La pandemia ci ha spinto a rinsaldare la comunità e a rivalutare la sua importanza. Non a caso, proprio nel momento in cui le norme, ma prima ancora il diffondersi implacabile del contagio, ci chiedevano di imparare a rinunciare all’incontro e di abituarci a praticare la distanza, ci siamo rafforzati nella convinzione di quanto sia indispensabile la comunità, il sentirsi parte di una comunità. Nella concretezza delle nostre giornate di isolamento, abbiamo constatato ancor più nettamente del solito che intorno all’esistenza individuale si propagano come tanti cerchi concentrici: non soltanto gli affetti, la famiglia, il lavoro, ma anche una rete di rapporti più ampi e ramificati verso l’esterno, che giocano un loro ruolo, e che in questo tempo abbiamo potuto vivere soltanto nella dimensione della connessione virtuale. Il banco di prova della pandemia ha fatto affiorare alcuni tratti che sono propri della comunità, dell’essere e del sentirsi in comunità, anche in tempi normali, ma che in questo tempo eccezionale sono emersi in modo più vivido e paradigmatico. In primo luogo, va osservato che la comunità, come chiave di lettura e come parametro valutativo per affrontare scelte in circostanze avverse, ha giocato un ruolo nell’autoriflessione della medicina stessa. Ma il senso della comunità, oltre che l’ambito della medicina e delle politiche sanitarie, ha coinvolto anche altri aspetti più generali della società: i diritti e le libertà individuali, il rapporto tra cittadini e istituzioni, il ruolo del potere politico e dell’autorità amministrativa nel regolamentare la vita personale dei consociati.

(2021). Il senso della comunità al tempo della pandemia . Retrieved from https://hdl.handle.net/10446/265092

Il senso della comunità al tempo della pandemia

Zanichelli, Maria
2021-01-01

Abstract

La pandemia ci ha spinto a rinsaldare la comunità e a rivalutare la sua importanza. Non a caso, proprio nel momento in cui le norme, ma prima ancora il diffondersi implacabile del contagio, ci chiedevano di imparare a rinunciare all’incontro e di abituarci a praticare la distanza, ci siamo rafforzati nella convinzione di quanto sia indispensabile la comunità, il sentirsi parte di una comunità. Nella concretezza delle nostre giornate di isolamento, abbiamo constatato ancor più nettamente del solito che intorno all’esistenza individuale si propagano come tanti cerchi concentrici: non soltanto gli affetti, la famiglia, il lavoro, ma anche una rete di rapporti più ampi e ramificati verso l’esterno, che giocano un loro ruolo, e che in questo tempo abbiamo potuto vivere soltanto nella dimensione della connessione virtuale. Il banco di prova della pandemia ha fatto affiorare alcuni tratti che sono propri della comunità, dell’essere e del sentirsi in comunità, anche in tempi normali, ma che in questo tempo eccezionale sono emersi in modo più vivido e paradigmatico. In primo luogo, va osservato che la comunità, come chiave di lettura e come parametro valutativo per affrontare scelte in circostanze avverse, ha giocato un ruolo nell’autoriflessione della medicina stessa. Ma il senso della comunità, oltre che l’ambito della medicina e delle politiche sanitarie, ha coinvolto anche altri aspetti più generali della società: i diritti e le libertà individuali, il rapporto tra cittadini e istituzioni, il ruolo del potere politico e dell’autorità amministrativa nel regolamentare la vita personale dei consociati.
2021
Zanichelli, Maria
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