Ci sono luoghi ed incontri nei quali il pensiero si fa come incerto, sospeso. Non riesce a “portare” luce, o a fare da contenitore, da “forma” della realtà. Tocca, anzi, il suo limite, e non tanto nel significato di “barriera” o di “ostacolo” contro il quale si scontrano i saperi, i concetti, le possibilità tecniche. Quanto, piuttosto, nel significato di soglia, di tratteggio di lineamenti dell’umano, del tempo della vita delle relazioni … Di ciò che di questo nasce, di ciò che di questo resta. L’esperienza della malattia e della vulnerabilità – specie nella realtà della medicina d’emergenza e di confine (la terapia intensiva, la patologia neonatale, l’oncologia, il pronto soccorso, …) - prova il pensiero e la parola fino a questo limite. I paradigmi della bio-medicina, i suoi protocolli terapeutici e le sue “spiegazioni” subiscono quasi una torsione. Devono – come dire? – tornare all’origine, e provare a stare di fronte alla vita, alla morte, al senso. Provare a dire di nuovo. Succede quello che Emmanuel Lévinas nelle prime pagine di Totalità e infinito nota circa le esperienze umane che devono fronteggiare il male e la forza: “la realtà fa a pezzi le parole e le immagini che la nascondono e finisce con l’imporsi nella sua nudità e nella sua durezza”.
Pensare quel che facciamo pensare quel che diciamo
LIZZOLA, Ivo
2007-01-01
Abstract
Ci sono luoghi ed incontri nei quali il pensiero si fa come incerto, sospeso. Non riesce a “portare” luce, o a fare da contenitore, da “forma” della realtà. Tocca, anzi, il suo limite, e non tanto nel significato di “barriera” o di “ostacolo” contro il quale si scontrano i saperi, i concetti, le possibilità tecniche. Quanto, piuttosto, nel significato di soglia, di tratteggio di lineamenti dell’umano, del tempo della vita delle relazioni … Di ciò che di questo nasce, di ciò che di questo resta. L’esperienza della malattia e della vulnerabilità – specie nella realtà della medicina d’emergenza e di confine (la terapia intensiva, la patologia neonatale, l’oncologia, il pronto soccorso, …) - prova il pensiero e la parola fino a questo limite. I paradigmi della bio-medicina, i suoi protocolli terapeutici e le sue “spiegazioni” subiscono quasi una torsione. Devono – come dire? – tornare all’origine, e provare a stare di fronte alla vita, alla morte, al senso. Provare a dire di nuovo. Succede quello che Emmanuel Lévinas nelle prime pagine di Totalità e infinito nota circa le esperienze umane che devono fronteggiare il male e la forza: “la realtà fa a pezzi le parole e le immagini che la nascondono e finisce con l’imporsi nella sua nudità e nella sua durezza”.Pubblicazioni consigliate
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