L’immigrazione di cittadini cinesi in Italia è un fenomeno che negli ultimi venti anni ha subito una forte accelerazione, portando la loro comunità ai primi posti come numero di presenze. Accanto ai migranti per motivi di lavoro, negli ultimi anni è cresciuto anche il numero di studenti cinesi iscritti nelle università italiane. Dal 2004 infatti è operativo un progetto, denominato “Marco Polo”, che punta ad agevolare l’arrivo di giovani cinesi per frequentare corsi universitari in Italia. L’alta percentuale di cinesi sul territorio italiano e l’urgenza di insegnare loro la nostra lingua hanno determinato la necessità di portare avanti studi sulla didattica dell’italiano, con particolare riferimento alle necessità degli apprendenti sinofoni. Infatti, accanto alle profonde differenze culturali, la lingua cinese presenta determinate peculiarità, grammaticali e fonetiche; queste, in fenomeni di interferenza linguistica, influenzano in modo sistematico il processo di apprendimento dell’italiano e possono spiegare le maggiori difficoltà che i sinofoni incontrano. Numerose cominciano ad essere le indagini che riguardano il processo di apprendimento dell’italiano da parte di immigrati cinesi per motivi di lavoro o di minori cinesi nati e/o cresciuti in Italia. Tuttavia, le caratteristiche che informano il processo di apprendimento di questi soggetti sono diverse da quelle degli studenti universitari cinesi. Questi ultimi infatti hanno spesso una diversa e più elevata preparazione culturale di base; studiano, o si preparano a studiare, in un ambito accademico, e ad esso adeguata è la lingua che devono imparare a padroneggiare. Anche il tempo loro richiesto per apprendere l’italiano talora è ridotto rispetto a chi già in Italia lavora e può permettersi di esprimersi in maniera sufficientemente efficace anche con una forma linguistica semplificata. Le necessità di questa particolare categoria di sinofoni (che per brevità chiameremo “universitari cinesi”), che apprendono l’italiano L2/LS anche frequentando corsi e non solo in modo spontaneo, giustificano modalità di didattica specifiche; fra queste, potrebbe essere consigliabile anche la didattica esplicita della grammatica italiana. Il sempre mutevole ruolo della didattica della grammatica nei diversi approcci glottodidattici che si sono susseguiti fin dall’Ottocento ad oggi è stato descritto in numerosi studi. Questi in generale sottolineano l’importanza della didattica esplicita della grammatica, anche se con modalità molto differenti dall’approccio traduttivo che ha dominato la glottodidattica almeno fino al XIX secolo. Per quanto riguarda gli universitari cinesi, in questa sede si ipotizza che tuttavia non basti limitare la didattica della grammatica a mere e sporadiche segnalazioni di regole grammaticali, a sorte di rubriche, come spesso sono configurate nei manuali di lingua italiana per stranieri, quando non sono assenti del tutto. Gli universitari cinesi probabilmente necessitano di un corso specifico di grammatica esplicita. In mancanza di questo, si ritiene che almeno le indicazioni grammaticali comprese in un generale corso di italiano tengano conto di alcune particolarità della lingua cinese e sperimentino certe soluzioni che qui si propongono. Difficoltà particolarmente impervie per i cinesi sono costituite, oltre che dalle regole della morfologia, anche da quelle della sintassi della proposizione e del periodo; queste vengono prepotentemente alla luce nel momento in cui esse sono oggetto di insegnamento esplicito e di verifica diretta. Alla base di ciò vi può essere una effettiva difficoltà di acquisire e/o apprendere determinate regole, dovuta alla distanza tipologica fra le due lingue; tuttavia, un ruolo potrebbe essere giocato anche da un’atteggiamento specifico della cultura cinese, radicato in essa, verso la stessa materia della grammatica. Pertanto risulta necessario riflettere sulla motivazione per cui la grammatica italiana risulta così ardua da comprendere per i sinofoni e su possibili strategie per rendere più efficace il suo insegnamento. Si ritiene che il primo passo in questa direzione sia quello di meditare su quale sia il rapporto fra i cinesi e la disciplina della grammatica, quale sia lo status di questa branca della linguistica in Cina e le modalità del suo insegnamento: anche in questo modo si potrebbe comprendere meglio quale sia l’atteggiamento con il quale effettivamente un sinofono apprendente l’italiano L2/LS si pone verso la grammatica.
(2010). I cinesi e la grammatica. Una proposta per insegnare la grammatica italiana a sinofoni . Retrieved from https://hdl.handle.net/10446/239996
I cinesi e la grammatica. Una proposta per insegnare la grammatica italiana a sinofoni
Pellin, Tommaso
2010-01-01
Abstract
L’immigrazione di cittadini cinesi in Italia è un fenomeno che negli ultimi venti anni ha subito una forte accelerazione, portando la loro comunità ai primi posti come numero di presenze. Accanto ai migranti per motivi di lavoro, negli ultimi anni è cresciuto anche il numero di studenti cinesi iscritti nelle università italiane. Dal 2004 infatti è operativo un progetto, denominato “Marco Polo”, che punta ad agevolare l’arrivo di giovani cinesi per frequentare corsi universitari in Italia. L’alta percentuale di cinesi sul territorio italiano e l’urgenza di insegnare loro la nostra lingua hanno determinato la necessità di portare avanti studi sulla didattica dell’italiano, con particolare riferimento alle necessità degli apprendenti sinofoni. Infatti, accanto alle profonde differenze culturali, la lingua cinese presenta determinate peculiarità, grammaticali e fonetiche; queste, in fenomeni di interferenza linguistica, influenzano in modo sistematico il processo di apprendimento dell’italiano e possono spiegare le maggiori difficoltà che i sinofoni incontrano. Numerose cominciano ad essere le indagini che riguardano il processo di apprendimento dell’italiano da parte di immigrati cinesi per motivi di lavoro o di minori cinesi nati e/o cresciuti in Italia. Tuttavia, le caratteristiche che informano il processo di apprendimento di questi soggetti sono diverse da quelle degli studenti universitari cinesi. Questi ultimi infatti hanno spesso una diversa e più elevata preparazione culturale di base; studiano, o si preparano a studiare, in un ambito accademico, e ad esso adeguata è la lingua che devono imparare a padroneggiare. Anche il tempo loro richiesto per apprendere l’italiano talora è ridotto rispetto a chi già in Italia lavora e può permettersi di esprimersi in maniera sufficientemente efficace anche con una forma linguistica semplificata. Le necessità di questa particolare categoria di sinofoni (che per brevità chiameremo “universitari cinesi”), che apprendono l’italiano L2/LS anche frequentando corsi e non solo in modo spontaneo, giustificano modalità di didattica specifiche; fra queste, potrebbe essere consigliabile anche la didattica esplicita della grammatica italiana. Il sempre mutevole ruolo della didattica della grammatica nei diversi approcci glottodidattici che si sono susseguiti fin dall’Ottocento ad oggi è stato descritto in numerosi studi. Questi in generale sottolineano l’importanza della didattica esplicita della grammatica, anche se con modalità molto differenti dall’approccio traduttivo che ha dominato la glottodidattica almeno fino al XIX secolo. Per quanto riguarda gli universitari cinesi, in questa sede si ipotizza che tuttavia non basti limitare la didattica della grammatica a mere e sporadiche segnalazioni di regole grammaticali, a sorte di rubriche, come spesso sono configurate nei manuali di lingua italiana per stranieri, quando non sono assenti del tutto. Gli universitari cinesi probabilmente necessitano di un corso specifico di grammatica esplicita. In mancanza di questo, si ritiene che almeno le indicazioni grammaticali comprese in un generale corso di italiano tengano conto di alcune particolarità della lingua cinese e sperimentino certe soluzioni che qui si propongono. Difficoltà particolarmente impervie per i cinesi sono costituite, oltre che dalle regole della morfologia, anche da quelle della sintassi della proposizione e del periodo; queste vengono prepotentemente alla luce nel momento in cui esse sono oggetto di insegnamento esplicito e di verifica diretta. Alla base di ciò vi può essere una effettiva difficoltà di acquisire e/o apprendere determinate regole, dovuta alla distanza tipologica fra le due lingue; tuttavia, un ruolo potrebbe essere giocato anche da un’atteggiamento specifico della cultura cinese, radicato in essa, verso la stessa materia della grammatica. Pertanto risulta necessario riflettere sulla motivazione per cui la grammatica italiana risulta così ardua da comprendere per i sinofoni e su possibili strategie per rendere più efficace il suo insegnamento. Si ritiene che il primo passo in questa direzione sia quello di meditare su quale sia il rapporto fra i cinesi e la disciplina della grammatica, quale sia lo status di questa branca della linguistica in Cina e le modalità del suo insegnamento: anche in questo modo si potrebbe comprendere meglio quale sia l’atteggiamento con il quale effettivamente un sinofono apprendente l’italiano L2/LS si pone verso la grammatica.File | Dimensione del file | Formato | |
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