A partire da alcune ricerche fondate su dati statistici, il saggio mette in luce come l’insegnamento della religione, nella sua accezione spirituale, non possa essere proposto come immobile e fisso nel tempo, ma ne sia, di volta in volta, conformata la presentazione del contenuto. Se ne ricava che i dati, pur nella loro indicatività, difficilmente esprimono la reale complessità di un fenomeno come quello qui in esame, inscindibile dai fenomeni umani, sociali, antropologici, ecc. Circa, poi, l’identità culturale e le radici espresse dall’insegnamento della religione, l’autrice precisa che non è facile cogliere le differenze che connotano non soltanto l’insegnamento della religione spiritualmente intesa, ma l’insegnamento della religione nel senso, appunto, più culturale e di identità. Si riferisce, in particolare, alla circostanza per cui, per esempio, la religione insegnata è la stessa ed i paesi analizzati sono vicini ma le vicende storico-politiche li differenziano. L’analisi del problema porta a concludere che occorre, sì, conoscere i dati statistici, ma è importante evitare generalizzazioni ed etichette. Si tratta sempre di avere presente che abbiamo a che fare con il massimo livello valoriale di un problema di raffronto/confronto tra punti di vista e fenomeni mai identici sia sotto l’aspetto quantitativo, sia sotto l’aspetto qualitativo. Lo studio e l’approfondimento dell’aspetto quantitativo, che di per sé non potrà mai essere utilizzato così com’è per un raffronto puramente numerico, avrà l’importante funzione di sollecitare ulteriori analisi.
L'insegnamento della religione nel mondo: limiti e utilità delle statistiche
CANNAROZZO, Gregoria
2011-01-01
Abstract
A partire da alcune ricerche fondate su dati statistici, il saggio mette in luce come l’insegnamento della religione, nella sua accezione spirituale, non possa essere proposto come immobile e fisso nel tempo, ma ne sia, di volta in volta, conformata la presentazione del contenuto. Se ne ricava che i dati, pur nella loro indicatività, difficilmente esprimono la reale complessità di un fenomeno come quello qui in esame, inscindibile dai fenomeni umani, sociali, antropologici, ecc. Circa, poi, l’identità culturale e le radici espresse dall’insegnamento della religione, l’autrice precisa che non è facile cogliere le differenze che connotano non soltanto l’insegnamento della religione spiritualmente intesa, ma l’insegnamento della religione nel senso, appunto, più culturale e di identità. Si riferisce, in particolare, alla circostanza per cui, per esempio, la religione insegnata è la stessa ed i paesi analizzati sono vicini ma le vicende storico-politiche li differenziano. L’analisi del problema porta a concludere che occorre, sì, conoscere i dati statistici, ma è importante evitare generalizzazioni ed etichette. Si tratta sempre di avere presente che abbiamo a che fare con il massimo livello valoriale di un problema di raffronto/confronto tra punti di vista e fenomeni mai identici sia sotto l’aspetto quantitativo, sia sotto l’aspetto qualitativo. Lo studio e l’approfondimento dell’aspetto quantitativo, che di per sé non potrà mai essere utilizzato così com’è per un raffronto puramente numerico, avrà l’importante funzione di sollecitare ulteriori analisi.Pubblicazioni consigliate
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