Il grande fervore costruttivo che interessa la diocesi di Spoleto sul volgere del XII secolo ha come tratto qualificante l’ispirazione classica degli ornati scultorei, che soprattutto nelle facciate degli edifici sacri vengono collocati in funzione non solo decorativa ma anche organizzativa. In tale fenomeno s’inseriscono alcuni casi limite in cui la vaga o concreta ispirazione classica cede il passo alla palese imitazione di motivi antichi, resa possibile dalla sussistenza nel territorio di probabili modelli. Se certa storiografia ha finito per coinvolgere in questa ristretta esperienza numerosi portali decorati da tralci d’acanto (partecipi piuttosto della generica e discussa cultura antichizzante dell’epoca), l’esame specifico delle opere più problematiche mostra i limiti del tentativo di determinare la natura e la cronologia di manufatti tanto mimetici sulla base del dato stilistico. Una volta circoscritto il fenomeno, ciò che emerge è la continuità di un repertorio ornamentale ereditato dall’antichità ed utilizzato in particolare per elaborare uno schema riconoscibile nell’impaginazione delle facciate. Il risultato sarà a partire dal Duecento sottoposto ad una progressiva rielaborazione che, pur stemperando ogni esuberanza decorativa in favore di una più moderna impronta gotica, non dimenticherà le radici classiche dei singoli elementi ornamentali, presenti quale nobile memoria dell’antico e della tradizione locale.
(2010). Ispirazione classica e nuove prospettive nella scultura architettonica dell'Umbria medievale [journal article - articolo]. In HORTUS ARTIUM MEDIEVALIUM. Retrieved from https://hdl.handle.net/10446/235113
Ispirazione classica e nuove prospettive nella scultura architettonica dell'Umbria medievale
Gangemi, Francesco
2010-01-01
Abstract
Il grande fervore costruttivo che interessa la diocesi di Spoleto sul volgere del XII secolo ha come tratto qualificante l’ispirazione classica degli ornati scultorei, che soprattutto nelle facciate degli edifici sacri vengono collocati in funzione non solo decorativa ma anche organizzativa. In tale fenomeno s’inseriscono alcuni casi limite in cui la vaga o concreta ispirazione classica cede il passo alla palese imitazione di motivi antichi, resa possibile dalla sussistenza nel territorio di probabili modelli. Se certa storiografia ha finito per coinvolgere in questa ristretta esperienza numerosi portali decorati da tralci d’acanto (partecipi piuttosto della generica e discussa cultura antichizzante dell’epoca), l’esame specifico delle opere più problematiche mostra i limiti del tentativo di determinare la natura e la cronologia di manufatti tanto mimetici sulla base del dato stilistico. Una volta circoscritto il fenomeno, ciò che emerge è la continuità di un repertorio ornamentale ereditato dall’antichità ed utilizzato in particolare per elaborare uno schema riconoscibile nell’impaginazione delle facciate. Il risultato sarà a partire dal Duecento sottoposto ad una progressiva rielaborazione che, pur stemperando ogni esuberanza decorativa in favore di una più moderna impronta gotica, non dimenticherà le radici classiche dei singoli elementi ornamentali, presenti quale nobile memoria dell’antico e della tradizione locale.File | Dimensione del file | Formato | |
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