Il saggio propone una lettura del romanzo di Riccardo Bacchelli, "Mal d’Africa" (1934), sorretta da una disanima della sua copiosa produzione novellistica, per restituire a questo testo la sua giusta centralità nella narrativa coloniale italiana degli anni Trenta. Va rilevato che le recenti mappature del genere (cfr. "Generi coloniali", num. monografico di “Nuovi argomenti”, n. 43, 2008) trascurano inspiegabilmente il lavoro bacchelliano, forse per la complessità e l’originalità estrema della posizione ideologica assunta dall’autore sulla questione spinosa dell’imperialismo italiano. L’inedito rilevamento delle occorrenze musicali nel romanzo mostra chiaramente che Bacchelli, attento conoscitore della tradizione operistica nazionale ma anche osservatore severo dei risultati recenti dell’antropologia musicale europea, intende denunciare, con un sottile gioco ironico che lo sottrae alle strette della severa censura di regime, il supporto indiretto fornito dalle elite culturali al disegno imperialista italiano e l’infondatezza di un progetto di rigenerazione dell’Africa, che si traduceva, di fatto, in una lettura travisata dei dati antropologici e nella programmatica cancellazione della cultura africana più autentica. Bacchelli rappresenta in questo senso una voce fuori dal coro, vuoi per la tempestiva presa di distanza dagli entusiasmi imperialistici degli anni Trenta, vuoi per la sottile ma acuta condanna dell’ideologia coloniale italiana.
Rossini tra i cannibali. Riccardo Bacchelli e l'Africa equatoriale
SIRTORI, Marco
2009-01-01
Abstract
Il saggio propone una lettura del romanzo di Riccardo Bacchelli, "Mal d’Africa" (1934), sorretta da una disanima della sua copiosa produzione novellistica, per restituire a questo testo la sua giusta centralità nella narrativa coloniale italiana degli anni Trenta. Va rilevato che le recenti mappature del genere (cfr. "Generi coloniali", num. monografico di “Nuovi argomenti”, n. 43, 2008) trascurano inspiegabilmente il lavoro bacchelliano, forse per la complessità e l’originalità estrema della posizione ideologica assunta dall’autore sulla questione spinosa dell’imperialismo italiano. L’inedito rilevamento delle occorrenze musicali nel romanzo mostra chiaramente che Bacchelli, attento conoscitore della tradizione operistica nazionale ma anche osservatore severo dei risultati recenti dell’antropologia musicale europea, intende denunciare, con un sottile gioco ironico che lo sottrae alle strette della severa censura di regime, il supporto indiretto fornito dalle elite culturali al disegno imperialista italiano e l’infondatezza di un progetto di rigenerazione dell’Africa, che si traduceva, di fatto, in una lettura travisata dei dati antropologici e nella programmatica cancellazione della cultura africana più autentica. Bacchelli rappresenta in questo senso una voce fuori dal coro, vuoi per la tempestiva presa di distanza dagli entusiasmi imperialistici degli anni Trenta, vuoi per la sottile ma acuta condanna dell’ideologia coloniale italiana.Pubblicazioni consigliate
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