturalismo o dell’interculturalità). Si sofferma poi attorno al tema del “fare convivialità” tra stranieri che chiede uno slittamento di paradigma, chiede fraternità, obbligazione, riconoscimento. E, nella fraternità, chiede anche il riconoscimento di quella battaglia interiore che l’essere fratelli provoca e comporta. Significa incontrare gli altri nel loro corpo, nel loro essere “nuda vita”, consegnata (come dice chi riflette in questi anni sulla biopolitica). Nel loro corpo vulnerabile come il mio. Sapere che nel corpo degli altri vive la stessa tensione desiderante e drammatica che attraversa il mio corpo, e farsi reciprocamente vicini riconoscendo questo soprattutto nei luoghi in cui le donne e gli uomini sono quasi del tutto ridotti al loro solo corpo: misurarsi con questo è andare in profondità a ciò che si muove nella storia di ogni donna ogni uomo nell’umano che ci è comune. E chiude sui risultati della sfida educativa cui questo apre.
La convivenza nell'età delle migrazioni
LIZZOLA, Ivo
2004-01-01
Abstract
L’altro è un volto, un corpo, uno sguardo, un “io” vulnerabile nella sua umanità. Quando ne parliamo in termini di categorie sociali lo rendiamo un soggetto impersonale e ci sottraiamo all’incontro con lui. Entra questa consapevolezza nelle nostre relazioni? Non è conoscere l’altrui dottrina quello a cui siamo chiamati, ma ad un accostamento all’umanità dell’altro..L’articolo ripercorre i quattro principali approcci della filosofia morale e della teoria politica dell’ultimo decennio al tema della convivenza con stranieri (del multiculturalismo o dell’interculturalità). Si sofferma poi attorno al tema del “fare convivialità” tra stranieri che chiede uno slittamento di paradigma, chiede fraternità, obbligazione, riconoscimento. E, nella fraternità, chiede anche il riconoscimento di quella battaglia interiore che l’essere fratelli provoca e comporta. Significa incontrare gli altri nel loro corpo, nel loro essere “nuda vita”, consegnata (come dice chi riflette in questi anni sulla biopolitica). Nel loro corpo vulnerabile come il mio. Sapere che nel corpo degli altri vive la stessa tensione desiderante e drammatica che attraversa il mio corpo, e farsi reciprocamente vicini riconoscendo questo soprattutto nei luoghi in cui le donne e gli uomini sono quasi del tutto ridotti al loro solo corpo: misurarsi con questo è andare in profondità a ciò che si muove nella storia di ogni donna ogni uomo nell’umano che ci è comune. E chiude sui risultati della sfida educativa cui questo apre.Pubblicazioni consigliate
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