Se davvero, come suggerisce di fare Charles Musser, vogliamo considerare il cinema nel “più ampio contesto” di quella che chiama “la storia della pratica schermica”, è bene che questo contesto rimanga il più esteso e aperto possibile. Anche più esteso di quanto non suggerisca Musser stesso, che risale fino ad Athanasius Kircher, cioè alla metà del Diciassettesimo secolo. C’è però qualcosa che sembra impedire un’archeologia dello schermo che vada più in profondità. O meglio, gli impedimenti sono di due tipi, seppure tra loro affini. Tutte le più accreditate e documentate storie del concetto di schermo danno infatti per scontati due punti, che sono ormai quasi dei topoi retorici: la novità del significato corrente e “spettacolare” del termine, da una parte, e dall’altra l’origine nordica, cioè non classica, della parola. La puntualità con cui ricorrono questi argomenti ci spinge irresistibilmente a verificarli, o a falsificarli, e a criticare la visione dominante della storia. Non certo solo per il gusto di raddrizzare la genealogia culturale del concetto di schermo, ma soprattutto perché questo ci aprirebbe prospettive inedite e suggestive sul tema che ci interessa.

(2020). “Cernere suavest”. Un’altra (segreta) archeologia dello schermo . Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/209983

“Cernere suavest”. Un’altra (segreta) archeologia dello schermo

Avezzù, Giorgio
2020-01-01

Abstract

Se davvero, come suggerisce di fare Charles Musser, vogliamo considerare il cinema nel “più ampio contesto” di quella che chiama “la storia della pratica schermica”, è bene che questo contesto rimanga il più esteso e aperto possibile. Anche più esteso di quanto non suggerisca Musser stesso, che risale fino ad Athanasius Kircher, cioè alla metà del Diciassettesimo secolo. C’è però qualcosa che sembra impedire un’archeologia dello schermo che vada più in profondità. O meglio, gli impedimenti sono di due tipi, seppure tra loro affini. Tutte le più accreditate e documentate storie del concetto di schermo danno infatti per scontati due punti, che sono ormai quasi dei topoi retorici: la novità del significato corrente e “spettacolare” del termine, da una parte, e dall’altra l’origine nordica, cioè non classica, della parola. La puntualità con cui ricorrono questi argomenti ci spinge irresistibilmente a verificarli, o a falsificarli, e a criticare la visione dominante della storia. Non certo solo per il gusto di raddrizzare la genealogia culturale del concetto di schermo, ma soprattutto perché questo ci aprirebbe prospettive inedite e suggestive sul tema che ci interessa.
2020
Avezzu', Giorgio
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