Dopo avere presentato gli studi delle e sulle donne, o women’s studies, e sulla ‘libreria’ delle donne, ormai molti e pregevoli anche in Italia, come Lo spazio della crittura. Letterature comparate al femminile, a cura di Tiziana Agostini, Adriana Chemello, Ilaria Crotti, Luisa Ricaldone, Ricciarda Ricorda), [1] il saggio ricorda alcuni aspetti meno noti della trattatistica sulla donna, isolando alcuni filoni di discussione (dalla lettera del 1721 del Signor Abate Antonio Conti, patrizio veneto pubblicato solo nell’edizione delle opere: Prose e poesie, tomo 2° e postumo, Venezia, Pasquali, 1756, all’amico M. Pérelle, che dichiara quelle tesi dell’inferiorità naturale della donna che resistono per tutto il Settecento. Nella bibliografia reazionaria, tra i trattati e le normative sul comportamento delle donne, si nota la ristampa di Agostino Valier, La Istituzione d’ogni stato lodevole delle Donne cristiane, Padova, Comino, 1744, a cura di Gaetano Volpi. Anche da simili premesse si spiegano le molteplici forme del rappresentarsi «ambiguo» del femminile fra Sette e Ottocento e i diversi modi dell’intelligenza delle donne nella scrittura. In particolare viene presentata la figura di Elisabetta Caminer Turra (1751-1796), nota attraverso le Lettere (a cura di Rita Unfer Lukoschik), che attestano l’attività giornalistica e di organizzatrice culturale, in perfetta sintonia con le spinte della cultura illuministica e le particolari esigenze di un pubblico nuovo. Elisabetta Caminer Turra è una personalità femminile, che non nasconde i suoi gusti e non si nasconde dietro le opere; anzi le sue scelte finiscono per rivelarcela. Si veda ad esempio la sua attività di traduttrice teatrale: La Nuova raccolta di composizioni teatrali tradotte da E. Caminer Turra, in Venezia, MDCCLXXIV, a spese di Pietro Savioni, è preceduta da un avvertimento della traduttrice, che è un testo prezioso. [2] Diverso il fondo cospicuo dell’epistolario della bergamasca Lesbia Cidonia: le sue lettere al Bertòla, al Pindemonte, al Bettinelli, a Lorenzo Mascheroni denotano, pur nella varietà dei toni e delle circostanze, un atteggiamento mondano che tende a corrispondere al modello di scrittura alla “Sevigné”, proposto dall’abate Bettinelli. Versatilità, ma anche volubilità dell’umore, hanno fatto parlare di nevrosi femminile in donne che come Lesbia non riescono a nascondere del tutto remore, insoddisfazioni e frustrazioni (il personaggio è più noto come immagine riflessa, come confermano le pagine su Laura e Lesbia di M. Cavazza del Convegno su Lorenzo Mascheroni). Chiude la galleria femminile la celebre ritrattistica di Isabella Teotochi Albrizzi (1779 - 1836). [1] Come il precedente volume di saggi de ‘Il Poligrafo’, a cura di Adriana Chemello e Luisa Ricaldone, Geografie e genealogie letterarie (erudite, biografe, croniste, narratrici, épistolières, utopiste tra Settecento e Ottocento, Padova, 2000, pp.250. [2] Un cenno alla «lucidissima Prefazione della traduttrice» si trova in Arnaldo Bruni e Roberta Turchi, Presentazione in A gara con l’autore. Aspetti della traduzione nel Settecento, a c. di A. B. e R. T., Roma, Bulzoni, 2004, pp. 14-15.

(2007). Un papel ambiguo. Pastoras y autoras entre Arcadia y Ilustraciòn [conference presentation - intervento a convegno]. Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/21504

Un papel ambiguo. Pastoras y autoras entre Arcadia y Ilustraciòn

DILLON, Matilde
2007-01-01

Abstract

Dopo avere presentato gli studi delle e sulle donne, o women’s studies, e sulla ‘libreria’ delle donne, ormai molti e pregevoli anche in Italia, come Lo spazio della crittura. Letterature comparate al femminile, a cura di Tiziana Agostini, Adriana Chemello, Ilaria Crotti, Luisa Ricaldone, Ricciarda Ricorda), [1] il saggio ricorda alcuni aspetti meno noti della trattatistica sulla donna, isolando alcuni filoni di discussione (dalla lettera del 1721 del Signor Abate Antonio Conti, patrizio veneto pubblicato solo nell’edizione delle opere: Prose e poesie, tomo 2° e postumo, Venezia, Pasquali, 1756, all’amico M. Pérelle, che dichiara quelle tesi dell’inferiorità naturale della donna che resistono per tutto il Settecento. Nella bibliografia reazionaria, tra i trattati e le normative sul comportamento delle donne, si nota la ristampa di Agostino Valier, La Istituzione d’ogni stato lodevole delle Donne cristiane, Padova, Comino, 1744, a cura di Gaetano Volpi. Anche da simili premesse si spiegano le molteplici forme del rappresentarsi «ambiguo» del femminile fra Sette e Ottocento e i diversi modi dell’intelligenza delle donne nella scrittura. In particolare viene presentata la figura di Elisabetta Caminer Turra (1751-1796), nota attraverso le Lettere (a cura di Rita Unfer Lukoschik), che attestano l’attività giornalistica e di organizzatrice culturale, in perfetta sintonia con le spinte della cultura illuministica e le particolari esigenze di un pubblico nuovo. Elisabetta Caminer Turra è una personalità femminile, che non nasconde i suoi gusti e non si nasconde dietro le opere; anzi le sue scelte finiscono per rivelarcela. Si veda ad esempio la sua attività di traduttrice teatrale: La Nuova raccolta di composizioni teatrali tradotte da E. Caminer Turra, in Venezia, MDCCLXXIV, a spese di Pietro Savioni, è preceduta da un avvertimento della traduttrice, che è un testo prezioso. [2] Diverso il fondo cospicuo dell’epistolario della bergamasca Lesbia Cidonia: le sue lettere al Bertòla, al Pindemonte, al Bettinelli, a Lorenzo Mascheroni denotano, pur nella varietà dei toni e delle circostanze, un atteggiamento mondano che tende a corrispondere al modello di scrittura alla “Sevigné”, proposto dall’abate Bettinelli. Versatilità, ma anche volubilità dell’umore, hanno fatto parlare di nevrosi femminile in donne che come Lesbia non riescono a nascondere del tutto remore, insoddisfazioni e frustrazioni (il personaggio è più noto come immagine riflessa, come confermano le pagine su Laura e Lesbia di M. Cavazza del Convegno su Lorenzo Mascheroni). Chiude la galleria femminile la celebre ritrattistica di Isabella Teotochi Albrizzi (1779 - 1836). [1] Come il precedente volume di saggi de ‘Il Poligrafo’, a cura di Adriana Chemello e Luisa Ricaldone, Geografie e genealogie letterarie (erudite, biografe, croniste, narratrici, épistolières, utopiste tra Settecento e Ottocento, Padova, 2000, pp.250. [2] Un cenno alla «lucidissima Prefazione della traduttrice» si trova in Arnaldo Bruni e Roberta Turchi, Presentazione in A gara con l’autore. Aspetti della traduzione nel Settecento, a c. di A. B. e R. T., Roma, Bulzoni, 2004, pp. 14-15.
2007
Dillon, Matilde
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