Giorgio Galli, il noto politologo scomparso alcuni anni fa, racconta nella sua autobiografia di aver conosciuto verso verso la fine del 1953 Giuseppe Faravelli, che di fatto dirigeva, insieme a Ugo Guido Mondolfo, “Critica Sociale”, la rivista fondata da Anna Kuliscioff e Filippo Turati. Faravelli era certamente interessato al giovane autore della Storia del PCI, edita da Schwarz in quello stesso anno, che, insieme agli scritti di Angelo Tasca, metteva per prima in discussione la vulgata togliattiana sulla nascita del partito comunista, sottolineando contemporaneamente il ruolo decisivo avuto in essa da Amadeo Bordiga. Iniziava così una lunga e vivace collaborazione con la storica rivista del socialismo riformista che, negli anni presi in esame (sostanzialmente quelli della direzione Faravelli), faceva riferimento prima alla sinistra socialdemocratica e, dalla fine degli anni ’50, più in generale all’area dell’autonomismo socialista, all’interno di una linea di fondo che tentava appunto una mediazione tra il revisionismo marxista e un riformismo empirico.
(2023). Giorgio Galli e la “Critica sociale” (1954-1969) . Retrieved from https://hdl.handle.net/10446/258749
Giorgio Galli e la “Critica sociale” (1954-1969)
Scirocco, Giovanni Angelo
2023-01-01
Abstract
Giorgio Galli, il noto politologo scomparso alcuni anni fa, racconta nella sua autobiografia di aver conosciuto verso verso la fine del 1953 Giuseppe Faravelli, che di fatto dirigeva, insieme a Ugo Guido Mondolfo, “Critica Sociale”, la rivista fondata da Anna Kuliscioff e Filippo Turati. Faravelli era certamente interessato al giovane autore della Storia del PCI, edita da Schwarz in quello stesso anno, che, insieme agli scritti di Angelo Tasca, metteva per prima in discussione la vulgata togliattiana sulla nascita del partito comunista, sottolineando contemporaneamente il ruolo decisivo avuto in essa da Amadeo Bordiga. Iniziava così una lunga e vivace collaborazione con la storica rivista del socialismo riformista che, negli anni presi in esame (sostanzialmente quelli della direzione Faravelli), faceva riferimento prima alla sinistra socialdemocratica e, dalla fine degli anni ’50, più in generale all’area dell’autonomismo socialista, all’interno di una linea di fondo che tentava appunto una mediazione tra il revisionismo marxista e un riformismo empirico.File | Dimensione del file | Formato | |
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