1. La parola ha costituito per l’uomo l’avvenimento di uno strappo dalla vita animale. Comunque si concepisca la natura di tale “strappo”, �? generalmente ammesso che la parola costituisce un’articolazione in grado di frenare e tenere insieme passioni, interessi, desideri che, lasciati a loro stessi, provocherebbero la distruzione dell’umano. 2. Il rapporto della parola con la città sembra annunciarsi, in questo senso, come originario e strutturante l’esperienza dell’uomo appunto civile. L’ordine civile ha forzato, in tempi arcaici, l’ordine violento delle passioni ricorrendo all’ordine delle stelle concepito con trama stabile ed avvolgente in cui le vite umane sono come incastonate. 3. Il logos greco, in quella sorta di manifesto che �? il primo stasimo dell’Antigone di Sofocle, annuncia la lotta vittoriosa dell’uomo greco che riesce a domare natura ed animali, ma soprattutto �? in grado di andare incontro al futuro non privo di risorse (aporos). Cio�? fornito di previsioni e stratagemmi. «Al di là di ogni speranza (uper elpidas) egli, possedendo l’inventiva dell’arte che �? saggezza (sofon) muove verso il bene o verso il male». In questo modo egli costruisce una super-città (upsipolis) che �? il frutto del legarsi ad una concezione etica della sua esperienza. 4. Un discorso così formulato precede ed �? più radicale di un discorso come progetto di mera analisi e di mera ridefinizione di desideri, pulsioni, interessi. Progetti che, oggi per lo più nella forma di un relativismo liberale, pretenderebbero separare l’ordine delle parole dall’ordine delle cose con il supposto vantaggio di poter dominare entrambi. La città sembra potersi pensare solo come forma delle cose, forma dei rapporti fra cose, Si tratterebbe di riconoscere l’”architettura”, il costruire case come una sorta di “trasfigurazione”, in senso puramente laico, come forma e ordine di esperienze e di rapporti in cui si �? originariamente implicati. Come conforto e/o come problema, comunque in un ordine non manipolabile a piacimento, 5. Tale “implicazione” avviene oggi , dato il logorio delle istituzioni e dei linguaggi tradizionali, nel modo dell’impossibile. Costruire oggi �? un gesto che sembra avvenire intorno all’impossibile dei desideri, dei discorsi, dei legami. Tale impossibile �? forse oggi pensabile come il sacro, nell’accezione non del totalmente diverso ed intoccabile, ma , alla Eliade, come un senso religioso imprendibile, ma attivo nella storia delle culture.

Governo e disordine:la memoria delle stelle

DALMASSO, Gianfranco
2007-01-01

Abstract

1. La parola ha costituito per l’uomo l’avvenimento di uno strappo dalla vita animale. Comunque si concepisca la natura di tale “strappo”, �? generalmente ammesso che la parola costituisce un’articolazione in grado di frenare e tenere insieme passioni, interessi, desideri che, lasciati a loro stessi, provocherebbero la distruzione dell’umano. 2. Il rapporto della parola con la città sembra annunciarsi, in questo senso, come originario e strutturante l’esperienza dell’uomo appunto civile. L’ordine civile ha forzato, in tempi arcaici, l’ordine violento delle passioni ricorrendo all’ordine delle stelle concepito con trama stabile ed avvolgente in cui le vite umane sono come incastonate. 3. Il logos greco, in quella sorta di manifesto che �? il primo stasimo dell’Antigone di Sofocle, annuncia la lotta vittoriosa dell’uomo greco che riesce a domare natura ed animali, ma soprattutto �? in grado di andare incontro al futuro non privo di risorse (aporos). Cio�? fornito di previsioni e stratagemmi. «Al di là di ogni speranza (uper elpidas) egli, possedendo l’inventiva dell’arte che �? saggezza (sofon) muove verso il bene o verso il male». In questo modo egli costruisce una super-città (upsipolis) che �? il frutto del legarsi ad una concezione etica della sua esperienza. 4. Un discorso così formulato precede ed �? più radicale di un discorso come progetto di mera analisi e di mera ridefinizione di desideri, pulsioni, interessi. Progetti che, oggi per lo più nella forma di un relativismo liberale, pretenderebbero separare l’ordine delle parole dall’ordine delle cose con il supposto vantaggio di poter dominare entrambi. La città sembra potersi pensare solo come forma delle cose, forma dei rapporti fra cose, Si tratterebbe di riconoscere l’”architettura”, il costruire case come una sorta di “trasfigurazione”, in senso puramente laico, come forma e ordine di esperienze e di rapporti in cui si �? originariamente implicati. Come conforto e/o come problema, comunque in un ordine non manipolabile a piacimento, 5. Tale “implicazione” avviene oggi , dato il logorio delle istituzioni e dei linguaggi tradizionali, nel modo dell’impossibile. Costruire oggi �? un gesto che sembra avvenire intorno all’impossibile dei desideri, dei discorsi, dei legami. Tale impossibile �? forse oggi pensabile come il sacro, nell’accezione non del totalmente diverso ed intoccabile, ma , alla Eliade, come un senso religioso imprendibile, ma attivo nella storia delle culture.
book chapter - capitolo di libro
2007
Dalmasso, Gianfranco
File allegato/i alla scheda:
Non ci sono file allegati a questa scheda.
Pubblicazioni consigliate

Aisberg ©2008 Servizi bibliotecari, Università degli studi di Bergamo | Terms of use/Condizioni di utilizzo

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10446/21211
Citazioni
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact