Alla fine dell’età della società salariale e del lavoro a tempo indeterminato il lavoro e la mancanza di lavoro scivolano nell’ombra, perdono rappresentazione e visibilità sociale, e rappresentanza. Moltissimi percorsi frammentati e individualizzati di lavoro, precarietà, assenza di lavoro, si svolgono fuori da legami, lontano da situazioni di fiducia, di speranza, di tutela. In questo contesto di incertezze e dissolvenze è facile andar dietro a simulacri invece che andare verso la realtà. Questo può riguardare chi studia i fenomeni socioculturali e socioeconomici, e può riguardare anche i soggetti che promuovono, tutelano, organizzano e impiegano il lavoro. Occorre, dunque, “non finire di capire” e “non smettere di pensare”. Quella delle storie di disoccupazione o di lavoro “evanescente” è una rappresentazione che va costruita nel dialogo e nel confronto con le donne e gli uomini in cerca del lavoro, o a rischio serio di perdita, con le loro storie familiari. Servono soggetti sociali, politici, del lavoro che non si limitino a riflettere la realtà, provando a fare i “surfisti”, ma che provino ad interpretare la realtà, a promuovere riposizionamenti, responsabilità, e immaginazione sociale, imprenditività. Promuovendo relazioni, cultura democratica e contesti di vita comune nei quali le politiche per il lavoro e le politiche sociali, la promozione di iniziativa economica e la promozione di tessuti di reciprocità siano realtà continuamente intrecciate.
(2012). Storie di disoccupazione, storie di lavoro nella generazione dell'età dell'incertezza [book chapter - capitolo di libro]. Retrieved from http://hdl.handle.net/10446/26924
Storie di disoccupazione, storie di lavoro nella generazione dell'età dell'incertezza
LIZZOLA, Ivo
2012-01-01
Abstract
Alla fine dell’età della società salariale e del lavoro a tempo indeterminato il lavoro e la mancanza di lavoro scivolano nell’ombra, perdono rappresentazione e visibilità sociale, e rappresentanza. Moltissimi percorsi frammentati e individualizzati di lavoro, precarietà, assenza di lavoro, si svolgono fuori da legami, lontano da situazioni di fiducia, di speranza, di tutela. In questo contesto di incertezze e dissolvenze è facile andar dietro a simulacri invece che andare verso la realtà. Questo può riguardare chi studia i fenomeni socioculturali e socioeconomici, e può riguardare anche i soggetti che promuovono, tutelano, organizzano e impiegano il lavoro. Occorre, dunque, “non finire di capire” e “non smettere di pensare”. Quella delle storie di disoccupazione o di lavoro “evanescente” è una rappresentazione che va costruita nel dialogo e nel confronto con le donne e gli uomini in cerca del lavoro, o a rischio serio di perdita, con le loro storie familiari. Servono soggetti sociali, politici, del lavoro che non si limitino a riflettere la realtà, provando a fare i “surfisti”, ma che provino ad interpretare la realtà, a promuovere riposizionamenti, responsabilità, e immaginazione sociale, imprenditività. Promuovendo relazioni, cultura democratica e contesti di vita comune nei quali le politiche per il lavoro e le politiche sociali, la promozione di iniziativa economica e la promozione di tessuti di reciprocità siano realtà continuamente intrecciate.Pubblicazioni consigliate
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