Economia dell'imperduto di Anne Carson è un saggio in grado di connettere argutamente poesia greca antica e tedesca del Novecento, due autori di spicco lontani nel tempo, Simonide di Ceo (556-468) e Paul Celan (1920-1970), grazie a uno stile che contamina l'analisi testuale e la traduzione in una saggistica letteraria originale, con riflessioni e lessico provenienti anche dalla sfera dell'economia, attraverso una lente socio-antropologica. L'autrice canadese Anne Carson (Toronto 1950), classicista e accademica, negli ultimi decenni è stata riconosciuta dalla critica come una dei maggiori poeti contemporanei. Nei suoi lavori saggistici spazia con approccio comparatistico su varie letterature, facendo spesso perno sul mondo greco, che viene riletto con rinnovate prospettive o diviene strumento fondante l'interpretazione della modernità e della contemporaneità. Il mondo greco è il focus primario anche del saggio qui in esame, come chiarisce il sottotitolo di Economy of the Unlost (Princeton University Press, 1999): Reading Simonides of Ceos with Paul Celan. Economia dell'imperduto si presenta in Italia in un'ottima veste editoriale, con la traduzione limpida di Patrizio Ceccagnoli e un'introduzione di Antonella Anedda, una tra i più importanti poeti dei nostri tempi. Anedda -che già aveva curato Antropologia dell'acqua. Riflessioni sulla natura liquida del linguaggio (Donzelli 2010) con Elisa Biagini e Emmanuela Tandello - nello scritto introduttivo, Un bicchiere di neve, si focalizza sulla parola «imperduto», neologismo con cui Ceccagnoli rende l'unlost originale. Carson traduce a sua volta unverloren, usato da Celan nel discorso di Brema del 1958, riferito alla lingua e nel senso di «perdita delle proprie risposte, attraverso terrificanti afasie, attraverso le mille oscurità di un mortifero parlare». Imperduto è ciò che si perde, eppure non è ancora del tutto perduto, ponendosi nella soglia tra visibile e invisibile. Come sottolinea Anedda, Simonide e Celan sono scelti in quanto poeti testimoni della «perdita di un ordine precedente». Il poeta greco è presentato in bilico tra la società del dono, costituita attraverso rapporti amicali, di ξενία, e il nuovo mondo in cui subentra la merce a misurare tutto, anche i prezzi dei componimenti poetici, che seppe ben sfruttare a suo favore; il poeta germanofono, di origini rumene e ebraiche, risulta invece come sospeso in un orizzonte che pare così irrimediabilmente pervaso da estraneità tanto da negargli l'ascolto e un equilibrio di compromesso con il reale.
(2020). Anne Carson. Economia dell’imperduto. Traduzione dall’inglese di Patrizio Ceccagnoli. Con uno scritto di Antonella Anedda. Milano Utopia Editore 2020 ISBN 979-12-80084-06-4 . In OBLIO. Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/205940
Anne Carson. Economia dell’imperduto. Traduzione dall’inglese di Patrizio Ceccagnoli. Con uno scritto di Antonella Anedda. Milano Utopia Editore 2020 ISBN 979-12-80084-06-4
Ottonello, Francesco
2020-01-01
Abstract
Economia dell'imperduto di Anne Carson è un saggio in grado di connettere argutamente poesia greca antica e tedesca del Novecento, due autori di spicco lontani nel tempo, Simonide di Ceo (556-468) e Paul Celan (1920-1970), grazie a uno stile che contamina l'analisi testuale e la traduzione in una saggistica letteraria originale, con riflessioni e lessico provenienti anche dalla sfera dell'economia, attraverso una lente socio-antropologica. L'autrice canadese Anne Carson (Toronto 1950), classicista e accademica, negli ultimi decenni è stata riconosciuta dalla critica come una dei maggiori poeti contemporanei. Nei suoi lavori saggistici spazia con approccio comparatistico su varie letterature, facendo spesso perno sul mondo greco, che viene riletto con rinnovate prospettive o diviene strumento fondante l'interpretazione della modernità e della contemporaneità. Il mondo greco è il focus primario anche del saggio qui in esame, come chiarisce il sottotitolo di Economy of the Unlost (Princeton University Press, 1999): Reading Simonides of Ceos with Paul Celan. Economia dell'imperduto si presenta in Italia in un'ottima veste editoriale, con la traduzione limpida di Patrizio Ceccagnoli e un'introduzione di Antonella Anedda, una tra i più importanti poeti dei nostri tempi. Anedda -che già aveva curato Antropologia dell'acqua. Riflessioni sulla natura liquida del linguaggio (Donzelli 2010) con Elisa Biagini e Emmanuela Tandello - nello scritto introduttivo, Un bicchiere di neve, si focalizza sulla parola «imperduto», neologismo con cui Ceccagnoli rende l'unlost originale. Carson traduce a sua volta unverloren, usato da Celan nel discorso di Brema del 1958, riferito alla lingua e nel senso di «perdita delle proprie risposte, attraverso terrificanti afasie, attraverso le mille oscurità di un mortifero parlare». Imperduto è ciò che si perde, eppure non è ancora del tutto perduto, ponendosi nella soglia tra visibile e invisibile. Come sottolinea Anedda, Simonide e Celan sono scelti in quanto poeti testimoni della «perdita di un ordine precedente». Il poeta greco è presentato in bilico tra la società del dono, costituita attraverso rapporti amicali, di ξενία, e il nuovo mondo in cui subentra la merce a misurare tutto, anche i prezzi dei componimenti poetici, che seppe ben sfruttare a suo favore; il poeta germanofono, di origini rumene e ebraiche, risulta invece come sospeso in un orizzonte che pare così irrimediabilmente pervaso da estraneità tanto da negargli l'ascolto e un equilibrio di compromesso con il reale.File | Dimensione del file | Formato | |
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