I dottori di ricerca sono, in Italia, assai meno che nei nostri partner economici, politici e culturali, sia in rapporto allo stock totale della forza lavoro che in termini di flusso annuale di diplomati. È quindi del tutto sensato aumentare il loro numero, anche se occorre contestualmente creare per loro adeguate opportunità professionali. I dottorandi sono ugualmente divisi per genere, con una lieve maggioranza femminile in Italia (52 e 48 per cento), ma si riscontra ancora una preponderanza di uomini nelle materie Science, Technology, Engineering and Maths (STEM). I corsi di dottorato ospitano anche un 15 per cento di studenti stranieri, assai meno di quanto accade in paesi con sistemi di formazione avanzata più attrattivi del nostro. Accogliamo studenti provenienti prevalentemente da paesi emergenti, mentre quelli che provengono da altri paesi europei sono una minoranza. C’è un numero consistente di studenti italiani che svolge il proprio dottorato presso Università straniere e le mete preferite sono il Nord Europa e il Nord America. Per quanto il tasso di occupazione di chi consegue il dottorato sia molto elevato, e superiore a quello dei laureati, una parte consistente non ritiene di utilizzare le competenze acquisite; un’altra parte trova migliori opportunità professionali fuori dall’Italia. La scelta di lavorare all’estero riguarda in modo particolare i dottori di ricerca nelle STEM, il che pone un dilemma alla politica della ricerca: occorre aumentare il numero dei posti in queste materie pur sapendo che molti di loro non troveranno adeguate opportunità professionali nel Paese? Quali sono, di conseguenza, le azioni di politica scientifica, economica e industriale necessarie per poter poi assorbire adeguatamente queste risorse umane nel mercato del lavoro nazionale? È anche da segnalare che le retribuzioni dei dottori di ricerca all’estero sono significativamente più elevate di quelle percepite in Italia. Si nota inoltre una preoccupante differenza salariale tra dottori e dottoresse di ricerca in Italia, persistente in tutte le aree disciplinari.
(2021). Il Dottorato di Ricerca: una valutazione . Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/228265
Il Dottorato di Ricerca: una valutazione
Mariella, Vitantonio;
2021-01-01
Abstract
I dottori di ricerca sono, in Italia, assai meno che nei nostri partner economici, politici e culturali, sia in rapporto allo stock totale della forza lavoro che in termini di flusso annuale di diplomati. È quindi del tutto sensato aumentare il loro numero, anche se occorre contestualmente creare per loro adeguate opportunità professionali. I dottorandi sono ugualmente divisi per genere, con una lieve maggioranza femminile in Italia (52 e 48 per cento), ma si riscontra ancora una preponderanza di uomini nelle materie Science, Technology, Engineering and Maths (STEM). I corsi di dottorato ospitano anche un 15 per cento di studenti stranieri, assai meno di quanto accade in paesi con sistemi di formazione avanzata più attrattivi del nostro. Accogliamo studenti provenienti prevalentemente da paesi emergenti, mentre quelli che provengono da altri paesi europei sono una minoranza. C’è un numero consistente di studenti italiani che svolge il proprio dottorato presso Università straniere e le mete preferite sono il Nord Europa e il Nord America. Per quanto il tasso di occupazione di chi consegue il dottorato sia molto elevato, e superiore a quello dei laureati, una parte consistente non ritiene di utilizzare le competenze acquisite; un’altra parte trova migliori opportunità professionali fuori dall’Italia. La scelta di lavorare all’estero riguarda in modo particolare i dottori di ricerca nelle STEM, il che pone un dilemma alla politica della ricerca: occorre aumentare il numero dei posti in queste materie pur sapendo che molti di loro non troveranno adeguate opportunità professionali nel Paese? Quali sono, di conseguenza, le azioni di politica scientifica, economica e industriale necessarie per poter poi assorbire adeguatamente queste risorse umane nel mercato del lavoro nazionale? È anche da segnalare che le retribuzioni dei dottori di ricerca all’estero sono significativamente più elevate di quelle percepite in Italia. Si nota inoltre una preoccupante differenza salariale tra dottori e dottoresse di ricerca in Italia, persistente in tutte le aree disciplinari.File | Dimensione del file | Formato | |
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