Markedness theory originates in phonology in 1939 thanks to N.S. Trubetzkoy: a marked phoneme can be distinguished from an unmarked one because the former contains a mark or feature (later called “distinctive feature” by R. Jakobson) which the latter lacks. After sketching a brief history and evolution of markedness theory through the ideas of N.S. Trubetskoy, R. Jakobson and J.H. Greenberg, this paper shows – and comments on – the results of the application of one of the latest versions of the theory, as advanced by W. Croft. Through four criteria of markedness (“paradigmatic versatility”, “syntagmatic versatility”, “neutralisation” and “textual frequency”) we analyse the consonant systems of standard Italian and RP English, both singularly and comparatively – and, in a wider perspective, cross-linguistically (with reference to P. Ladefoged, R. Lass and I. Maddieson). Among other issues, we shall discuss the voice contrast in obstruents – with particular attention to the word-final position – and the preference for dental articulations.

La teoria della marcatezza nasce in fonologia nel 1939 grazie a N.S. Trubeckoj: un fonema marcato si distingue da uno non-marcato perché il primo contiene una marca o tratto (“tratto distintivo” – distinctive feature – nella successiva terminologia di R Jakobson) di cui il secondo è privo. Dopo qualche rapido cenno alla storia e all’evoluzione della teoria della marcatezza attraverso il pensiero di N.S. Trubeckoj, R. Jakobson e J.H. Greenberg, questo articolo mostra e commenta i risultati dell’applicazione di una delle ultime versioni della teoria, così come è stata proposta da W. Croft. Seguendo quattro criteri di marcatezza (“versatilità paradigmatica”, “versatilità sintagmatica”, “neutralizzazione” e “frequenza testuale”) ci occupiamo dell’analisi del sistema consonantico dell’italiano standard e dell’inglese RP, considerati sia singolarmente sia in chiave comparativa – nonché, in una prospettiva più ampia, in termini interlinguistici (con riferimento a lavori di P. Ladefoged, R. Lass e I. Maddieson). Tra i temi affrontati il contrasto di sonorità nel settore delle ostruenti – con particolare attenzione alla posizione finale di parola – e la preferenza per il luogo di articolazione dentale.

(2003). La teoria della marcatezza in fonologia. Risultati di un’indagine comparata condotta sul consonantismo delle varietà standard di italiano e inglese [journal article - articolo]. In LINGUISTICA E FILOLOGIA. Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/243

La teoria della marcatezza in fonologia. Risultati di un’indagine comparata condotta sul consonantismo delle varietà standard di italiano e inglese

2003-01-01

Abstract

Markedness theory originates in phonology in 1939 thanks to N.S. Trubetzkoy: a marked phoneme can be distinguished from an unmarked one because the former contains a mark or feature (later called “distinctive feature” by R. Jakobson) which the latter lacks. After sketching a brief history and evolution of markedness theory through the ideas of N.S. Trubetskoy, R. Jakobson and J.H. Greenberg, this paper shows – and comments on – the results of the application of one of the latest versions of the theory, as advanced by W. Croft. Through four criteria of markedness (“paradigmatic versatility”, “syntagmatic versatility”, “neutralisation” and “textual frequency”) we analyse the consonant systems of standard Italian and RP English, both singularly and comparatively – and, in a wider perspective, cross-linguistically (with reference to P. Ladefoged, R. Lass and I. Maddieson). Among other issues, we shall discuss the voice contrast in obstruents – with particular attention to the word-final position – and the preference for dental articulations.
articolo
2003
La teoria della marcatezza nasce in fonologia nel 1939 grazie a N.S. Trubeckoj: un fonema marcato si distingue da uno non-marcato perché il primo contiene una marca o tratto (“tratto distintivo” – distinctive feature – nella successiva terminologia di R Jakobson) di cui il secondo è privo. Dopo qualche rapido cenno alla storia e all’evoluzione della teoria della marcatezza attraverso il pensiero di N.S. Trubeckoj, R. Jakobson e J.H. Greenberg, questo articolo mostra e commenta i risultati dell’applicazione di una delle ultime versioni della teoria, così come è stata proposta da W. Croft. Seguendo quattro criteri di marcatezza (“versatilità paradigmatica”, “versatilità sintagmatica”, “neutralizzazione” e “frequenza testuale”) ci occupiamo dell’analisi del sistema consonantico dell’italiano standard e dell’inglese RP, considerati sia singolarmente sia in chiave comparativa – nonché, in una prospettiva più ampia, in termini interlinguistici (con riferimento a lavori di P. Ladefoged, R. Lass e I. Maddieson). Tra i temi affrontati il contrasto di sonorità nel settore delle ostruenti – con particolare attenzione alla posizione finale di parola – e la preferenza per il luogo di articolazione dentale.
Bruzzolo, Giorgio
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