La valutazione della capacità degli edifici di sopravvivere agli effetti indotti da un evento sismico è da sempre uno dei temi che maggiormente ha preoccupato i progettisti, in relazione soprattutto alle conseguenze che si possono avere sull’incolumità degli occupanti (stato limite di salvaguardia della vita come definito al Punto 3.2.1 del D.M. 14 Gennaio 2008). In particolar modo, per quanto concerne gli edifici prefabbricati, questa valutazione è resa ancor più difficoltosa a causa delle differenze di tipologia e materiali fra gli elementi prefabbricati (primari e secondari) e i meccanismi che realizzano le connessioni fra gli elementi stessi. Per quanto concerne il territorio nazionale, le strutture prefabbricate sono generalmente destinate al settore industriale: sembra quindi sensato porre in evidenza il fatto che ripercussioni sociali ed economiche potenzialmente elevate possono essere provocate da situazioni di inagibilità e di interruzioni delle attività, oltre naturalmente che dal collasso strutturale che comporterebbe la perdita della vita degli occupanti. L’intento perseguito da questa ricerca, numerica e sperimentale, è quindi quello di realizzare una connessione tra elementi prefabbricati che sia prima di tutto rispondente alle richieste normative, ma che al contempo sia funzionale alle esigenze dei produttori e dei montatori di edifici prefabbricati: questo si traduce, in primo luogo, in un meccanismo che permetta la dissipazione di energia in occasione di un evento sismico, e, conseguentemente, la riduzione delle forze in gioco per il dimensionamento degli elementi resistenti; in secondo luogo, il dispositivo deve essere facilmente posizionabile e montabile in cantiere, così da non complicare il già non facile lavoro delle squadre di montaggio; ed in ultima analisi deve risultare anche velocemente sostituibile a seguito di un possibile danneggiamento conseguente ad un evento sismico.
Strutture prefabbricate: moderni sistemi di protezione antisismica
RIVA, Paolo;
2011-01-01
Abstract
La valutazione della capacità degli edifici di sopravvivere agli effetti indotti da un evento sismico è da sempre uno dei temi che maggiormente ha preoccupato i progettisti, in relazione soprattutto alle conseguenze che si possono avere sull’incolumità degli occupanti (stato limite di salvaguardia della vita come definito al Punto 3.2.1 del D.M. 14 Gennaio 2008). In particolar modo, per quanto concerne gli edifici prefabbricati, questa valutazione è resa ancor più difficoltosa a causa delle differenze di tipologia e materiali fra gli elementi prefabbricati (primari e secondari) e i meccanismi che realizzano le connessioni fra gli elementi stessi. Per quanto concerne il territorio nazionale, le strutture prefabbricate sono generalmente destinate al settore industriale: sembra quindi sensato porre in evidenza il fatto che ripercussioni sociali ed economiche potenzialmente elevate possono essere provocate da situazioni di inagibilità e di interruzioni delle attività, oltre naturalmente che dal collasso strutturale che comporterebbe la perdita della vita degli occupanti. L’intento perseguito da questa ricerca, numerica e sperimentale, è quindi quello di realizzare una connessione tra elementi prefabbricati che sia prima di tutto rispondente alle richieste normative, ma che al contempo sia funzionale alle esigenze dei produttori e dei montatori di edifici prefabbricati: questo si traduce, in primo luogo, in un meccanismo che permetta la dissipazione di energia in occasione di un evento sismico, e, conseguentemente, la riduzione delle forze in gioco per il dimensionamento degli elementi resistenti; in secondo luogo, il dispositivo deve essere facilmente posizionabile e montabile in cantiere, così da non complicare il già non facile lavoro delle squadre di montaggio; ed in ultima analisi deve risultare anche velocemente sostituibile a seguito di un possibile danneggiamento conseguente ad un evento sismico.File | Dimensione del file | Formato | |
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