L’articolo mette in luce come la riforma Cartabia riferita all’arbitrato abbia un duplice scopo: da un lato, incentivare il ricorso agli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie; dall’altro, migliorare la qualità della giustizia arbitrale attraverso norme più trasparenti, efficaci e moderne. Una delle novità più rilevanti è la formalizzazione della translatio iudicii, cioè la possibilità di trasferire le controversie tra giudizio ordinario e arbitrale. Viene sancito che la domanda arbitrale produce gli stessi effetti sostanziali della domanda giudiziale, garantendo continuità agli atti processuali anche in caso di spostamento della causa tra i due fori. Questo intervento risponde a una lunga attesa di chiarezza normativa, richiesta da dottrina e giurisprudenza. Sul fronte della trasparenza e dell’indipendenza degli arbitri, la riforma introduce il duty of disclosure, obbligando gli arbitri a dichiarare eventuali conflitti di interesse o circostanze che potrebbero compromettere la loro imparzialità. In mancanza di tali dichiarazioni, è prevista la possibilità per le parti di chiedere la decadenza dell’arbitro. Questa misura mira a rafforzare la fiducia delle parti nella procedura arbitrale, in linea con le migliori prassi internazionali. Un’altra significativa innovazione riguarda il riconoscimento, agli arbitri rituali, del potere di adottare misure cautelari. Questo sviluppo rappresenta una svolta nel sistema italiano, superando il tradizionale divieto e allineando l’arbitrato al processo ordinario in termini di tutela delle parti. Tuttavia, la fase di attuazione delle misure rimane affidata al giudice ordinario, confermando la natura privata della funzione arbitrale e la sua mancanza di poteri coercitivi. L’autrice si sofferma anche sul riordino della disciplina dell’arbitrato societario, trasferita nel codice di procedura civile. La riforma rende più omogenee le regole tra arbitrato societario e di diritto comune, migliorando la consultabilità delle norme e rendendo il sistema più coerente.
(2022). Commento alle novità in materia di arbitrato introdotte dal decreto legislativo n. 10 ottobre 2022, n. 149 [journal article - articolo]. In JUDICIUM. Retrieved from https://hdl.handle.net/10446/238976
Commento alle novità in materia di arbitrato introdotte dal decreto legislativo n. 10 ottobre 2022, n. 149
Giorgetti, Mariacarla
2022-11-09
Abstract
L’articolo mette in luce come la riforma Cartabia riferita all’arbitrato abbia un duplice scopo: da un lato, incentivare il ricorso agli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie; dall’altro, migliorare la qualità della giustizia arbitrale attraverso norme più trasparenti, efficaci e moderne. Una delle novità più rilevanti è la formalizzazione della translatio iudicii, cioè la possibilità di trasferire le controversie tra giudizio ordinario e arbitrale. Viene sancito che la domanda arbitrale produce gli stessi effetti sostanziali della domanda giudiziale, garantendo continuità agli atti processuali anche in caso di spostamento della causa tra i due fori. Questo intervento risponde a una lunga attesa di chiarezza normativa, richiesta da dottrina e giurisprudenza. Sul fronte della trasparenza e dell’indipendenza degli arbitri, la riforma introduce il duty of disclosure, obbligando gli arbitri a dichiarare eventuali conflitti di interesse o circostanze che potrebbero compromettere la loro imparzialità. In mancanza di tali dichiarazioni, è prevista la possibilità per le parti di chiedere la decadenza dell’arbitro. Questa misura mira a rafforzare la fiducia delle parti nella procedura arbitrale, in linea con le migliori prassi internazionali. Un’altra significativa innovazione riguarda il riconoscimento, agli arbitri rituali, del potere di adottare misure cautelari. Questo sviluppo rappresenta una svolta nel sistema italiano, superando il tradizionale divieto e allineando l’arbitrato al processo ordinario in termini di tutela delle parti. Tuttavia, la fase di attuazione delle misure rimane affidata al giudice ordinario, confermando la natura privata della funzione arbitrale e la sua mancanza di poteri coercitivi. L’autrice si sofferma anche sul riordino della disciplina dell’arbitrato societario, trasferita nel codice di procedura civile. La riforma rende più omogenee le regole tra arbitrato societario e di diritto comune, migliorando la consultabilità delle norme e rendendo il sistema più coerente.File | Dimensione del file | Formato | |
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