La riflessione muove dalla constatazione, evidente per gli addetti ai lavori, di scarsa consapevolezza dell’attuale modalità di calcolo e di utilizzo degli oneri di urbanizzazione da parte delle amministrazioni comunali. L’utilizzo dei proventi da oneri negli ultimi anni, sganciato da un utilizzo vincolato allo scopo originario, ha alterato lo sguardo degli amministratori locali, rendendo appetibile la risorsa oneri per il riequilibrio di bilancio a fronte della nota e costante riduzione dei trasferimenti finanziari statali e di altre forme di entrata . Ciò ha contribuito a determinare una crescita urbana, per funzioni “redditizie” sempre più sganciata da un fabbisogno rilevato o da un disegno equilibrato di sviluppo territoriale. La stessa recente rivisitazione in aumento degli oneri operata da gran parte dei Comuni mantiene una scarsa incidenza degli stessi rispetto al costo finale degli immobili e delle spese effettive di infrastrutturazione e di manutenzione sostenute nel tempo. Il nostro paese da sei anni ha introdotto nuovi gradi di libertà nell’utilizzo degli oneri di urbanizzazione che ne allontanano il senso originario di tassazione di scopo; la prospettiva di revisione della legge nazionale di governo del territorio, incompiuta da anni, dovrà operare una disciplina che ne ristabilisca il ruolo di contributo alla infra-strutturazione di servizi connessi al carico insediativo. In questo senso utile operare una ricognizione mirata delle diverse posizioni che informano le leggi regionali. Peraltro la positiva sperimentazione in atto di forme di perequazione delle scelte urbanistiche alla scala intercomunale trova nella distribuzione degli oneri una componente rilevante. La ridefinizione delle modalità di calcolo degli oneri costituisce una leva potenzialmente efficace nella regolazione dello sviluppo urbano, specie in ambiti metropolitani ancora attraversati da dinamiche insediative dispersive e de-strutturanti gli equilibri territoriali e paesistico-ambientali. In particolare si segnalano tre questioni: a) la modalità di attribuzione degli oneri legata alla destinazione urbanistica risulta insufficiente a ponderare l’effettivo carico indotto in termini di servizi; se sovente si sostengono con tariffe ridotte le trasformazioni in centro storico, permane una sostanziale indifferenza tariffaria per le localizzazioni nel rimanente tessuto consolidato rispetto a opzioni localizzative in ambito periurbano o non urbano; b) la necessità di ridefinire la voce oneri entro gli equilibri della negoziazione pubblico-privata (diffusasi con la diffusione di strumenti di programmazione negoziata) nelle trasformazioni urbanistiche; c) l’opportunità di attribuire agli oneri un ruolo di riequilibrio territoriale-ambientale alla scala territoriale sovracomunale, destinando una quota del gettito a sostenere la qualificazione degli spazi aperti (ad uso agricolo, di fruizione ambientale, …) esposti alla crescita insediativa, come opzione di riequilibrio e qualificazione di lunga durata nel disegno urbano e territoriale

(2011). Oneri di urbanizzazione, crescita urbana e debito pubblico di domani [conference presentation - intervento a convegno]. Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/26329

Oneri di urbanizzazione, crescita urbana e debito pubblico di domani

ADOBATI, Fulvio;FERRI, Vittorio
2011-01-01

Abstract

La riflessione muove dalla constatazione, evidente per gli addetti ai lavori, di scarsa consapevolezza dell’attuale modalità di calcolo e di utilizzo degli oneri di urbanizzazione da parte delle amministrazioni comunali. L’utilizzo dei proventi da oneri negli ultimi anni, sganciato da un utilizzo vincolato allo scopo originario, ha alterato lo sguardo degli amministratori locali, rendendo appetibile la risorsa oneri per il riequilibrio di bilancio a fronte della nota e costante riduzione dei trasferimenti finanziari statali e di altre forme di entrata . Ciò ha contribuito a determinare una crescita urbana, per funzioni “redditizie” sempre più sganciata da un fabbisogno rilevato o da un disegno equilibrato di sviluppo territoriale. La stessa recente rivisitazione in aumento degli oneri operata da gran parte dei Comuni mantiene una scarsa incidenza degli stessi rispetto al costo finale degli immobili e delle spese effettive di infrastrutturazione e di manutenzione sostenute nel tempo. Il nostro paese da sei anni ha introdotto nuovi gradi di libertà nell’utilizzo degli oneri di urbanizzazione che ne allontanano il senso originario di tassazione di scopo; la prospettiva di revisione della legge nazionale di governo del territorio, incompiuta da anni, dovrà operare una disciplina che ne ristabilisca il ruolo di contributo alla infra-strutturazione di servizi connessi al carico insediativo. In questo senso utile operare una ricognizione mirata delle diverse posizioni che informano le leggi regionali. Peraltro la positiva sperimentazione in atto di forme di perequazione delle scelte urbanistiche alla scala intercomunale trova nella distribuzione degli oneri una componente rilevante. La ridefinizione delle modalità di calcolo degli oneri costituisce una leva potenzialmente efficace nella regolazione dello sviluppo urbano, specie in ambiti metropolitani ancora attraversati da dinamiche insediative dispersive e de-strutturanti gli equilibri territoriali e paesistico-ambientali. In particolare si segnalano tre questioni: a) la modalità di attribuzione degli oneri legata alla destinazione urbanistica risulta insufficiente a ponderare l’effettivo carico indotto in termini di servizi; se sovente si sostengono con tariffe ridotte le trasformazioni in centro storico, permane una sostanziale indifferenza tariffaria per le localizzazioni nel rimanente tessuto consolidato rispetto a opzioni localizzative in ambito periurbano o non urbano; b) la necessità di ridefinire la voce oneri entro gli equilibri della negoziazione pubblico-privata (diffusasi con la diffusione di strumenti di programmazione negoziata) nelle trasformazioni urbanistiche; c) l’opportunità di attribuire agli oneri un ruolo di riequilibrio territoriale-ambientale alla scala territoriale sovracomunale, destinando una quota del gettito a sostenere la qualificazione degli spazi aperti (ad uso agricolo, di fruizione ambientale, …) esposti alla crescita insediativa, come opzione di riequilibrio e qualificazione di lunga durata nel disegno urbano e territoriale
2011
Adobati, Fulvio; Ferri, Vittorio
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