L’antropologia, come molte scienze umane, fonda la riflessività del proprio sapere sulla capacità di sviluppare una vigilanza critica. Parlare di ‘critica’, tuttavia, non vuol dire riuscire immediatamente a riconoscersi in una scuola o in un approccio specifico. Negli ultimi anni, il dibattito intorno alla ‘postura critica’ dell’antropologia si è mosso in varie direzioni, mentre i vari studiosi cercavano un appoggio teorico in tradizioni filosofiche e sociologiche eterogenee. Sono critici i marxisti, i foucaultiani, gli agambeniani; sono critici gli studi post-coloniali e i cultural studies. Altri ancora, tuttavia, hanno voluto suggerire che la forza critica dell’antropologia risiede primariamente nel suo metodo, che produce descrizioni articolate dei mondi sociali e, in questo modo, ne comprende e ne interpreta la ‘grana sottile’. Tra i pensatori che maggiormente hanno seguito quest’ultima strada, Didier Fassin è quello che, forse, prima di tutti è riuscito a poggiarsi su una letteratura complessa e vasta – quella foucaultiana – e riproporre, in modo quanto mai attuale i nuclei essenziali di una nuova forma di criticismo ispirata dal filosofo francese. Questo saggio tratta delle poste in gioco di questo approccio, analizzando i trascendentali della nostra disciplina: la problematizzazione e la denaturalizzazione degli oggetti sociali.
(2019). «Qu'est-ce que la critique?». Didier Fassin e l'"attitude critique" in antropologia [journal article - articolo]. In LARES. Retrieved from https://hdl.handle.net/10446/233741
«Qu'est-ce que la critique?». Didier Fassin e l'"attitude critique" in antropologia
Quarta, Luigigiovanni
2019-01-01
Abstract
L’antropologia, come molte scienze umane, fonda la riflessività del proprio sapere sulla capacità di sviluppare una vigilanza critica. Parlare di ‘critica’, tuttavia, non vuol dire riuscire immediatamente a riconoscersi in una scuola o in un approccio specifico. Negli ultimi anni, il dibattito intorno alla ‘postura critica’ dell’antropologia si è mosso in varie direzioni, mentre i vari studiosi cercavano un appoggio teorico in tradizioni filosofiche e sociologiche eterogenee. Sono critici i marxisti, i foucaultiani, gli agambeniani; sono critici gli studi post-coloniali e i cultural studies. Altri ancora, tuttavia, hanno voluto suggerire che la forza critica dell’antropologia risiede primariamente nel suo metodo, che produce descrizioni articolate dei mondi sociali e, in questo modo, ne comprende e ne interpreta la ‘grana sottile’. Tra i pensatori che maggiormente hanno seguito quest’ultima strada, Didier Fassin è quello che, forse, prima di tutti è riuscito a poggiarsi su una letteratura complessa e vasta – quella foucaultiana – e riproporre, in modo quanto mai attuale i nuclei essenziali di una nuova forma di criticismo ispirata dal filosofo francese. Questo saggio tratta delle poste in gioco di questo approccio, analizzando i trascendentali della nostra disciplina: la problematizzazione e la denaturalizzazione degli oggetti sociali.File | Dimensione del file | Formato | |
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