Il grande fiume italiano è al centro del romanzo di Riccardo Bacchelli e giustifica la riscoperta della categoria del romanzo storico in piena fase di ‘dimissioni’ di questo genere da parte di autori come De Roberto, Pirandello, Tomasi di Lampedusa. Il saggio si sofferma ad analizzare scenari e grandi spazi paesistici fluviali, presenti di volta in volta in valenze ed accezioni diverse, congrue in ogni caso nel vasto panorama tematologico del Colloque internazionale di Gargnano, che ha visto rappresentare simboli e memorie storiche e individuali nei corsi dei fiumi che rigano la superficie terrestre. Francesca Melzi d’Eril ha ricordato nelle pagine introduttive, citando Estérhazy, che «la differenza tra l’acqua e il fiume è che quest’ultimo ha una memoria, un passato, una storia»; in Bacchelli questo aspetto è rappresentato al punto da sostanziare la struttura del romanzo come una ragionata teoria della storia, se non opposta certamente diversa da quella manzoniana, espressa, com’è, nelle immagini del Po nella zona della foce. Le molteplici storie individuali sono convogliate nel letto del grande fiume rappresentato, in modo inconsueto, come un albero rovesciato, con le sorgenti come radici. E qui che l’epopea è ancora possibile, in quanto visione del rapporto tra micro e macrostorie, fusione di acque che attingono ignote risorse provenienti dalla sorgente. (Il saggio è stato ristampato, con alcune varianti in Sentir e meditar. Omaggio a Elena Sala Di Felice, a c. di Laura Sannita Nowé, Francesco Cotticeli,, Roberto Puggioni, Roma, Aracne, 2005, pp. 325-339.).
Il grande solco: il corso del Po e il corso della storia nel "poema molinaresco" di Bacchelli
DILLON, Matilde
2004-01-01
Abstract
Il grande fiume italiano è al centro del romanzo di Riccardo Bacchelli e giustifica la riscoperta della categoria del romanzo storico in piena fase di ‘dimissioni’ di questo genere da parte di autori come De Roberto, Pirandello, Tomasi di Lampedusa. Il saggio si sofferma ad analizzare scenari e grandi spazi paesistici fluviali, presenti di volta in volta in valenze ed accezioni diverse, congrue in ogni caso nel vasto panorama tematologico del Colloque internazionale di Gargnano, che ha visto rappresentare simboli e memorie storiche e individuali nei corsi dei fiumi che rigano la superficie terrestre. Francesca Melzi d’Eril ha ricordato nelle pagine introduttive, citando Estérhazy, che «la differenza tra l’acqua e il fiume è che quest’ultimo ha una memoria, un passato, una storia»; in Bacchelli questo aspetto è rappresentato al punto da sostanziare la struttura del romanzo come una ragionata teoria della storia, se non opposta certamente diversa da quella manzoniana, espressa, com’è, nelle immagini del Po nella zona della foce. Le molteplici storie individuali sono convogliate nel letto del grande fiume rappresentato, in modo inconsueto, come un albero rovesciato, con le sorgenti come radici. E qui che l’epopea è ancora possibile, in quanto visione del rapporto tra micro e macrostorie, fusione di acque che attingono ignote risorse provenienti dalla sorgente. (Il saggio è stato ristampato, con alcune varianti in Sentir e meditar. Omaggio a Elena Sala Di Felice, a c. di Laura Sannita Nowé, Francesco Cotticeli,, Roberto Puggioni, Roma, Aracne, 2005, pp. 325-339.).Pubblicazioni consigliate
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