L’intervento di allontanamento del minore dalla casa familiare rappresenta sul piano psicologico un processo di estrema rilevanza e delicatezza, la cui dinamica e le cui conseguenze sono ancora poco esplorate o comunque molto meno di quanto dovrebbero esserlo in considerazione del portato che l’allontanamento ha nella vita del bambino e della sua famiglia. Frequentemente si sente parlare di “prevenzione dell’allontanamento”, il che rende evidente la diffusa consapevolezza circa le fatiche che esso genera (quelle che dalla letteratura inglese sono definite, senza mezzi termini, harm of child removal) e la sua natura di soluzione provvisoria e non certo risolutiva. Con ciò non si vuole negare l’azione benefica, se non addirittura salvifica, che l’allontanamento del minore può esercitare a fronte di situazioni di pericolo per l’integrità psicofisica dello stesso. Esso però va agito, fin dall’esordio (progettuale ancora prima che operativo), in un sistema coordinato di cura che includa l’intero corpo familiare. Tempi e spazi, come vedremo nel corso di questa presentazione, sono centrali nel processo di allontanamento: muovere l’anima, ossia il minore, lasciando il corpo familiare disorganizzato e in stallo, pone la prima nell’impossibilità di trovare una nuova dimensione spazio-temporale sufficientemente familiare da essere abitabile. Colpisce il fatto che gli studi scientifici, in più ambiti disciplinari e soprattutto nel contesto nazionale, si siano focalizzati quasi esclusivamente sulle ragioni che portano all’allontanamento del minore e sul conseguente affido o collocamento in comunità, come se esistesse un prima e un dopo di un evento insondabile. Ecco, quindi, che la giurisprudenza dibatte sul bambino da allontanare e sui motivi di un legittimo allontanamento, mentre la psicologia, insieme alle scienze dell’educazione e dell’assistenza sociale, finisce con il concentrarsi sugli effetti psicosociali dell’intervento e sui modi per supportare il bambino allontanato. Poco invece si conosce sul minore in allontanamento, su cui ci si focalizzerà invece nel corso del presente intervento con lo scopo di mostrare come la gestione di un momento possa assumere un significato vitale.
L’attuazione dei provvedimenti di affidamento. Profili psicologici [conference presentation (poster/slideshow) - intervento a convegno (poster/slideshow)]. Retrieved from https://hdl.handle.net/10446/269331
L’attuazione dei provvedimenti di affidamento. Profili psicologici
Barni, Daniela
Abstract
L’intervento di allontanamento del minore dalla casa familiare rappresenta sul piano psicologico un processo di estrema rilevanza e delicatezza, la cui dinamica e le cui conseguenze sono ancora poco esplorate o comunque molto meno di quanto dovrebbero esserlo in considerazione del portato che l’allontanamento ha nella vita del bambino e della sua famiglia. Frequentemente si sente parlare di “prevenzione dell’allontanamento”, il che rende evidente la diffusa consapevolezza circa le fatiche che esso genera (quelle che dalla letteratura inglese sono definite, senza mezzi termini, harm of child removal) e la sua natura di soluzione provvisoria e non certo risolutiva. Con ciò non si vuole negare l’azione benefica, se non addirittura salvifica, che l’allontanamento del minore può esercitare a fronte di situazioni di pericolo per l’integrità psicofisica dello stesso. Esso però va agito, fin dall’esordio (progettuale ancora prima che operativo), in un sistema coordinato di cura che includa l’intero corpo familiare. Tempi e spazi, come vedremo nel corso di questa presentazione, sono centrali nel processo di allontanamento: muovere l’anima, ossia il minore, lasciando il corpo familiare disorganizzato e in stallo, pone la prima nell’impossibilità di trovare una nuova dimensione spazio-temporale sufficientemente familiare da essere abitabile. Colpisce il fatto che gli studi scientifici, in più ambiti disciplinari e soprattutto nel contesto nazionale, si siano focalizzati quasi esclusivamente sulle ragioni che portano all’allontanamento del minore e sul conseguente affido o collocamento in comunità, come se esistesse un prima e un dopo di un evento insondabile. Ecco, quindi, che la giurisprudenza dibatte sul bambino da allontanare e sui motivi di un legittimo allontanamento, mentre la psicologia, insieme alle scienze dell’educazione e dell’assistenza sociale, finisce con il concentrarsi sugli effetti psicosociali dell’intervento e sui modi per supportare il bambino allontanato. Poco invece si conosce sul minore in allontanamento, su cui ci si focalizzerà invece nel corso del presente intervento con lo scopo di mostrare come la gestione di un momento possa assumere un significato vitale.File | Dimensione del file | Formato | |
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