L'articolo analizza alcune delle norme costituzionali che toccano più da vicino e più significativamente la differenza di genere in una duplice prospettiva: utilizzare la Costituzione per riflettere sul genere, da un lato, ma anche utilizzare il genere per riflettere sulla Costituzione, dall’altro. La riflessione si snoda attraverso l’esame di tre diverse disposizioni costituzionali: gli articoli 48 e 51 cost., per rilevare precedenti e presupposti della formulazione degli enunciati normativi; l’art. 37 cost., per comprendere come cambiano le norme –anche quando le disposizioni restano uguali- e cosa si riflette nell’interpretazione giuridica; e di nuovo l’art. 51 cost, per mettere in luce il rapporto complesso tra la norma costituzionale e la sua attuazione. Il rapporto tra donne e costituzione appare, per diversi aspetti, un luogo privilegiato nel quale osservare sia le “radici” che il “cammino” della Costituzione italiana del 1948. Innanzitutto, la piena affermazione del suffragio universale è uno dei più significativi elementi che caratterizzano le origini, e quindi le radici, della carta costituzionale repubblicana; o, quanto meno, è l’elemento più significativo sul piano “istituzionale”, a partire dal fatto che proprio l’evocazione del potere costituente, interamente nuovo, fondato sul suffragio universale segna la prima “costituzione provvisoria”, il decreto legislativo luogotenenziale n. 151 del 1944 , spezzando la continuità con l’ordinamento costituzionale monarchico e statutario precedente. In secondo luogo, l’impianto fortemente innovativo sul terreno dell’uguaglianza fra i sessi delle norme del testo costituzionale entrato in vigore il 1° gennaio 1948 rappresenta efficacemente la novità dell’ispirazione della Costituzione repubblicana e la connessa tensione alla trasformazione; di conseguenza richiede di osservare con attenzione in quali forme e con quali modalità temporali sia avvenuta l’attuazione della Costituzione nella legislazione ordinaria e nell’intera società, percorrendone il cammino. Infine, il rapporto tra donne e costituzione consente di osservare anche le più recenti stagioni costituzionali, gli ultimi sviluppi del cammino della costituzione del 1948: dopo una lenta stagione di attuazione costituzionale, che ha portato progressivamente a compimento il sistema dei nuovi diritti dei cittadini, le riforme di garanzia (Consiglio superiore della magistratura e Corte costituzionale) e gli istituti di nuova concezione (referendum, regioni), tra il 1983 e il 1997 si apre una stagione segnata dalla crisi del sistema dei partiti, che pone all’ordine del giorno del dibattito politico la tensione verso le riforme istituzionali e conduce alla rottura del tabù della riforma della costituzione, senza peraltro produrre revisioni di ampia portata; nel 1999 ha poi inizio una terza fase di vero e proprio riformismo costituzionale, che si prolunga sino all’ampia riscrittura della seconda parte della costituzione al termine della XIV legislatura e che appare percorsa in modo progressivo e crescente da una tensione riformistica maggioritaria (nel senso che la progettazione e l’avvio di processi di revisione costituzionale, anche di ampio respiro, diventano progressivamente indifferenti alla ricerca di un consenso più allargato dell’area della maggioranza di governo e, parallelamente, rinnegano l’orizzonte di un semplice adeguamento del testo originario, aspirando alla rottura della continuità con il patto originario e alla sostituzione radicale e integrale della sua ispirazione). I problemi e le dinamiche della stagione del riformismo costituzionale riguardano direttamente anche alcune più recenti riforme della costituzione rivolte alla costituzionalizzazione espressa del principio di pari opportunità tra uomini e donne, con leggi di revisione costituzionale che hanno imposto la doverosità di politiche di genere come un orientamento generale di merito della legislazione regionale e sul terreno specifico dell’accesso alle cariche elettive, regionali e nazionali, ed agli uffici pubblici.
Donne e costituzione: le radici e il cammino
PEZZINI, Barbara
2007-01-01
Abstract
L'articolo analizza alcune delle norme costituzionali che toccano più da vicino e più significativamente la differenza di genere in una duplice prospettiva: utilizzare la Costituzione per riflettere sul genere, da un lato, ma anche utilizzare il genere per riflettere sulla Costituzione, dall’altro. La riflessione si snoda attraverso l’esame di tre diverse disposizioni costituzionali: gli articoli 48 e 51 cost., per rilevare precedenti e presupposti della formulazione degli enunciati normativi; l’art. 37 cost., per comprendere come cambiano le norme –anche quando le disposizioni restano uguali- e cosa si riflette nell’interpretazione giuridica; e di nuovo l’art. 51 cost, per mettere in luce il rapporto complesso tra la norma costituzionale e la sua attuazione. Il rapporto tra donne e costituzione appare, per diversi aspetti, un luogo privilegiato nel quale osservare sia le “radici” che il “cammino” della Costituzione italiana del 1948. Innanzitutto, la piena affermazione del suffragio universale è uno dei più significativi elementi che caratterizzano le origini, e quindi le radici, della carta costituzionale repubblicana; o, quanto meno, è l’elemento più significativo sul piano “istituzionale”, a partire dal fatto che proprio l’evocazione del potere costituente, interamente nuovo, fondato sul suffragio universale segna la prima “costituzione provvisoria”, il decreto legislativo luogotenenziale n. 151 del 1944 , spezzando la continuità con l’ordinamento costituzionale monarchico e statutario precedente. In secondo luogo, l’impianto fortemente innovativo sul terreno dell’uguaglianza fra i sessi delle norme del testo costituzionale entrato in vigore il 1° gennaio 1948 rappresenta efficacemente la novità dell’ispirazione della Costituzione repubblicana e la connessa tensione alla trasformazione; di conseguenza richiede di osservare con attenzione in quali forme e con quali modalità temporali sia avvenuta l’attuazione della Costituzione nella legislazione ordinaria e nell’intera società, percorrendone il cammino. Infine, il rapporto tra donne e costituzione consente di osservare anche le più recenti stagioni costituzionali, gli ultimi sviluppi del cammino della costituzione del 1948: dopo una lenta stagione di attuazione costituzionale, che ha portato progressivamente a compimento il sistema dei nuovi diritti dei cittadini, le riforme di garanzia (Consiglio superiore della magistratura e Corte costituzionale) e gli istituti di nuova concezione (referendum, regioni), tra il 1983 e il 1997 si apre una stagione segnata dalla crisi del sistema dei partiti, che pone all’ordine del giorno del dibattito politico la tensione verso le riforme istituzionali e conduce alla rottura del tabù della riforma della costituzione, senza peraltro produrre revisioni di ampia portata; nel 1999 ha poi inizio una terza fase di vero e proprio riformismo costituzionale, che si prolunga sino all’ampia riscrittura della seconda parte della costituzione al termine della XIV legislatura e che appare percorsa in modo progressivo e crescente da una tensione riformistica maggioritaria (nel senso che la progettazione e l’avvio di processi di revisione costituzionale, anche di ampio respiro, diventano progressivamente indifferenti alla ricerca di un consenso più allargato dell’area della maggioranza di governo e, parallelamente, rinnegano l’orizzonte di un semplice adeguamento del testo originario, aspirando alla rottura della continuità con il patto originario e alla sostituzione radicale e integrale della sua ispirazione). I problemi e le dinamiche della stagione del riformismo costituzionale riguardano direttamente anche alcune più recenti riforme della costituzione rivolte alla costituzionalizzazione espressa del principio di pari opportunità tra uomini e donne, con leggi di revisione costituzionale che hanno imposto la doverosità di politiche di genere come un orientamento generale di merito della legislazione regionale e sul terreno specifico dell’accesso alle cariche elettive, regionali e nazionali, ed agli uffici pubblici.Pubblicazioni consigliate
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